Corpo Celeste |
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Un film di Alice Rohrwacher.
Con Yle Vianello, Salvatore Cantalupo, Pasqualina Scuncia, Anita Caprioli, Renato Carpentieri, Monia Alfieri.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- Italia 2011.
- Cinecittà Luce
uscita venerdì 27 maggio 2011.
MYMONETRO
Corpo Celeste ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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sopravvalutato
di miazituFeedback: 114 | altri commenti e recensioni di miazitu |
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venerdì 3 giugno 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film parte da un assunto interessante: una ragazzina, cresciuta in Svizzera, ritorna con la madre e la sorella a vivere in Calabria. Un corpo estraneo in un mondo lontanissimo, che non conosce. Un mondo che potrebbe dare infinite possibilità di racconto, un percorso di crescita e di scoperta che potrebbe portare ad orizzonti inaspettati. Ma la regista sceglie tutt'altra strada: quella di limitare quella di restringere quel mondo a uno solo, quello di una chiesa che rincorre modelli televisivi, corrotta e frustrata, dell'universo plebeo meschino e incattivito che gli gira intorno. Volgare ed ignorante, senza eccezioni e distinzioni. E sceglie anche di usare il presupposto - la bambina che arriva da lontano - in modo del tutto strumentale: è lei, la protagonista, l'oggetto estraneo attraverso cui guardare a questo mondo. Non che non ci siano spunti interessanti in Corpo Celeste, ma il problema è che il racconto si ferma qui. Batte sempre sullo stesso tasto, quello dello squallore, della crudeltà gratuita, della desertificazione culturale. E questa desertificazione è rappresentata, naturalmente, dalla religione (su certa critica fa sempre presa), dal sud (orrendo, sporco, devastato), e da una galleria di personaggi miserabili e volgari. Così le donne - nel caso non fosse abbastanza chiaro - sono strizzate in maglie leopardate e portano gioielli vistosi e di cattivo gusto, i preti intrallazzano con la politica, i bambini sono brutti, apatici e con delle pettinature improbabili. Tutti tranne la protagonista e sua madre - unico personaggio positivo - che, nonostante provenga da quel mondo, è invece vestita come si vestono le persone normali. Tutti questi personaggi meschini e insensibili hanno volti interessanti e sono ben diretti. Ma quello che delude è proprio la narrazione. E' un film che racconta una cosa sola, il punto della regista su questo mondo. Un punto di vista supponente e didascalico, dovuto in parte, probabilmente, alla giovane età, e in parte all'idea di raccontare un mondo che non si conosce attraverso uno sguardo velato dal pregiudizio. Che sul finale cerca la strada del film d'autore, inzeppando il film di simboli. Fin troppo facile, secondo me. Ma che ha mandato in visibilio certa critica. Sarà per quel provincialismo che, qui in Italia, fa sembrare qualsiasi cosa passata da Cannes un capolavoro.
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