Somewhere |
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Un film di Sofia Coppola.
Con Stephen Dorff, Elle Fanning, Chris Pontius, Simona Ventura, Nino Frassica.
continua»
Drammatico,
durata 98 min.
- USA 2010.
- Medusa
uscita venerdì 3 settembre 2010.
MYMONETRO
Somewhere
valutazione media:
2,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"In qualche luogo" c'è un'occasione mancata.di FrancoCesarioFeedback: 235 | altri commenti e recensioni di FrancoCesario |
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lunedì 20 settembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Somewhere è un film che ha delle potenzialità molto grandi ed ho capito che è come una bevanda molto forte che nell'immediato ha un gusto non facilmente definibile ma che poi impari a conoscere man mano che si palesa il retrogusto. La forza dell'opera di Sofia Coppola sta nel suo cinema minimalista, anti-holliwoodiano per definizione e de facto (il film parla di un attore molto noto che attraversa una crisi di identità scatenata dalla presenza della figlia di undici anni che ha visto rarissimamente data la sua separazione coniugale). Il minimalismo sopracitato però a volte sembra nascondere un riempitivo scenico che altrimenti non si saprebbe come colmare. Il fatto è che le tematiche, pur valide ed in certi casi evocative, potevano essere meglio concepite ed essere un tantino più coinvolgenti, senza trascendere nel sensazionalismo di un film d'azione o delle solite commedie che il filmificio americano, purtroppo, ci ha imparato a conoscere. La sensazione è che sia un'occasione persa, una sfida onirica mancata, una pietra lanciata in uno stagno che provoca pochi schizzi. Non mancano di certo slanci e parti che aiutano lo spettatore più attento a riflettere intensamente sulla realtà sociale in cui ci siamo ficcati; sembra di assistere, però, ad un film che ha subito forti influenze dal cinema impegnato italiano o francese degli anni '70 senza toccarne gli apici creativi. Sicuramente non poteva aspirare ad un Leone d'oro a Venezia in una rassegna che avesse come competitor opere immortali come “La Grande Guerra” di Monicelli, “Deserto Rosso” di Antognoni o “Film blu” di Kieslowsky, capolavori capaci di vincere le edizioni precedenti. La scena finale, nonostante auspicabile per chi vive nel cinema un pathos particolare che lo coinvolga in prima persona, è resa piatta e asfittica dalla celerità del movimento e dal ghigno del pur bravo Stephen Dorff. Complessivamente Sofia Coppola a mio avviso merita (dopo aver visto anche “Il giardino delle vergini suicida” e “Lost in translation”) un esame di riparazione a settembre perchè rappresenta il classico caso di colei che “ha ottime potenzialità ma potrebbe fare di più” di scolastica memoria. P.s.: la scena dei telegatti girata in Italia crea in me sentimenti contrastanti: da un parte ci prende in giro per aver sposato in toto la sub-cultura americana e ciò è paradossale; dall'altra mi da piacere perchè Simona Ventura e Valeria Marini pur di recitare in un film Usa non si rendono conto di rappresentare con la propria attività televisiva un esempio di trash tv. Franco Cesario sinonimomacontrario.splinder.com
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