The Way Back

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pensionoman lunedì 28 gennaio 2013
peter weir. il ritorno di un grande regista. Valutazione 5 stelle su cinque
87%
No
13%

The Way Back, ovvero come la mano di un grande artista può raccontare una storia epica e senza tempo.
1939. Nella Polonia invasa dai nazisti, Janusz (un giovane ufficiale polacco) viene condannato per spionaggio, in base alle accuse della moglie, costretta con la violenza a testimoniare contro di lui. Con questo fardello terribile nell'anima, senza un processo, viene spedito senza complimenti nell'inferno dei gulag siberiani, dove il suo destino si incontrerà con quello degli altri dissidenti, l'americano Mr. Smith (un Ed Harris semplicemente strepitoso), l'attore russo Khabarov, il criminale ladro e assassino Valka (bravissimo Colin Farrell), il prete Voss e il cuoco artista Tomasz. [+]

[+] un film da proiettare nelle scuole (di terra.it)
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jaylee lunedì 23 luglio 2012
il viaggio dentro Valutazione 4 stelle su cinque
75%
No
25%

Picnic a Hanging Rock si incrocia con Master & Commander nella più recente prova del maestro Peter Weir. Arrivato con ben due anni di ritardo sullo schermo, The Way Back racconta del ritorno a casa di Janusz, (Jim Sturgess) militare polacco ingiustamente accusato di spionaggio ed imprigionato in Siberia e che impiegherà ben 48 anni per farlo (dal 1941, anno in cui si svolge la trama, al 1989, anno del crollo del comunismo in Polonia)… Dovrà attraversare i ghiacci della Siberia, le paludi della steppa, il deserto del Gobi, le vette dell’Himalaya… fino ad arrivare in India, dove potrà finalmente riposare. Sarà un lunghissimo viaggio, seguito da una gruppo di disperati come lui, un prete lettone, un ragioniere jugoslavo, un cuoco ed artista ungherese, un ingegnere americano, un delinquente russo, una ragazzina polacca… qualcuno si fermerà prima della fine, qualcuno morirà, qualcuno arriverà con lui fino alla fine. [+]

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fabian t. giovedì 16 agosto 2012
la lunga marcia verso la libertà Valutazione 3 stelle su cinque
74%
No
26%

Film serio, solido, sobrio, del tutto privo di spettacolarizzazione. Una regia quasi invisibile per un lungo e sofferto viaggio verso la libertà non solo fisica ma soprattutto interiore. La forza di volontà, le motivazioni personali, l'equilibrio mentale e il sapersi mettere in discussione sono i temi chiave di questa ennesima prova cinematografica di Weir dedicata alle inoocenti vittime dei gulag sovietici. La storia è certamente lineare e scorrevole, senza sorprese o artificiosità, giocata soprattutto sulla caratterizzazione e l'interazione dei personaggi. Lodevoli dunque le prove recitative del gruppo protagonista, anzitutto di Colin Farrell, l'odioso e rozzo russo con una sua feroce ma coerente morale, nonché del bravo Ed Harris (l'anonimo Mr. [+]

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no_data venerdì 6 luglio 2012
il bellissimo ritorno di un maestro Valutazione 3 stelle su cinque
78%
No
22%

sarò di parte, in quanto mi sono sempre piaciuti moltissimo i film di Weir (l' attimo fuggente, the truman show, picnic ad hanging rock, master e commander),ma anche questa sua ultima opera mi ha colpito moltissimo.è un film semplice e lineare ma fatto benissimo sotto tutti gli aspetti: la sceneggiatura non rende mai banale una storia,come ho già detto, semplice (cosa molto difficile da fare); la regia riesce ad emozionare ad ogni inquadratura ed a rendere realistici luoghi come i campi di lavoro; i costumi e le scenografie sono perfetti; il cast fornisce ottime prove attoriali (su tutti Ed Harris,Colin Farrel e Saroise Ronan).Pellicola emozionante, coinvolgente fin da subito,ricca di grandi messaggi e di personaggi memorabili (impossibile dimenticare quello interpretato da Colin Farrell). [+]

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donni romani venerdì 6 luglio 2012
fuga verso la libertà Valutazione 3 stelle su cinque
56%
No
44%

Per il ritorno su grande schermo dopo quasi dieci anni di assenza Peter Weir sceglie una storia di fuga, di sopravvivenza e di solidarietà dove a dominare sono gli ambienti naturali che i protagonisti si trovano ad affrontare giorno dopo giorno per 6500 chilometri. Tanti sono infatti sono i metri strappati alla morte che un gruppo di detenuti, evasi da un carcere siberiano nel 1938, in pieno regime comunista, devono percorrere per tentare di raggiungere l'India, e con essa la libertà. Dalla Siberia al Tibet, dalll'Himalaya al deserto, dalle tempeste di neve a quelle di sabbia, dal lago Baikal a Lhasa niente verrà risparmiato a questo gruppo di uomini in fuga, ognuno con una storia alle spalle, ognuno con un vissuto doloroso che fa da sfondo alla disperazione crescente che accompagna ogni tribolazione fisica. [+]

[+] bravo, bella recensione. (di antonio montefalcone)
[+] concordo (di kondor17)
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filippo catani venerdì 26 luglio 2013
un viaggio drammatico ma emozionante Valutazione 4 stelle su cinque
67%
No
33%

Nel 1940 nella Polonia occupata dall'Armata Rossa si susseguono le deportazioni. Un giovane viene spedito nei gulag siberiani dietro la testimonianza estorta con la violenza alla moglie che lo accusa di essere una spia. Una volta in Siberia, l'uomo deciderà di intraprendere una missione suicida: fuggire attraverso la Siberia per raggiungere la Mongolia prima e l'India poi.
Nel suo Le origini del totalitarismo Hanna Arendt vede nella delazione il frutto peggiore e più avvelenato di una dittatura e anzi quando questa funziona e viene incoraggiata è la spia che ci indica che siamo in presenza di un regime autoritario. La Arendt parlava della peggiore di tutte e cioè di madri che denunciavano i figli al partito comunque nel film è una moglie a denunciare il marito. [+]

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giorpost venerdì 26 settembre 2014
la durezza della natura e la tenacia del perdono Valutazione 4 stelle su cinque
67%
No
33%

Peter Weir rappresenta una ristretta categoria di cineasti sognatori e visionari che non amano la banalità. Ha diretto Robin Williams nella perla de L’ attimo fuggente e Jim Carrey nel capolavoro The Truman Show fino ad arrivare, nel 2010, a dirigere un cast di ottimo profilo in una storia avventurosa e drammatica: The way back (USA).
 
Ambientato in un gulag situato nel mezzo della steppa siberiana, il film racconta di un gruppo di prigionieri, catturati più o meno per giusta causa dai russi, che si ritrovano in un campo di concentramento lontano migliaia di kilometri dalla civiltà, al freddo, con cibo scarso e di poca qualità. [+]

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iuriv lunedì 9 novembre 2015
uomini in fuga. Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Si dice ultimamente che le serie televisive stiano diventando il nuovo cinema. Forse è vero. Di sicuro c'è che, probabilmente, i produttori di questo The Way Back avrebbero potuto pensare di realizzarne una, visto l'ampio respiro di questa narrazione. O magari no, data l'importanza del finale circolare, atto a provocare commozione e labbra tremanti negli spettatori e che aveva bisogno di essere consumato a stretto giro. La scelta di Peter Weir nel raccontare questa storia è stata quella di prendersi tutto il tempo per esaltare l'ambientazione. Ed è una scelta giusta, visto che la natura è un personaggio attivo nella trama (direi il villain, ma è un sostantivo molto inadeguato). I ritmi sono sempre compassati per consentire la minuziosa descrizione dei fuggitivi in progressivo decadimento, e, soprattutto, del loro rapporto con un ambiente avaro di ricompense. [+]

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gurthang venerdì 6 gennaio 2017
scade progressivamente nel polpettone Valutazione 2 stelle su cinque
60%
No
40%

Film che inizia benissimo e scade progressivamente nel polpettone hollywoodiano. La situazione di partenza è emozionante e suscita in qualsiasi persona onesta un senso di ammirazione per il vigore con cui il socialismo sovietico sapeva proteggersi da traditori, sabotatori e delinquenti; la vita nel gulag è rappresentata realisticamente e la prima parte della fuga è al tempo stesso verosimile e coinvolgente.
 
Purtroppo il film scade poco a poco in un giro del mondo in 80 giorni tanto irrealistico quanto imbevuto dell’ottusa moralità americana, che tutto stravolge sulla base di canoni sufficientemente insulsi da risultare introiettabili al gregge. [+]

[+] capito (di nicola1)
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ginopipillo venerdì 22 aprile 2016
si volta pagina sulla storia. Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Finalmente esce in parte la verità, dopo 70 anni di film e documentari ossessivi sulla shoa e la "resistenza" e di silenzio sui crimini del comunismo. I gulag non sono stati niente di meno grave dei lager nazisti, con la differenza che gli internati in Siberia non hanno mai avuto il potere economico degli ebrei, oltre al fatto che Stalin aveva vinto la guerra. Una correzione importantissima è però che il GULag (l'organizzazione dell'arcipelago dei campi) l'ha inventato Lenin ed è andato avanti per molto tempo dopo la morte di Stalin (1953). Quindi dare la colpa al criminale Stalin è troppo semplice; è il COMUNISMO la vera ideologia ed organizzazione a delinquere. Lo dimostra il fatto che mentre la tv di stato ci annega nei presunti documentari su Hitler "per non dimenticare" e "perché non succeda mai più", nella Cina del 2016 ci sono i Laogai; cercate su Google questa parola e ne vedrete delle belle sulla crudeltà dell'ideologia comunista. [+]

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  1° | pensionoman
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  3° | fabian t.
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