paola di giuseppe
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domenica 19 settembre 2010
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l’urlo del lupo metropolitano
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Howl fu per Ginsberg una traduzione in versi delle lunghe frasi di sassofono ascoltate nei club di jazz, “una enorme, triste commedia di fraseggi selvaggi, di immagini senza significato per la bellezza di poesia astratta ininterrotta che creavano combinazioni maldestre come il procedere di Charlie Chaplin, lunghi versi come ritornelli al sassofono di cui sapevo che Kerouac avrebbe sentito il suono”.
Epstein e Friedman mettono in scena l’autore, i suoi tempi, frammenti di storia familiare e di educazione sentimentale, il processo per oscenità a Ferlinghetti, suo editore, nel ’57, e visionarie animazioni affidate a Eric Drooke, per tradurre in immagini il flusso incandescente di parole del poema.
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Howl fu per Ginsberg una traduzione in versi delle lunghe frasi di sassofono ascoltate nei club di jazz, “una enorme, triste commedia di fraseggi selvaggi, di immagini senza significato per la bellezza di poesia astratta ininterrotta che creavano combinazioni maldestre come il procedere di Charlie Chaplin, lunghi versi come ritornelli al sassofono di cui sapevo che Kerouac avrebbe sentito il suono”.
Epstein e Friedman mettono in scena l’autore, i suoi tempi, frammenti di storia familiare e di educazione sentimentale, il processo per oscenità a Ferlinghetti, suo editore, nel ’57, e visionarie animazioni affidate a Eric Drooke, per tradurre in immagini il flusso incandescente di parole del poema.
Il risultato può sembrare a momenti non perfettamente riuscito, la parte migliore resta il biopic, un bianco e nero vintage che nasce da un frammento di Pull my Daisy di Frank e ne ripercorre modi e ritmo.
Il celebre reading di Ginsberg alla Six Gallery di San Francisco nell'estate del '55 è affidato ad un James Franco molto convincente, forse più che nell’intervista che scorre parallela al processo, anche questo un po’ troppo “costruito” e convenzionale, benchè ottima risulti la caratterizzazione dei personaggi.
Le animazioni tendono ad enfatizzare un testo che si nega assolutamente a questo, esplodendo già di luce propria, richiami a Fantasia di Disney sono evidenti e di certo un doveroso omaggio, nell’insieme, comunque, i tre livelli narrativi e rappresentativi si muovono in sintonia e se ne esce con una sensazione di appagamento, basta non pretendere di voler spiegare la poesia con la prosa, come giustamente fa notare uno dei critici a favore che sfilano al processo.
Merito del film è sollevare un problema, la diversità sessuale, raccontare ancora una volta a chi non lo sa (e sono tanti) cosa è stata l’America maccartista (e in parte è ancora, visto che radio e tv non trasmettono mai Howl per paura di denunce), e ricordare uno dei più grandi poeti del ‘900 e il suo poema, Howl, l’urlo lacerante del lupo metropolitano.
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renato volpone
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lunedì 30 agosto 2010
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cinema e poesia
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Il film traspone un poema del beat generation in versione cinematografica...per la prima volta, credo, l'emozione di un poema recitato al cinema, emozione accompagnata da figure animate, da suoni, da musica...bellissimo...toccante.
E' la storia del processo al libro per oscenità (la descrizione del processo è un po' di parte)....accompagnata dalle parole dell'attore che interpreta il poeta che raccontano le sue emozioni e il perchè ha scritto questo libro.
Ci racconta l'America degli anni '50, i primi passi contro l'omofobia, verso una libertà di pensiero, verso lo spirito libero...ci racconta del disagio sociale, dei manicomi, dei disadattati...ma il tutto attraverso il tocco magico della poesia.
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Il film traspone un poema del beat generation in versione cinematografica...per la prima volta, credo, l'emozione di un poema recitato al cinema, emozione accompagnata da figure animate, da suoni, da musica...bellissimo...toccante.
E' la storia del processo al libro per oscenità (la descrizione del processo è un po' di parte)....accompagnata dalle parole dell'attore che interpreta il poeta che raccontano le sue emozioni e il perchè ha scritto questo libro.
Ci racconta l'America degli anni '50, i primi passi contro l'omofobia, verso una libertà di pensiero, verso lo spirito libero...ci racconta del disagio sociale, dei manicomi, dei disadattati...ma il tutto attraverso il tocco magico della poesia.
Film non per tutti, ma assolutamente da vedere per chi ama la poesia e l'arte contemporanea
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goldy
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martedì 31 agosto 2010
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senso al nonsenso
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E' un bel film. Di quelli che ti prendono ignorante e ti lasciano arricchiti dando senso e significat0 a versi incomprensibili a una prima lettura. Così credibili le motivazioni che spingono Ginsberg a scrivere quello ha scritto in uno stile così scostante e apparentemente privo di logica. E invece dietro quell'affastelarsi di parole in libertà si nasconde una logica ferrea, profetica che sgomenta e squarcia ampi orizzonti sui possibili modi di vivere, di essere, di accettare una realtà più grande, più complessa, più ardua che sgomenta ma che andrebbe esplorata.
[+] efficace
(di francesco2)
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cobradevivo
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martedì 31 agosto 2010
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"dove i giovani pompavano ed erano pompati ..."
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"Santo, santo,santo..oh santo Keruoac, santo Cassady..." recita Ginsberg nel'57 in un reading a San Francisco. Recita "Howl" il testo manifesto della Beat-Generation, la quale lo stesso Ginsberg ammetterà non esistere, bollandola come "Un gruppo di ragazzini che vogliono essere pubblicati".
Siamo nell' America perbenista degli anni ''50, in pieno Maccartismo, in quell'America che ancora non riesce a scrollarsi di dosso gli orrori della guerra ed in questo clima di caccia alle streghe che a finire sotto accusa per oscenità è Ferlinghetti editore di "Howl". Il film si svolge su tre piani narrativi differenti: in uno vi è il processo dove una serie di critici letterari sezionano parola per parola le oscenità del testo, nell'altro in bianco e nero Ginsberg(James Franco) appunto recita a ritmo di jazz i suoi versi avanti ad un pubblico esaltato che si lascia andare alle parole come se stessero assistendo ad un concerto, il tutto accompagnato da sequenze animate che seguono la lisergica poesia creando un universo onirico, e nella terza parte Allen Ginsberg si lascia andare in un intervista fiume dove racconta la sua vita e la sua generazione seguendo un flusso di coscienza (il suo stile narrativo).
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"Santo, santo,santo..oh santo Keruoac, santo Cassady..." recita Ginsberg nel'57 in un reading a San Francisco. Recita "Howl" il testo manifesto della Beat-Generation, la quale lo stesso Ginsberg ammetterà non esistere, bollandola come "Un gruppo di ragazzini che vogliono essere pubblicati".
Siamo nell' America perbenista degli anni ''50, in pieno Maccartismo, in quell'America che ancora non riesce a scrollarsi di dosso gli orrori della guerra ed in questo clima di caccia alle streghe che a finire sotto accusa per oscenità è Ferlinghetti editore di "Howl". Il film si svolge su tre piani narrativi differenti: in uno vi è il processo dove una serie di critici letterari sezionano parola per parola le oscenità del testo, nell'altro in bianco e nero Ginsberg(James Franco) appunto recita a ritmo di jazz i suoi versi avanti ad un pubblico esaltato che si lascia andare alle parole come se stessero assistendo ad un concerto, il tutto accompagnato da sequenze animate che seguono la lisergica poesia creando un universo onirico, e nella terza parte Allen Ginsberg si lascia andare in un intervista fiume dove racconta la sua vita e la sua generazione seguendo un flusso di coscienza (il suo stile narrativo).Alla fine il giudice proscioglie Ferlingetti e dichiara "Howl" non osceno, sottolineandone anzi l'importanza sociale.Il suo compito è quello di liberare i giovani americani dal pudore e da una morale ormai inadeguata per i figli dei veterani, liberali dal terrore dell'atomica e insegnargli a lasciarsi andare ai propri istinti e sentimenti senza aver paure di dire quello che si prova. Il testo di Ginsberg in pratica come una catarsi cancella le vecchie paure e vecchi schemi e inaugura una nuova stagione quella di "On the road" e della Beat Generation, che a sua volta preparerà l'entroterra e fornirà una base ideologica alla generazione futura quella degli Hippy e degli anni 60 dove Ginsberg e i suoi coetanei diventeranno dei veri e propri guru.
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nalipa
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martedì 28 settembre 2010
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storia della poesia..
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che nel 1955 scosse la letteratura americana.
Film sullo scrittore beat Allen Ginsberg, accusato di oscenità .
Ricostruzione del processo alla poesia Howl (L'urlo).
James Franco, bravissimo, interpreta Ginsberg durante un'intervista e le suggestive animazioni danno forma onirica ai versi letti.
Davvero interessante!
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osteriacinematografo
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venerdì 30 dicembre 2011
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ginsberg versus moloch
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Si narra dell’Urlo di Allen Ginsberg, innovativo poeta americano, e del processo che ne scaturì, per il tramite delle parole del poeta e di disegni allucinati che ne accompagnano i versi.
La liberazione del linguaggio da ogni ipocrisia, la stigmatizzazione dello Stato/Moloch, la modernità espressiva a confronto con l’America degli anni 50, la poesia riletta accidentalmente lungo un percorso multiplo fatto di immagini oniriche, di parole a tratti sconnesse di Ginsberg, di deposizioni processuali convergono in un ritratto interessante di un’icona della beat generation. “La Beat Generation non esiste, siamo solo un gruppo di scrittori che cercano di essere pubblicati” - dichiara James Franco nei panni di Ginsberg.
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Si narra dell’Urlo di Allen Ginsberg, innovativo poeta americano, e del processo che ne scaturì, per il tramite delle parole del poeta e di disegni allucinati che ne accompagnano i versi.
La liberazione del linguaggio da ogni ipocrisia, la stigmatizzazione dello Stato/Moloch, la modernità espressiva a confronto con l’America degli anni 50, la poesia riletta accidentalmente lungo un percorso multiplo fatto di immagini oniriche, di parole a tratti sconnesse di Ginsberg, di deposizioni processuali convergono in un ritratto interessante di un’icona della beat generation. “La Beat Generation non esiste, siamo solo un gruppo di scrittori che cercano di essere pubblicati” - dichiara James Franco nei panni di Ginsberg. Come a dire di finirla di assegnare sempre e inevitabilmente una cornice o un contorno ad ogni estrinsecazione artistica.
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neikos
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martedì 26 maggio 2015
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letteratura, cinema, bontà e dolcezza.
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Questo film narra di tre vicende legate alla vita del geniale scrittore Allen Ginsberg, facente parte della " "beat generation" termine da lui spiegato come "un gruppo di scrittori in cerca di un autore". le tre vicende che si intrecciano al'interno della pellicola sono: -Lui che parla della sua vita, profondamente segnata dalla situazione della madre, andante e venente continuamente da ospedali psichiatrici e morta poi in seuito ad una lobotomia, in quanto pazza ( motore delle riflessioni su concettti quali " chi è pazzo e chi e normale?" o comunque qual'è la soglia?) e il suo essere omosssuale, che è punto cardine, alimentatore delle sue liriche. -Il processo per oscenità, mosso all'editore americano Ferlinghetti, in quanto in "urlo e altri poemi" (suddiviso in quattro parti) sono presenti vocaboli, concetti che in molti strati della società(indvinate quali:), non sono entrati nell'uso comune del parlare, mentre in altri sono all'ordine de giorno e il non utilizzarli, per Allen, sarebbe stato ingiusto in quanto caratteristici degli ambienti da lui indagati.
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Questo film narra di tre vicende legate alla vita del geniale scrittore Allen Ginsberg, facente parte della " "beat generation" termine da lui spiegato come "un gruppo di scrittori in cerca di un autore". le tre vicende che si intrecciano al'interno della pellicola sono: -Lui che parla della sua vita, profondamente segnata dalla situazione della madre, andante e venente continuamente da ospedali psichiatrici e morta poi in seuito ad una lobotomia, in quanto pazza ( motore delle riflessioni su concettti quali " chi è pazzo e chi e normale?" o comunque qual'è la soglia?) e il suo essere omosssuale, che è punto cardine, alimentatore delle sue liriche. -Il processo per oscenità, mosso all'editore americano Ferlinghetti, in quanto in "urlo e altri poemi" (suddiviso in quattro parti) sono presenti vocaboli, concetti che in molti strati della società(indvinate quali:), non sono entrati nell'uso comune del parlare, mentre in altri sono all'ordine de giorno e il non utilizzarli, per Allen, sarebbe stato ingiusto in quanto caratteristici degli ambienti da lui indagati. - Lui che legge urlo ad una platea di persone, del quale video originale dell'evento lo consiglio altamente. Il suo metodo di scrittura, identificato come "prosodia bop" è molto interessante soprattutto nella lettura ad alta voce: Allen utilizza il "long line" o verso lungo utilizzato nell'ottocento dallo scrittore americano "Walt Withman" e lo plasma, inserendo il ritmo del respiro come religione e il saxofono di Charlie Parker come il suo profeta; a quest'ultimo infatti ruba il ritmo sconnesso ,ma seguente comunque una pulsazione, del be-bop, ramo del jazz forgiato infatti dal grande Byrd(charlie parker). Il film è tratto da fatti realmente accaduti, durante lo stesso, infatti, vengono mostrate le pubblicazioni su giorali del tempo che attestuano l'ufficialità della trama, addirittura i dialoghi, del processo soprattutto, sonno tratti dai referti ufficiali. Insomma per farla breve è un film che ho visto e riguardato fino ad adesso circa 8 volte, e mi ha sempre insegnato qualcosa di nuovo; diciamo che è un film il cui dispiegamento necessita di una buona quantità di visioni e anche della lettura del libro. Le tre fasi sono montate magistralmente, con l'inserimento di animazioni ad illustrare il racconto condotto da un James Franco, azzarderei a dire fantastico ed incredibile, che non perde una pausa e non perde occasione per dare il meglio di se nei panni di Allen così lontano, almeno in urlo, dalla poesia di protesta (come può sembrare) e cosi vicino invece a quella dolcezza, quella serenità che sta nella presa di coscienza.
Bernardo Ernesto Bertolucci
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galaxyofbubbles.blogspot.com
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domenica 26 settembre 2010
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trip e poesia
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America 1955..Allen Ginsberg uno tra i poeti e letterati di punta della Beat Generation lesse per la prima volta il suo poema Howl nella Six Gallery di San Francisco. Calorosamente accolto dalle giovani generazioni che si rispecchiavano nelle esperienze di vita dell'autore e dalla parte di intellettuali che ne colsero, almeno in parte, il valore sociale e letterario, il poema ottenne un'enorme successo e viene tuttora annoverato tra gli scritti simbolo di tale corrente letteraria e culturale. Basta una breve lettura di Howl per capire però quanto il suo stile allucinatorio e libertino possa aver creato scompigli e scandali nella società americana del tempo.
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America 1955..Allen Ginsberg uno tra i poeti e letterati di punta della Beat Generation lesse per la prima volta il suo poema Howl nella Six Gallery di San Francisco. Calorosamente accolto dalle giovani generazioni che si rispecchiavano nelle esperienze di vita dell'autore e dalla parte di intellettuali che ne colsero, almeno in parte, il valore sociale e letterario, il poema ottenne un'enorme successo e viene tuttora annoverato tra gli scritti simbolo di tale corrente letteraria e culturale. Basta una breve lettura di Howl per capire però quanto il suo stile allucinatorio e libertino possa aver creato scompigli e scandali nella società americana del tempo..non per niente l'editore di Ginsberg subì (e vinse grazie alle sacre libertà di stampa ed espressione) un processo in cui lo si accusò di aver pubblicato materiale osceno. Durante i circa 90 minuti del film si alternano scene rappresentanti la celeberrima prima lettura pubblica del poema (accompagnate da allucinanti sequenze animate), alle decisamente più sobrie ma comunque accattivanti scene relative al processo. Pregevole lavoro dei registi Rob Epstein e Jeffrey Friedman che grazie all'alternanza delle diverse situazioni mantengono vivo l'interesse e l'attenzione dello spettatore senza mai annoiarlo.
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domenico a
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lunedì 11 ottobre 2010
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l'eleganza e il beatink
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Abbiamo visto “ L’urlo “ diretto da Rob Epstein, Jeffrey Friedman.
Finalmente un buon film, ottima sceneggiatura, originale regia, montaggio creativo, splendida fotografia, ottime la scenografie e i costumi, perfetto il cast. Film che si basa in fin dei conti sulla poesia di Allen Ginsberg “"Howl " ( Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte da pazzia, morir di fame isteriche nude strascicarsi per strade negre all’alba in cerca di una pera di furia… ”. Poesia manifesto ( come “ On the road “ in narrativa ) di una generazione, metropolitana, colta, cool, anticipatrice degli Anni Sessanta; che molti ritengono il movente fondativo della Beat Generation, gruppo esistenzial-creativo che ha preso il posto della Lost Generation di Hemingway e Scott Fitzgerald.
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Abbiamo visto “ L’urlo “ diretto da Rob Epstein, Jeffrey Friedman.
Finalmente un buon film, ottima sceneggiatura, originale regia, montaggio creativo, splendida fotografia, ottime la scenografie e i costumi, perfetto il cast. Film che si basa in fin dei conti sulla poesia di Allen Ginsberg “"Howl " ( Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte da pazzia, morir di fame isteriche nude strascicarsi per strade negre all’alba in cerca di una pera di furia… ”. Poesia manifesto ( come “ On the road “ in narrativa ) di una generazione, metropolitana, colta, cool, anticipatrice degli Anni Sessanta; che molti ritengono il movente fondativo della Beat Generation, gruppo esistenzial-creativo che ha preso il posto della Lost Generation di Hemingway e Scott Fitzgerald. Avevano tuttavia poco in comune – come dice giustamente nel film Ginsberg – tranne l’idea del viaggio, le droghe e la vita beatnik. Infatti cosa hanno in comune, tranne la conoscenza o l’amicizia autori come Ginsberg, Kerouac, Corso, Ferlinghetti o Borrounghs ? Strana la nascita della parola ‘beatnik’, inventata dal giornalista Herb Caen in un suo articolo del 1958 sul San Francisco Chronicle come termine denigratorio per i membri della Beat Generation come gioco di parole con il satellite sovietico Sputnik per rilevare la distanza dei beat dalla società corrente e per il fatto che erano in odore di simpatie comuniste in un'epoca in cui c’era ancora la Commissione McCarthy con la sua caccia alle streghe che perseguitava gente come John Huston, Humphrey Bogart, Charlie Chaplin, Bertold Brecht, che mandava a morte per spionaggio i coniugi Rosemberg e che vedeva comparire sulla scena politica un personaggio come Richard Nixon.
Il film gira intorno alla poesia Howl ed è diviso in tre blocchi sapientemente scritti, montati e intrecciati: l’intervista che dà Ginsberg a un giornalista fuori campo in cui parla della sua giovinezza e la sua evoluzione come poeta fino a giungere al concretizzare della sua poesia più famosa come valore di testimonianza di una generazione; nel secondo blocco si vede Ginsberg recitare alla Six Gallery di San Francisco la sua poesia per la prima volta e la recita è intervallata da disegni colorati come se si fosse in una partitura jazz; il terzo blocco è il processo per oscenità che subisce il suo editore Lawrence Ferlinghetti con l’analisi del testo da parte di avvocati e professori universitari.
I due documentaristi Epstein e Friedman ( già autori di due documentari “ The Celluloid Closet “ e “ Paragraph 175 “ ) utilizzano con “ Urlo “ gli strumenti del documentario per una fiction elegante, accurata e colta, costruiscono su frammenti discontinui e paralleli come fosse un brano jazz un’opera originale e impervia anche se non sempre tesa.
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paride86
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giovedì 20 gennaio 2011
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evitabile
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Non sono un fan della beat generation, e forse questo mi rende di parte; posso dire però, con una certa obiettività, che questo film sia poco riuscito, indipendentemente dalle tesi che porta avanti.
La storia è costituita dal processo che subì l'opera di Ginsberg "Urlo", ed è inframezzato da parti animate che tentano - con scarso rsultato, a mio parere - di restituire la visionarietà della sua poesia.
Se James Franco è piuttosto bravo nel rendere il personaggio, non si può dire lo stesso della qualità e dell'efficacia della sceneggiatura, che rende "Urlo" una pellicola facilmente dimenticabile.
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