Tropa de Elite 2 - O Inimigo Agora é Outro |
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Un film di José Padilha.
Con Wagner Moura, André Ramiro
Thriller,
durata 116 min.
- Brasile 2010.
MYMONETRO
Tropa de Elite 2 - O Inimigo Agora é Outro
valutazione media:
3,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un action movie d'autoredi Ahmed IbnFeedback: |
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sabato 15 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il séguito di "Tropa de elite" certifica l'esimio talento registico dell'esperto José Padilha, in grado di fondere all'unisono gli stilemi del miglior cinema d'impegno civile, di ben altro respiro narrativo rispetto alle tediose opere di denuncia autoctone, con i tratti distintivi dell'entertainment di stampo hollywoodiano. Tale ibridismo contenutistico viene inoltre arricchito dalla pregevole sottorecitazione di Wagner Moura, sempre nei panni del coriaceo colonnello Roberto Nascimento, la cui sobrietà d'accenti si amalgama alla perfezione con l'istrionica bravura degli altri componenti del cast. Era necessario ritrarre politicanti corrotti, moralisti ipocriti, poliziotti doppiogiochisti in maniera istrionica per permettere all'approccio semi-doumentaristico dell'avvincente film di toccare le coscienze sulla scorta del misurato controcanto costituito dal personaggio di Nascimento. L'ottima fotografia, in grado di rendere al meglio tanto le tetri notti che tingono di fosco Rio de Janeiro quanto l'ingannevole lucentezza del giorno fuori dalle tenebre vespertine, il montaggio serrato e l'utilizzo della voce fuori campo di Moura, incline altresì a un sottile senso dell'umorismo immune a qualsivoglia déjà-vu sull'abituale falsariga di "Viale del tramonto" di Billy Wilder, conferiscono a "Trope de Elite 2" la capacità di amalgamare i valori formali e figurativi con quelli squisitamente contenutistici. L'epilogo, ben lungi dal cedere allo scontato citazionismo di Tarantiniana memoria, richiama alla mente l'intenso finale dell'inobiabile "Serpico" di Sidney Lumet in cui il poliziotto interpretato da un Al Pacino in stato di grazia testimonia contro i papaveri della corrotta Grande Mela nell'assoluta, nonché, mesta consapevolezza, però, che la dilagante corruzione del sistema riuscirà a trovare ogni volta nuovi proseliti. José Padilha, forte della perizia di creare personaggi a tutto tondo e inserire in un laido universo aneliti umani carichi di poesia, è riuscito ad aggiornare la poesia quotidiana del neorealismo senza rinunciare agli opportuni coefficienti spettacolari cari al grande pubblico. Il suo stile, venato dall'amarezza della critica sociale ma intriso al medesimo tempo dell'indubbia maestria d'inquadratura (basti pensare all'interazione di campi lunghi e primi piani sia nell'incipit, con la rivolta carceraria, sia nelle scene delle favelas asservite al bieco sbirro Rocha), merita di essere premiato con il premio più ambìto: l'Oscar. Non intendo quello per il miglior film in lingua straniera, bensì quello per la miglior regìa.
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