eccociqui
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domenica 13 febbraio 2011
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l'elegante ironia di di gregorio
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E' un film divertente e malinconico allo stesso tempo, fondato ancora una volta sulle problematiche dei sessantenni dei nostri giorni, con la differenza però, che mentre in Pranzo di Ferragosto il protagonista era il "giovane" della combriccola, in Gianni e le donne il nostro Di Gregorio tenta di evadere da una incombente vecchiaia e dalla monotona vita quotidiana fantasticando nuove relazioni. IL tutto contornato dalla presenza ingombrante della madre ultranovantenne, nobile decaduta romana con pochi soldi e molti vizi, che sfruttando il carattere mite del figlio, riuscirà in ogni momento ad "approfittarsi" di lui.
La bellezza di questo film sta proprio nell'eleganza e nella raffinatezza con la quale viene raccontata la storia che, anche se apparentemente può sembrare molto semplice, in realtà va a toccare delle paure e delle problematiche attuali che riguardano tutti noi, persone dalla vita normale.
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E' un film divertente e malinconico allo stesso tempo, fondato ancora una volta sulle problematiche dei sessantenni dei nostri giorni, con la differenza però, che mentre in Pranzo di Ferragosto il protagonista era il "giovane" della combriccola, in Gianni e le donne il nostro Di Gregorio tenta di evadere da una incombente vecchiaia e dalla monotona vita quotidiana fantasticando nuove relazioni. IL tutto contornato dalla presenza ingombrante della madre ultranovantenne, nobile decaduta romana con pochi soldi e molti vizi, che sfruttando il carattere mite del figlio, riuscirà in ogni momento ad "approfittarsi" di lui.
La bellezza di questo film sta proprio nell'eleganza e nella raffinatezza con la quale viene raccontata la storia che, anche se apparentemente può sembrare molto semplice, in realtà va a toccare delle paure e delle problematiche attuali che riguardano tutti noi, persone dalla vita normale.
Se Pranzo di ferragosto è stato un successo inaspettato e gradito, Gianni e le donne diventa una dimostrazione della bravura di Di Gregorio.
Consiglio a tutti di andarlo a vedere, da non perdere.
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zulu51
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lunedì 14 febbraio 2011
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la storia di un uomo qualunque
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Dopo l'esordio come regista ed interprete del bellissimo film : "Pranzo di ferragosto", c'era molta attesa per la seconda prova di Gianni De Gregorio e direi che la prova sia stata superata alla grande, con grande ironia, finezza, sensibilità.
Questo secondo film: "Gianni e le donne", affronta il tema dell'avvicinarsi della vecchiaia, quando si capisce che non si è ancora vecchi, ma neanche si è più giovani e si vorrebbe esorcizzare l'arrivo della vecchiaia, con un ventata di freschezza giovanile, abbandonandosi ad improbabili conquiste femminili, anche perchè istigato in questo da un amico, piuttosto invadente e dall'esempio del vicino di casa, più vecchio e brutto di lui, che è l'amante della procace tabaccaia.
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Dopo l'esordio come regista ed interprete del bellissimo film : "Pranzo di ferragosto", c'era molta attesa per la seconda prova di Gianni De Gregorio e direi che la prova sia stata superata alla grande, con grande ironia, finezza, sensibilità.
Questo secondo film: "Gianni e le donne", affronta il tema dell'avvicinarsi della vecchiaia, quando si capisce che non si è ancora vecchi, ma neanche si è più giovani e si vorrebbe esorcizzare l'arrivo della vecchiaia, con un ventata di freschezza giovanile, abbandonandosi ad improbabili conquiste femminili, anche perchè istigato in questo da un amico, piuttosto invadente e dall'esempio del vicino di casa, più vecchio e brutto di lui, che è l'amante della procace tabaccaia.
Il tutto continuamente disturbato dalla vecchia madre, che lo chiama continuamente, soprattutto quando la bella badante straniera, ha il suo giorno di riposo.
Gianni De Gregorio riesce ad esprimere la situazione con grande leggerezza, non mancano spunti di comicità e tutto scorre e si lascia vedere con grande piacere.
Che dire, merito a De Gregorio di essere riuscito, in mezzo a tanti film inutili, spesso eccessivamente forzati e carichi di effetti speciali, di realizzare un film che parli di gente comune e rivolto a gente comune, alle prese con problemi quotidiani, di spese, di pensioni di poca entità, di desideri frustrati.
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moniquette
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lunedì 14 febbraio 2011
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un film sulla senilità maschile
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Gianni ci riporta nella sua Roma
fatta di persone comuni che il suo sguardo malinconico e stralunato rende divertenti.
Come in pranzo di ferragosto rivediamo l'eccelente caratterizzazione di Valeria de Franciscis nella parte della mamma spendacciona e furbissima.
La vecchiaia è un tema difficile,
la senilità maschile è un vero e proprio tabù (di questi tempi poi...);
Degregorio ne parla con leggerezza e malinconia,
in un film gradevole, fresco e frizzante
da bere tutto d'un fiato
come un calice di champagne!
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club dei cuori solitari
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sabato 19 febbraio 2011
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sogni
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Non importa il paragone con Pranzo di Ferragosto, almeno nel senso del "più bello" "meno bello" (ma in fondo quando mai questo è un discorso utile). Gianni Di Gregorio ha delle cose da raccontare, e poco gli cale di raffinatezza o ricercatezza formale. Realizza un cinema popolare che ricorda quello dell'antica commedia del nostro paese, che erano soprattutto personaggi, poi storie, e infine regia. Con Alberto Sordi questo film sarebbe diventato un cult, invece c'è lui, molto meno sfacciato e vulcanico, molto più garbato. Gianni non riesce a farsi l'amante proprio per questa sua malattia, il garbo, che in questi tumultuosi anni è diventato tutt'altro che una buona prerogativa.
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Non importa il paragone con Pranzo di Ferragosto, almeno nel senso del "più bello" "meno bello" (ma in fondo quando mai questo è un discorso utile). Gianni Di Gregorio ha delle cose da raccontare, e poco gli cale di raffinatezza o ricercatezza formale. Realizza un cinema popolare che ricorda quello dell'antica commedia del nostro paese, che erano soprattutto personaggi, poi storie, e infine regia. Con Alberto Sordi questo film sarebbe diventato un cult, invece c'è lui, molto meno sfacciato e vulcanico, molto più garbato. Gianni non riesce a farsi l'amante proprio per questa sua malattia, il garbo, che in questi tumultuosi anni è diventato tutt'altro che una buona prerogativa. Da brava persona, servizievole, disponibile, onesta, non può far altro che rimanere vittima di tutte le donne che cerca di avvicinare, persino di sua madre, tanto fragile quanto furba. Madri, mogli, figlie, amiche, vecchie fiamme, clienti, vicine di casa e badanti, sono tutte lì che girano e passano senza fermarsi, senza vederlo. Con un corpo invecchiato, imperfetto, da rimettere in sesto come un sorpassato motore, non c'è speranza. Nessuna, nemmeno nel dilapidare la pensione per ricavarne solo un mal di testa. La gioventù così vicina e così lontana fa parte di un altro mondo. Il tempo, la vecchiaia che avanza, e le giornate vuote di senso, sono gli unici elementi di questo. Si può sfuggire a tutto ciò? Se ne esce? No, ma ci si prova. Forse non è un caso il barricarsi in casa, o che Gianni finisca sempre con un bicchiere in mano. C'è un momento in cui viene celebrata la bellezza, l'essenza meravigliosa propria delle donne. Il guardarle, il godere della loro presenza, è un piacere che nemmeno da decrepiti e morenti smette di emozionare. Sentirne il profumo del resto, era il tema di un vecchio film con Gassman: Profumo di donna.
Gianni cerca la passione fisica e sessuale, l'amore, un rapporto umano, o forse soltanto un po' attenzione, un sorriso. Magari tutto o niente. In fondo non ne fa una tragedia, da vero mostro si lascia vivere dalla vita e dalla società, perpetrando una quotidianità fatta delle solite cose. Ma questo vittimismo e questa condizione vengono portati con disinvoltura, con ironia, cosicché un pubblico (o un autore) non si spaventi per il peso delle cose mostrate. Ma non c'è niente da ridere, in quella malinconia. Detto in altro modo: commedia all'italiana.
Il finale verrà criticato, non capito, ma è stupendo. Dopo essere volato altrove da tutto questo, dopo la liberazione dalla sua condizione, dopo la felicità... Gianni ritorna negli schemi. E tutto ciò che gli rimane in testa, come ci rivela apertamente, sono dei prosaici e bellissimi sogni.
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francesco2
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giovedì 3 marzo 2011
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malinconie ed allegria senili
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L'etichetta "Piccolo film" per "Pranzo di Ferragosto" non mi convince:ho espresso su "My Movies" come positivamente valutassi la capacità di descrivere senza moralismi una realtà degradata e degradante, in un'atmosfera comico-tragico-onirica che ricorda i migliori Ciprì e maresco e certo Corsicato. "Gianni e le donne" è un film piuttosto diverso. E' molto più centrato sul protagonista, ed il contesto corale fa da sfondo alla noia di un uomo che ha smesso presto di lavorare, è privo di stimoli e vive in una realtà che rischia di togliergli quei pochi che gli siano rimasti (Facciamo caso alle scene in cui il fidanzato della figlia, con poche idee sul futuro, sembra un emblema della gioventà di oggi, che rifiuta l'autorità e la mancanza del posto fisso ma non sa che alternativa proporre).
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L'etichetta "Piccolo film" per "Pranzo di Ferragosto" non mi convince:ho espresso su "My Movies" come positivamente valutassi la capacità di descrivere senza moralismi una realtà degradata e degradante, in un'atmosfera comico-tragico-onirica che ricorda i migliori Ciprì e maresco e certo Corsicato. "Gianni e le donne" è un film piuttosto diverso. E' molto più centrato sul protagonista, ed il contesto corale fa da sfondo alla noia di un uomo che ha smesso presto di lavorare, è privo di stimoli e vive in una realtà che rischia di togliergli quei pochi che gli siano rimasti (Facciamo caso alle scene in cui il fidanzato della figlia, con poche idee sul futuro, sembra un emblema della gioventà di oggi, che rifiuta l'autorità e la mancanza del posto fisso ma non sa che alternativa proporre). Il paradosso, però, è l'importanza delle figure più o meno marginali, perché in questi casi occorre attribuire ad ognuno un significato, per farne un tassello nell'esistenza di qualcuno.
Purtroppo la simpatia che la famiglia di Gianni riesce a suscitare spesso non va oltre una serie di quadretti simpatici, ma dilatati e a volte, spiace dirlo, inutili. Nel rapporto con la madre manca, delle volte, quella cattiveria senza moralismi e, al contempo, compatimenti ipocriti della terza età, e l'ospizio dove la donna viene "Posteggiata" è solo un luogo per l'ennesima "conquista" di Gianni, stimolato nella ricerca di avventure da un amico. Tra spunti felliniani come la curiosa tabaccaia (risaputamente) amante di uno della stessa strada e trovate di dubbia efficacia come la coppia di gemelle, Gianni è però un uomo la cui commedia si veste di malinconia e riflessione. Persino nella ripetitiva prima parte, risulta efficace il commento sonoro,che nell'opera precedente forse risultava superfluo, tanto era spoglia ed "arida", ma qui tratteggia con intelligenza i momenti malinconici. Dato che "Il nuovo Gianni" non conosce solo spensieratezza, ma anche desolazione, quando vede certi coetanei per strada ridotti peggio di lui, si rende conto che vecchiaia è superamento dell'allegria della gioventù, in senso spiruituale ma anche fisico. C'è qualcosa di buddista in questa contemplazione dei gobbi come consapevolezza dell'infelicità, più "semplicemente" queste riflessioni agrodolci e con una partitura tratteggiata ricordano "Amélie" e le sue riflessioni sulla felicità, fatte camminando per strada o fissando dalla finestra, come la Veronica kieszlowskiana.Purtroppo lui non è una ragazza non ancora trentenne.
La seconda parte risulta comunque migliore, grazie anche a spunti come l'incontro con Valeria, vecchia fiamma. Il finale, forse volutamente indefinito, presenta vari motivi di interesse: il lato onirico e quello "Concreto" si fondono in preda ai fumi dell'alcool , probabilmente Gianni vedrà la stessa conclusione del dislilluso protagonista della "Signora in rosso", o forse no. Certo la dimensione del sogno, troppo assente in questo film, gli ha offerto la prospettiva di fondere in una felliniana(anche qui) carrellata tutti gli affetti femminili della sua vita; paradossalmente, è diventato un modo per elaborare una visione più matura di tutto il suo mondo affettivo, ed il suo diventa un personale "Otto e mezzo", meno noioso di quello di"Nine",che qui ovviamente è bilancio finale e non più iniziale, in una dimensione senza logica e tempo (Che ora era quando stava sognando?Sappianmo solo che era notte fonda).... in attesa della realtà che lo attende.
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olgadik
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venerdì 18 febbraio 2011
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la difficile conquista delle donne
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Entrando in sala mi sono detta: “Sarà come il primo…?”. Sì e no. Indubbiamente la cifra dell’autore, che ne è anche interprete, è quella del Pranzo di Ferragosto, ma la capacità di regia si è raffinata ed è cresciuta la organicità del racconto che sembra un vero lungometraggio, pur essendo costellato di tenere gag, piccole digressioni, scenette di vita urbana. Simile al primo film è anche la scelta di un budget basso, ma la formazione di un cast polifonico in quanto a età e situazioni è stata certo più complicata da gestire e il nostro se l’è cavata bene. Mi è anche piaciuto lo scorcio di città scelto da Di Gregorio perché è una zona di Roma molto suggestiva, con le sue pietre grigie, i giardini segreti e bellissimi, le villotte borghesi con atmosfere alla Moravia e cristalleria alla Gozzano, nonché splendide antichità sparse in vari punti, come l’Ara Pacis.
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Entrando in sala mi sono detta: “Sarà come il primo…?”. Sì e no. Indubbiamente la cifra dell’autore, che ne è anche interprete, è quella del Pranzo di Ferragosto, ma la capacità di regia si è raffinata ed è cresciuta la organicità del racconto che sembra un vero lungometraggio, pur essendo costellato di tenere gag, piccole digressioni, scenette di vita urbana. Simile al primo film è anche la scelta di un budget basso, ma la formazione di un cast polifonico in quanto a età e situazioni è stata certo più complicata da gestire e il nostro se l’è cavata bene. Mi è anche piaciuto lo scorcio di città scelto da Di Gregorio perché è una zona di Roma molto suggestiva, con le sue pietre grigie, i giardini segreti e bellissimi, le villotte borghesi con atmosfere alla Moravia e cristalleria alla Gozzano, nonché splendide antichità sparse in vari punti, come l’Ara Pacis. Ma soprattutto ho ritrovato, filtrato dalla sensibilità di un uomo autoironico e malinconico, lo spirito dei “migliori” (Tati, Keaton, Allen e Moretti). Adatta anche la scelta della colonna sonora, a volte in contrasto, a volte aderente a quelle nebbioline presenili che colgono chi si trova sugli anta avanzati, ma dalle quali ancora ci si salva con l’antidoto del sorriso. Vorrei ritornare un momento sui personaggi minori, che sono molti e tutti colorati al punto giusto. Per la maggior parte il nucleo protagonista è una piccola città di donne alla Fellini, ma non mancano caratterizzazioni al maschile, come gli omini del bar, il giovane fidanzato scansafatiche della figlia, i frequentatori muniti di cane del parco e soprattutto l’amicone che ne sa una più del diavolo su come affrontare la caduta di desiderio che affligge Gianni. Cito per tutte le gustosissima scena in cui vengono miscelati con garbato umorismo viagra e traffico cittadino. Mentre nel primo film, centrale era il gruppetto delle irriducibili nonnine, qui tutto si muove attorno a Gianni. Ritroviamo la madre, sempre esigente ed oppressiva, che approfitta largamente, come tutti, della mite gentilezza del figlio, una moglie che lo sostituisce nel guidare casa ed economia traballante, una figlia distratta e in perenne lite con il fidanzatino che vive alle spalle dei futuri suoceri. E poi ci sono le altre: quelle che individua e propone l’avvocato amico, quelle che ripesca lui dal suo passato, tentativi di approccio tutti destinati a fallire. Gli esiti ricordano vagamente Provaci ancora Sam, ma sono caratterizzati all’italiana con tratti che sottolineano il carattere inconcludente della borghesia romana tra insignificanza socio-politica e decadenza materiale. Su questo canovaccio, con elementi surreali o umanissimi, si muove con maestria il regista. Gli attori, a cominciare da lui, sono tutti degni di nota. Adesso, Gianni, attento al terzo!
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pepito1948
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venerdì 4 marzo 2011
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gianni e l'ordinaria quotidianità
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Un uomo per bene, un uomo tranquillo,un uomo onesto con sé e con gli altri, un uomo semplice, un uomo fisicamente in forma. Ma anche un pensionato per altrui volontà, un uomo che ha varcato la soglia dei 60 e si avvicina a piccoli passi alla vecchiaia, un uomo che comincia a sentire i morsi della solitudine e delle rinunce, un uomo braccato da rapporti precostituiti con una madre che va per il secolo e lucidissimamente scaltra e dalle mani bucate, con un gruppo di amiche ottuagenarie che approfittano del suo ruolo di cavalier servente, con una moglie per lo più assente ed una figlia svalvolata, con una vicina giovane e carina che lo tratta da finto amante per assicurarsene la disponibilità.
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Un uomo per bene, un uomo tranquillo,un uomo onesto con sé e con gli altri, un uomo semplice, un uomo fisicamente in forma. Ma anche un pensionato per altrui volontà, un uomo che ha varcato la soglia dei 60 e si avvicina a piccoli passi alla vecchiaia, un uomo che comincia a sentire i morsi della solitudine e delle rinunce, un uomo braccato da rapporti precostituiti con una madre che va per il secolo e lucidissimamente scaltra e dalle mani bucate, con un gruppo di amiche ottuagenarie che approfittano del suo ruolo di cavalier servente, con una moglie per lo più assente ed una figlia svalvolata, con una vicina giovane e carina che lo tratta da finto amante per assicurarsene la disponibilità.
Insomma questo è Gianni, uomo vagante nella zona grigia di un passaggio anagrafico delicato, imbrigliato in una rete sociale non proprio esaltante, che riempie il serbatoio divenuto troppo grande della sua vita con i piccoli riti di un’anonima quotidianità, come portare a spasso il proprio cane ed il San Bernardo dell’amichetta del piano di sotto, scambiare quattro parole con i pensionati di lungo corso seduti al bar, accorrere a sostenere la madre ed il suo branco con piccoli servigi carpiti con furbeschi motivi di età, eseguire commissioni familiari, e via elencando.
Gianni non è un uomo realizzato; nel recinto faunistico in cui è prigioniero ha difficoltà a dialogare con qualcuno, si sente sfruttato, sa di poter dare di più del ruolo che in qualche modo si è trovato addosso e di cui non riesce a liberarsi. L’unico interlocutore con il quale interagisce e si confida da pari a pari è un giovane piazzatosi a casa sua, legato alla figlia da un rapporto in piena crisi e destinato ad essere scaricato a scadenza; in fondo, a parte l’età, molti sono i punti di contatto tra i due, come l’essere disoccupati, avere rapporti non appaganti, barcamenarsi in una esistenza dalle incerte prospettive, non riuscire a scaricare la propria scarsa vitalità su obiettivi a portata di mano.
Gianni crede che solo un rapporto pieno con una donna può aprirgli nuovi orizzonti, dare un senso alla non lunga strada che ha davanti e sollevarlo da quel senso di senilità vuota e ovattata che rischia di immobilizzarlo su una panchina a conversare del tempo o di cani con qualche coetaneo.
Rassodato (con qualche problema) il corpo e rinnovato l’abbigliamento, il nostro inizia la ricerca, ma nella variopinta gamma di donne che incontra non trova il contatto sperato: tra chi gli dimostra una disponibilità solo apparente, chi al dialogo preferisce i gorgheggi da soprano, chi si addormenta sul divano pur in un’atmosfera romantica, chi lo sogna come nonno, Gianni prende coscienza della sua incapacità (o ineluttabilità) di sfuggire alla sua vita di uomo per bene, tranquillo, onesto, semplice e fisicamente valido, accontentandosi delle modeste gesta di ogni giorno e relegando nella dimensione fantastica ed onirica gli aneliti di conquiste e trionfi non più alla sua portata.
L’apoteosi della piccola quotidianità, il linguaggio semplice e frammentato, il garbo e la mancanza di qualsiasi tipo di volgarità, unite ad una scioltezza narrativa non da poco pur in un contesto scenico stringatissimo avevano fatto del primo film (Pranzo di Ferragosto) di Gianni Di Gregorio –attore/regista con alle spalle anni di esperienza in campo cinematografico e teatrale, come la partecipazione alla sceneggiatura di Gomorra- una piacevole novità nel panorama italiano. Ma Gianni e le donne, sostanzialmente un sequel sia pure con alcune varianti dell’opera di esordio, delude, a mio parere, le aspettative. Superato l’impatto innovativo, si avverte una certa ripetitività di atteggiamenti e situazioni che sfocia nella monotonia, nonostante alcuni spunti gradevoli, come i duetti con la madre, i siparietti con le amiche superattempate e poco altro. Il film si snoda in tanti quadretti, bozzetti, spesso slegati , sotto cui si intravede lo sforzo di creare qualche macchia di colore che dia consistenza ad una rappresentazione davvero povera di contenuti. Insomma un film piccolo, onesto e pulito sui prodromi della vecchiaia e sulla solitudine, malinconico molto più che ironico, ma ben lontano dalla profondità e lo spessore di altre opere sugli stessi temi come il recente Another year. Ho letto che qualcuno accosta il cinema di Di Gregorio a quello di Tati o Fellini. Mi sembra un paragone a dir poco sacrilego: sarebbe come mettere in relazione Neri Parenti con Monicelli o Castellacci e Pingitore con Petrolini.
In chiusura, il rischio è che il sequel diventi format, e si consolidi una tendenza in cui si dimentichi il guizzo, l’inventiva, l’immagine stimolante a favore di una collaudata ma piatta serialità di sprazzi di ordinaria quotidianità.
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rosenkreutz
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giovedì 7 luglio 2011
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rinfrescante con una puntina d'amarezza
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Gianni Di Gregorio ci propone un altro film minimalista, degna prosecuzione de “Il pranzo di ferragosto”. Questa volta Gianni, pensionato sulla sessantina, è alle prese con un inafferrabile e ingestibile universo femminile: mamma ultranovantenne generalessa, moglie, figlia scocomerata, giovane vicina di casa festaiola, fruttivendola in carne, cantante lirica appetitosa, suore severe, vigilessa perentoria… Freudianamente parlando, Gianni è affetto da un gigantesco complesso materno, di cui è totalmente inconsapevole, che lo impastoia e ne inibisce la virilità. L’incontrovertibile segnale ce lo dà il regista nella scena in cui un Gianni impasticcato di viagra, guidando contro mano nella sua corsa verso un incontro sessuale mercenario, viene stoppato da una vigilessa che perentoriamente gli intima di tornare indietro.
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Gianni Di Gregorio ci propone un altro film minimalista, degna prosecuzione de “Il pranzo di ferragosto”. Questa volta Gianni, pensionato sulla sessantina, è alle prese con un inafferrabile e ingestibile universo femminile: mamma ultranovantenne generalessa, moglie, figlia scocomerata, giovane vicina di casa festaiola, fruttivendola in carne, cantante lirica appetitosa, suore severe, vigilessa perentoria… Freudianamente parlando, Gianni è affetto da un gigantesco complesso materno, di cui è totalmente inconsapevole, che lo impastoia e ne inibisce la virilità. L’incontrovertibile segnale ce lo dà il regista nella scena in cui un Gianni impasticcato di viagra, guidando contro mano nella sua corsa verso un incontro sessuale mercenario, viene stoppato da una vigilessa che perentoriamente gli intima di tornare indietro. Non gli resta che rifugiarsi in un mondo onirico popolato di coccole di belle ragazze, appropriato epilogo di una pellicola lieve in superficie ma amarognola in sottofondo.
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marezia
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giovedì 17 febbraio 2011
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dedicato a renato volpone
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(ANSA) - ROMA, 17 FEB - Il Festival di Berlino ha portato bene al film Gianni e le donne, scritto diretto e interpretato da Gianni Di Gregorio.
Le recensioni positive sulla stampa internazionale (da Variety a Hollywood Reporter, da Screen International al Guardian londinese) hanno spianato la strada alle vendite.
Mentre sta per chiudersi la trattativa con Stati Uniti e Canada, sono 13 i Paesi che hanno gia' acquistato il film: spiccano Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Australia e Israele.
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(di renato volpone)
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gabriella
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martedì 27 settembre 2011
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uomini sull'orlo di una crisi di nervi...
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Gianni e le donne,una commedia di Gianni De Gregorio e con Gianni De Gregorio.E Gianni,il protagonista,un uomo ormai sulla via della senilità,non più attraente e con qualche problema:una moglie che gli "comanda" tante cose ma che in fondo gli vuol bene;una figlia giovane e confusa;una madre molto anziana,spendacciona e pretenziosa;un "genero" confuso ed ignaro di tante cose;una vicina di casa "casinara" e bisognosa di favori.E poi le altre donne:la badante della madre,l'amica riincontrata dopo lunghi anni,e ancora.Un uomo che ormai vive da pensionato precoce,che porta il cane fuori,che prepara la colazione e il pranzo,e con qualche "defaillance.Un universo femminile tuuto intorno che non spicca per buoni sentimenti e un amico che lo sprona ad assaporare ancora i piaceri dell'amore e dell'erotismo.
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Gianni e le donne,una commedia di Gianni De Gregorio e con Gianni De Gregorio.E Gianni,il protagonista,un uomo ormai sulla via della senilità,non più attraente e con qualche problema:una moglie che gli "comanda" tante cose ma che in fondo gli vuol bene;una figlia giovane e confusa;una madre molto anziana,spendacciona e pretenziosa;un "genero" confuso ed ignaro di tante cose;una vicina di casa "casinara" e bisognosa di favori.E poi le altre donne:la badante della madre,l'amica riincontrata dopo lunghi anni,e ancora.Un uomo che ormai vive da pensionato precoce,che porta il cane fuori,che prepara la colazione e il pranzo,e con qualche "defaillance.Un universo femminile tuuto intorno che non spicca per buoni sentimenti e un amico che lo sprona ad assaporare ancora i piaceri dell'amore e dell'erotismo.Il tutto ambientato in una Roma quanto mai casinara e caotica e dagli spazi immensi.Un discreto cast e tanti temi trattati.In particolare la crisi di mezza età che prende un uomo non più giovane,non più appetibile,trascurato da quelli che dovrebbero essere i suoi affetti e.diciamolo pure,usato.Un uomo che si rende conto di non essere più osservato da certe donne e che tenterebbe,nemmeno con tanta convinzione,di concedersi una "botta di vita",fallendo,però,non riuscendoci.Un filmn quanto mai realistico,senza dubbio,ma non abbastanza coinvolgente.Molto meglio "Pranzo di ferragosto".Adesso attendiamo la prossima "fatica".
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