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Horror Frames: The Presence e i fantasmi romantici

Un'angolatura nuova da cui guardare al melodramma horror.
di Rudy Salvagnini

In foto Mira Sorvino, protagonista femminile di The Presence, horror diretto dall'esordiente Tom Provost.
Mira Sorvino (56 anni) 28 settembre 1967, Tenafly (New Jersey - USA) - Bilancia. Interpreta La donna nel film di Tom Provost The Presence.

martedì 3 maggio 2011 - News

Romanticismo e fantasmi sono spesso andati a braccetto perché non c’è nulla di più melodrammatico di un amore impossibile tra chi è vivo e chi è morto. Il ritratto di Jennie (1948) è forse l’esempio migliore in questo senso: turgido, cupo e figurativamente maestoso, è diretto con estrema maestria da William Dieterle e si avvale di due interpreti di grande carisma e spessore come Joseph Cotten e Jennifer Jones. L’altra faccia della questione è l’orrorifico Entity (1982) di Sidney J. Furie (che nel suo ricco curriculum vanta persino un titolo cult come La bara del dottor Sangue), nel quale Barbara Hershey è vittima delle lubriche attenzioni di un fantasma non proprio benevolo. Ma, in genere, fantasmi e storie d’amore - più o meno maledette - si legano bene: sempre in ambito horror si possono citare il dimenticato ma meritevole Ghost Story (1974) di Stephen Weeks e Storie di fantasmi (1981), tratto da un romanzo di Peter Straub e caratterizzato soprattutto dalla presenza di un cast di celebrati ottuagenari come Fred Astaire, Melwyn Douglas, Douglas Fairbanks jr e John Houseman. Con l’occasione, è anche da ricordare l’italiano Oltre la notte (1993) di Rosario M. Montesanti, suggestiva ghost story romantica ambientata sulle rive del lago di Bolsena. Fuori dall’horror, ma sempre con fantasmi e sentimenti a farla da padroni, si deve segnalare almeno Ghost (1990), con il compianto Patrick Swayze e una Demi Moore mai così in forma, un film che spinge al massimo lo struggente pedale del romanticismo.

Un’angolatura in parte nuova della situazione
Normalmente è la storia d’amore impossibile tra un essere umano e un fantasma a fornire l’elemento (melo)drammatico, ma The Presence, recentemente arrivato da noi in dvd, presenta un’angolatura in parte nuova della situazione.
Una donna si prende una pausa dalla vita cittadina per andare a lavorare in una solitaria e suggestiva casa in una boscosa isola, dove trascorreva le vacanze da bambina, coi nonni. La casa sembra disabitata da tempo, ma in realtà è infestata da uno spettro. Il fantasma è quello di un giovane uomo che non tarda a invaghirsi - o almeno così sembra - della donna e cerca di farle “sentire” la sua presenza, anche attraverso un ritaglio di giornale che tratta dell’annegamento di un criminale evaso. La donna comincia a percepire qualcosa di strano ed è inquieta, ma l’arrivo del fidanzato la tranquillizza. Non ha lo stesso effetto sul fantasma, però.

Una metafora della condizione femminile nel rapporto di coppia
Il regista Tom Provost mira a creare un’atmosfera sospesa e inquieta attraverso le immagini, ricercate ed eleganti (anche se talvolta tendenti al patinato), con largo uso di interni oscuri ed esterni silvestri di gradevole efficacia. Le prime parole vengono pronunciate dopo oltre un quarto d’ora di film, quando la situazione di base è già stata stabilita efficacemente senza bisogno di dialoghi. La particolarità è che i personaggi non hanno un nome, ma sono definiti - nei titoli di coda - per la loro qualifica (donna, uomo, fantasma..): la cosa sembra celare il desiderio di spersonalizzare il racconto, di renderlo più universale e di accrescere la sua forza a livello di metafora della condizione femminile nel rapporto di coppia.
La psicologia dei personaggi è caratterizzata in modo non banale. La donna non ha un buon rapporto con il genere maschile: se ricorda estatica la nonna, ha un’assai mediocre opinione di nonno e padre. Con il fidanzato il rapporto è solo apparentemente migliore. Lei, trepidante, gli mostra i vari luoghi magici della sua infanzia, ma lui, benché le prometta amore eterno e si mostri desideroso di formare una famiglia, non riesce a suscitare in lei la passione né riesce a farle superare i suoi preconcetti - giustificati - verso il genere maschile. Il fidanzato, d’altro canto, è mostrato come una persona benintenzionata, sensibile e innamorata, capace di umana comprensione e tenacia nei sentimenti, ma privo della complessità di analisi che gli servirebbe per cogliere le ragioni dei mutamenti d’umore della sua partner. L’effetto che la casa con i suoi ricordi e le sue presenze produce nella psiche confusa e tormentata della donna è tratteggiato con cura, in modo strisciante e sinistro. Mentre lotta contro la presenza spettrale, la donna lotta anche e soprattutto con i suoi fantasmi interiori, che la tormentano da sempre, da quando la sua infanzia e la sua adolescenza sono state rovinate da morbose e torbide attenzioni.

Un horror anacronistico che punta sulla forza della storia
Esordiente alla regia (e anche autore della sceneggiatura), Provost gioca la carta di un horror anacronistico, lontano da ogni tendenza tra quelle in voga: senza sangue, senza particolari spaventi, senza effetti speciali. Lo fa credendo nella forza della storia, che presenta alcune svolte non scontate e punta in una direzione più articolata rispetto a quella inizialmente adombrata. Il tentativo è coraggioso, ma il risultato è solo parzialmente raggiunto. Nel tratteggiare la presenza spettrale, il film scivola infatti non tanto nella banalità quanto nella ridondanza: senza voler rivelare aspetti della trama che è meglio apprendere direttamente dalla visione del film, basta sottolineare una certa magniloquenza melodrammatica che contrasta con l’asciuttezza psicologica e comportamentale dei contraltari “umani”. Nella parte finale, la tensione, dopo tanta preparazione, esplode, ma non deflagra in modo del tutto efficace proprio per la scarsa credibilità del rapporto umano-fantasma e per un eccessivo afflato consolatorio. Mira Sorvino guida con buona autorevolezza un cast diseguale e non sempre all’altezza.

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