Non necessariamente è legge che un regista votato a determinati canoni e stili non debba vagare nell’universo di quell’altro mondo che ben si discosta dal rumore americano cui la maggior parte di noi è stato “da sempre”, forse prepotentemente, abituato. Ed in fin dei conti chi si sarebbe mai potuto immaginare colpi d’armi da fuoco a raffica fra i vicoletti della Serenissima? Oppure esplosioni fantascientifiche sotto l’elegantissimo Ponte dei Sospriri?
La pellicola procede come un valzer eloquente. Siamo in Italia, siamo a Venezia. Il film respira l’aria pacata e dolcissima del nostro paese. La presenza degli attori italiani lo rendono familiare. Qualcuno potrebbe storcere il naso alla vista del De Sica commissario corrotto che con serietà devota vuol fare il mestiere drammatico cui proprio non siamo abituati neppure ad immaginarlo. Frassica mantiene il ruolo giocondo del suo spirito artistico e Roul Bova interpreta nient’altro se non lo stereotipo di maschio cui siamo abituati ad immaginarlo. Cosa volere di più? In un film con grandi personaggi americani che ci appaiono sempre irraggiungibili nel loro olimpo da star, abbiamo aperto le porte del nostro piccolo mondo antico. Il ritmo è sottile, non adrenalinico e a mio avviso è tutto ben chiaro fin dall’inizio della pellicola: non aspettarsi l’americanata! Sembra campeggiare già dall’ambiente parigino che ci accoglie da subito, la scena in cui la Jolie chiude la porta alle sue spalle in tutta tranquillità, ed oserei dire piena anche dell’ingenuità pacata dell’innamorata, è tutto un programma verso quella relativa distensione emotiva cui ci vien chiesto d’abbandonarci restando a guardare un film che di certo non annoia. E non stanca. La sottile psicologia dei personaggi risulta nascosta non tanto da dialoghi ricchi di chissà quale mistero cripticamente celato, quanto invece da piccolissime situazioni di sguardi e mimica facciale rendono viva la voglia di voler arrivare fino alla fine della pellicola. Forse l’unica pecca sarebbe da imputare al profilo musicale. Forse scarno? Certo un po’ più di movimento sonoro non sarebbe stato un errore. Ma chi in un film mette in gioco tutti i sensi, vista, udito … a partire dall’olfatto, riuscendo a sentire anche l’odore di un uomo che suda freddo nella sua massima meccanizzazione mentale di un astutissimo piano, non si può certo negare un otto pieno in una scala che preveda tanto lo zero quanto il dieci.
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