The Next Three Days

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Un film di Paul Haggis. Con Russell Crowe, Elizabeth Banks, Brian Dennehy, Lennie James, Olivia Wilde.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 122 min. - USA, Francia 2010. - Medusa uscita venerdì 8 aprile 2011. MYMONETRO The Next Three Days * * 1/2 - - valutazione media: 2,83 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Thriller d'amore

di Paolo D'Agostini La Repubblica

Ricordiamo chi è Paul Haggis, regista cinquantottenne di The Next Three Days (I prossimi tre giorni). Modellato su un film francese di qualche stagione fa, intitolato "Pour elle" (Per lei). Haggis è sceneggiatore prima che regista. Sceneggiatoree soggettista di prima grandezza: tra l' altro di alcuni dei capolavori di Clint Eastwood, da Million Dollar Baby al doppio film sulla battaglia di Iwo Jima. Come regista, i suoi precedenti si chiamano per esempio Crash e Nella valle di Elah, lo straziante film dove Tommy Lee Jones è un coriaceo veterano del Vietnam, padre di un ragazzo morto in modo atroce dopo il ritorno dal fronte iracheno. Concluderà la sua personale indagine, e il film, issando la bandiera a stelle e strisce del figlio, ma rovesciata: significa, in codice, richiesta di aiuto o dichiarazione di resa. Sembra di cogliere un filo riconoscibile di continuità, la stessa impronta di palpitante convivenza tra eccezionalità delle prove ed esistenze comuni, nella storia che sta per andare nei cinema. Inizia con una normale cena a quattro, due fratelli e le rispettive mogli che battibeccano a partire dai diversi punti di vista su come una donna debba farsi valere nella competizione professionale. La coppia protagonistaè quella di Elizabeth Banks e Russell Crowe, lui insegnante universitario e lei - nella disputa tra donne - fermamente schierata a favore dell' amore e della famiglia (i due hanno un bimbetto) malgrado sia anche lei, si chiama Lara, impegnata in una carriera. Ed è proprio in relazione a questa carriera - abbiamo sentito accennare ai suoi difficili rapporti con il capo, donna a sua volta - che il tono del film gira repentinamente, inaspettatamente. La polizia irrompe in casa della coppia, la giovane donna è in arresto sotto l' accusa di omicidio. Tutto è contro di lei. Poco prima dell' appuntamento per la cena la capa della protagonista è stata assassinata e una montagna di indizi, oltre che il movente, si riversano su Lara. Non c' è via di scampo, tanto il primo che il secondo grado di giudizio confermano la dura condanna. Il titolo del film si riferisce alla sua scansione e a qualcosa di molto importante che deve succedere a un certo punto, ma non possiamo dire di più per non svelare ciò che lo spettatore deve scoprire da solo. Il punto è nel contrasto violento tra l' andamento della vicenda fino a una certa soglia e il dopo. Pur schiacciati dagli eventi i due restano quelli che erano: miti, affiatati, lei addolorata ma paziente e fiduciosa, lui esemplare nel raddoppiare l' impegno di padre, di marito, di docente, di cittadino. Ma soprattutto ciecamente convinto dell' innocenza di lei, mai sfiorato dal dubbio. Fino a intraprendere, quando ogni altra via appare chiusa, la strada di un folle progetto. Il nodo drammaturgico ed emotivo del film è proprio nell' amore e nella fiducia dell' uomo, normalissimo, disposto letteralmente a tutto per la sua donna. Di pari passo con i segnali crescenti disseminati ad arte per radicare il dubbio, anzi quasi la certezza negativa, in noi spettatori. E magari ci si sarebbe aspettati l' audacia di tirare al massimo la corda. Si sa che il modello hitchcockiano conta parecchio in intrecci di questo tipo. Non è un film perfetto né risulta granché affascinante l' incedere di Russell Crowe imbambolato dallo shock. Eppure tanto il riconoscere un archetipo (quindi la non originalità) quanto le imperfezioni non svuotano il film della sua forza. A proposito dell' impronta personale di Haggis: riconosciamo nella dismisura delle prove affrontate dal protagonista la stessa inverosimiglianza della dolce morte finale data da Clint alla ragazza di Million Dollar Baby. Sembra stare proprio qui la forza, nel farci dimenticare di chiederci se quello che vediamo è plausibile.
Da La Repubblica, 5 aprile 2011


di Paolo D'Agostini, 5 aprile 2011

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