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The tempest e lo Shakespeare femminista

Taymor torna al cinema ma non con un musical, o forse si.
di Gabriele Niola

Si chiude la Mostra di Venezia
Helen Mirren (Elena Lydia Mironoff) Altri nomi: (Dame Helen Mirren ) (78 anni) 26 luglio 1945, Londra (Gran Bretagna) - Leone. Interpreta Prospera nel film di Julie Taymor The Tempest.

lunedì 13 settembre 2010 - Approfondimenti

Si chiude la Mostra di Venezia
Quest'anno è The tempest, il nuovo lavoro cinematografico di Julie Taymor a chiudere la Mostra di Venezia. Si tratta di un'opera tratta dall'omonimo testo shakespeariano che ne mantiene i dialoghi e la lingua aulica, cercando però una dimensione visiva che sia puramente filmica, impresa non difficile secondo la regista: "I testi di Shakespeare sono così pieni di elementi visivi grandiosi e importanti (specie le sue ultime opere) che il cinema è il mezzo perfetto per metterli in scena".
Il film infatti cerca una dimensione estetica forte, in grado di rendere il modo in cui l'isola su cui tutti i personaggi sono confinati influisca sulle loro psicologie. Eppure a fronte di tanta fedeltà c'è un cambiamento molto grande, il personaggio principale infatti da che era un uomo diventa una donna, interpretata da Helen Mirren: "Abbiamo deciso di mutare Prospera in una donna perchè io, l'ultima volta che l'ho vista, ho pensato che poteva rimanere tutto uguale lo stesso. L'idea è che così possiamo anche rappresentare secoli di lotta femministe. All'epoca di Shakespeare le donne sapienti erano punite per questo e tutt'oggi i regimi fondamentalisti non vogliono educare le donne perché le donne educate sono un pericolo".
Il grande adattamento però ha una sostanziale differenza: "Avevamo tagliato l'ultimo monologo molto famoso, perchè è molto teatrale e perchè è un po' come se Shakespeare parlasse al pubblico di se stesso. Io non volevo replicare questa cosa dallo schermo, però poi in fase di montaggio mi sono accorta che mancava proprio qualcosa e così ho pensato di metterlo come canzone. A cantarla e suonarla sono i Portishead".

La lunga preparazione
All'origine di tutto c'è la passione che Julie Taymor e Helen Mirren hanno scoperto di avere in comune per "The tempest", il testo shakespeariano. Una ne aveva diretto una versione teatrale in forma di musical, l'altra l'aveva interpretata ai tempi della scuola e gli era sempre rimasta nel cuore. Così è nato il progetto di pensarla per il cinema e con una donna come protagonista, questo benchè "The tempest" sia già stato portato sullo schermo diverse volte: "I testi Shakespeariani sono talmente ampi e consentono talmente tante letture diverse che poi è possibile per i registi di metterci molto di proprio" spiega la regista "Accade così che ne esistano tante versioni diverse, tutte a loro modo speciali, basta vedere quello che ha fatto Greenaway e questo film qui quanto siano diversi".
Il fascino per l'opera arrivava alla Taymor, soprattutto dalla combinazione "tra l'attrazione umana e i dialoghi molto forti" e come regista era affascinata dal modo in cui l'opera "ti costringe a chiederti come affrontare la magia. Io non volevo appoggiarmi interamente alla computer grafica. E quindi l'abbiamo utilizzata pesantemente solo per l'aggiunta di Ariel, sul set infatti Helen recitava guardando nel vuoto ed era lei, orientando il suo sguardo, a decidere dove si sarebbe trovato Ariel, poi noi l'abbiamo solo aggiunto in postproduzione regolandoci di conseguenza".
Più di tutti però si è preparata Helen Mirren: "Ho passato due mesi da sola in isolamento ad imparare le battute. Il punto è che volevo essere davvero pronta e sapere tutto. Se così non fosse stato sarei stata persa perché mentre recito non voglio pensare a quali battute stanno per venire. Se reciti Shaskespeare al cinema devi essere davvero preparata perché sullo schermo al contrario del teatro la gente vede il tuo volto e assolutamente non deve passare il panico". Una procedura questa normale per l'attrice inglese? Assolutamente no: "E' stata la prima volta nella mia vita che ho fatto una cosa simile non pensavo di poterlo far ma l'ho fatto".

L'isola è un personaggio
Abituato alle grandi ricostruzioni, agli scenari colorati e magnificienti di solito fondamentali nei suoi film, Julie Taymor ha scelto questa volta di lavorare su uno scenario naturale, luoghi non da caricare di artifici ma da manipolare a livello di interazione con gli attori: "Shakespeare aveva capito una cosa magnifica, cioè che se metti i personaggi su un'isola da cui non possono andare via succede qualcosa di speciale. Io ho subito sentito il fascino di avere 12 attori su un'isola che a sua volta è un personaggio e che ha un'influenza su di essi attraverso le condizioni climatiche e i colori", un lavoro dunque che parte dall'estetica e arriva alla psicologia: "Abbiamo giocato con l'isola concependola come uno scenario mentale. Quando andiamo nella casa di Caliban si parla della roccia dura e vederlo uscire dalle roccie di lava nere e' impressionante, subito dopo poi si passa da questo luogo vuoto al momento tra i due amanti tra le dune, un momento opposto, in quel caso è come se le dune li costringessero a stare insieme".
Anche Djimon Hounsou sostiene di aver risentito molto del luogo: "Ogni giorno facevo 5 ore di trucco per diventare Caliban, così arrivavo sul set costretto dal trucco, arrabbiato perchè entrato nel personaggio profondamente e immerso in quel tipo di natura ostile in cui vive Caliban. E mi trovavo davanti la più grande attrice vivente!", lo stimolo era forte e anche Helen Mirren ricorda quelle scene come "molto difficili. Djimon è stato capace di prepararsi in una maniera che va davvero molto oltre il trucco, aveva un'intensità devastante e io trovavo ogni volta difficile oppormi a questa forza della natura, proprio come doveva essere sul copione".

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