Come l'acqua per gli elefanti |
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Un film di Francis Lawrence.
Con Reese Witherspoon, Robert Pattinson, Christoph Waltz, Paul Schneider, Jim Norton.
continua»
Titolo originale Water for Elephants.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 121 min.
- USA 2011.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 6 maggio 2011.
MYMONETRO
Come l'acqua per gli elefanti
valutazione media:
2,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sentimentalista, ma non privo di trovate azzeccatedi Great StevenFeedback: |
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lunedì 7 dicembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
COME L'ACQUA PER GLI ELEFANTI (USA, 2011) diretto da FRANCIS LAWRENCE. Interpretato da ROBERT PATTINSON, REESE WITHERSPOON, CHRISTOPH WALTZ, PAUL SCHNEIDER, JIM NORTON, HAL HOLBROOK, MARK POVINELLI, RICHARD BRAKE, STEPHEN MONROE TAYLOR, KEN FOREE
In una stazione USA bagnata dalla pioggia, arriva un vecchio uomo che afferma di voler lavorare nel circo che in quel momento sta passando per la città: è Jakub Jankowski, un ex veterinario che racconta la propria storia al bigliettaio che accetta di ascoltarlo. Il settantunenne rievoca il periodo in cui dovette abbandonare gli studi di medicina alla Cornell University per la morte improvvisa dei suoi genitori, i quali erano emigrati tempo prima dalla Polonia e gli avevano insegnato che, negli Stati Uniti, basta avere un po’ di sale in zucca e tutte le cose sarebbero andate per il meglio. Ma per Jakub la strada verso ciò che avrebbe determinato il futuro della sua vita è costellata di pericoli: infatti una notte, mentre percorre una ferrovia, salta per caso sul treno che trasporta il circo dei fratelli Benzini, in mano ad un capo crudele e carismatico di nome August Rosenbluth. Assunto inizialmente da quest’ultimo come scaricatore, in seguito arriva alla carica di veterinario e infine diventa l’addestratore di Rosie, un’elefantessa col vizio del whisky, ma soprattutto vide un’intensa e profonda storia d’amore con colei che diventerà la donna della sua vita: la cavallerizza Marlena Rosenbluth, la moglie del perfido August. Per quanto riguarda la credibilità dell’intreccio, ci troviamo su un binario morto fin dalla partenza: il prevedibile triangolo sul quale si instaura il rapporto fra i tre personaggi principali è denso di smancerie e non lascia nemmeno il gusto di un colpo di scena che possa quantomeno rivitalizzare un insieme di sequenze banale, scontato e già visto. Accanto a questo coacervo di mediocrità che, attraverso un sontuoso di nastro di carineria, vengono modulate su un registro di amorevolezza, si inserisce la modesta interpretazione di R. Witherspoon, ma paradossalmente i suoi comprimari maschili se la cavano molto meglio, sebbene siano molto svantaggiati da una storia mal assemblata e ricca di leziosità fin sopra i capelli: R. Pattinson, molto più pettinato e in ghingheri del vampiro di Twilight, regala al pubblico una perfomance che riesce finalmente a farne apprezzare le doti di attore maturo e adulto, e non soltanto a buttargli addosso l’ormai desueto abito di idolo delle teenager, mentre C. Waltz, misurando prudentemente la cattiveria ed esplodendo in quei momenti di rabbia e virulenza che il copione gli concede, è un villain sopra le righe molto interessante per come intende il mondo del circo e per la severità assurdamente rigorosa con cui dirige quel microcosmo di cui si sente il sovrano assoluto e incontrastato. Sarebbe occorso anche un personaggio femminile di caratura più elevata, ma purtroppo le altre donne del cast vengono usate (molto ingiustamente e con torti non indifferenti) solo per la parte di pacchiane e spocchiose artiste del circo con velleità quasi da prostitute, ma nella truppa degli inservienti di August Rosenbluth ci sono il nano Walter (Povinelli) e il vecchio ubriacone Camel (Norton), conterraneo di Jakub: due presenze comiche che infondono un’allegria al film, seppur molto caustica e anche rozza, ma comunque essenziale per fornire un motivo di visione agli spettatori più increduli per una pellicola che, in sé, non aggiunge niente di nuovo a quanto già prodotto dal cinema sul pianeta circense, e che, malgrado alcune trovate brillanti, commette il peccato capitale di valorizzare solamente alcuni aspetti cinematografici lasciando perdere (a prescindere) gli altri, mentre dal romanzo di Sara Gruen meritavano di essere portati a compimento almeno il sapore romantico di una love story dei bei tempi trascorsi e il senso della tragicità di una vicenda che cerca di parlare, con l’accento più veritiero possibile, di riscatto, occasioni perdute, rispetto per gli animali, ricerca di un’identità e memoria di un passato che mai più potrà ritornare. Ritornando per un momento sul senso tragico, nel film quest’ultimo viene faticosamente convertito, più che altro, a una drammaticità programmatica atta esclusivamente a strappar lacrime e a puntare su una commozione troppo facile e intuibile per tutte le sfortune che capitano al suo angosciato, martoriato e confuso protagonista.
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