Messi da parte la simpatia istintiva per il cinema indipendente e il tifo preconcetto per le piccole produzioni, è difficile giudicare Aguasaltas.com più di un'occasione sprecata. Bella l'idea di fondo, che riprende uno schema narrativo consolidato (la piccola comunità messa in pericolo da forze titaniche e in apparenza irresistibili) e lo colloca nella cornice di una globalizzazione che ha nel web il suo cavallo di Troia. E' un soggetto in nuce dalle ricche potenzialità, che il film portoghese però spreca per grave dilettantismo. Lo spessore dei personaggi è inesistente, complice anche la pochezza degli attori: le figure di primo piano (l'ingegnere, la sua ex, l'inviata della multinazionale) si muovono meccanicamente e l'apice dell'inconsistenza psicologica si tocca nel finale con l'in-credibile storia d'amore del protagonista. Dietro poi si agitano macchiette banali e stereotipate (lo scemo del villaggio, il prete, il sindaco-barista, la commerciante) che nelle intenzioni dovrebbero guadagnare simpatia e reggere i siparietti umoristici ma risultano soltanto noiose nella loro piattezza. Banali al limite dell'imbarazzante, infine, i dialoghi, che peraltro non ricevono alcun aiuto da una trama che si ingolfa quasi subito: il tempo di rappresentare il palcoscenico e collocare i personaggi (con eccessivo didascalismo) e la storia comincia ad avvolgersi in se stessa e a diventare ripetitiva lasciando nello spettatore la sensazione di una sceneggiatura stiracchiata a fatica per cucire inizio e fine. Scontata e "dejà vu" la satira del politico che cala sul villaggio per il proprio tornaconto elettorale.
Va bene il cinema indipendente, ma il mestiere non è un'optional.
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