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Horror Frames: Red: Werewolf Hunter e le fiabe horror

Una chiave un po' diversa di abbinare Cappuccetto rosso e l'horror.
di Rudy Salvagnini

Una scena del film TV Red: Werewolf Hunter di Sheldon Wilson.
Felicia Day - Cancro. Interpreta Virginia Sullivan nel film di Sheldon Wilson Red: Werewolf Hunter.

martedì 5 aprile 2011 - News

Il mondo delle fiabe e quello dell'horror hanno diversi elementi in comune: in entrambi, i cattivi sono veramente cattivi, il soprannaturale è di casa e l'ambientazione è spesso gotica e cupa. Non è un caso quindi se l'horror ha più di qualche volta tratto spunto da alcune fiabe in particolare o, più genericamente, dall'estetica fiabesca per alcuni film. Tra quelli che, senza rifarsi alla trama di qualche fiaba specifica, hanno assunto aspetti tipici di quel mondo, uno dei più importanti è Lemora la metamorfosi di Satana (1973), nel quale una ragazzina parte alla ricerca del padre per perdonarlo d'averla abbandonata e di averle ucciso la mamma. Personificazione dell'innocenza, la bionda ragazzina entra in contatto, nel suo viaggio, con un mondo turgidamente fiabesco che volge presto all'orrorifico, in una trasfigurazione ancor più tenebrosa della classica foresta delle favole. Il film resta purtroppo l'unica regia cinematografica di Richard Blackburn, capace di articolare in modo suggestivo temi e spunti di notevole spessore anche psicologico. La giovane protagonista è interpretata dall'incantevole Cheryl Smith cui la vita dev'essere forse sembrata come il viaggio nelle tenebre compiuto nel film: morirà ad appena 47 anni dopo seri problemi legati alla droga. Fantasie di una tredicenne di Jaromil Jires, film cecoslovacco del 1970, percorre una strada simile privilegiando atmosfere ancora più surreali, oniriche e immaginifiche, ponendo ancora al centro una giovane ragazza a contatto con una realtà sempre più sfuggente e sinistra.

Le trasposizioni filmiche della favola di Cappuccetto rosso
Ma oltre agli horror fiabeschi nello spirito, ci sono gli horror che si sono rifatti a fiabe celebri enfatizzandone le caratteristiche più ombrose e convertendole in horror a tutto tondo. Tra le fiabe utilizzate a questo proposito spicca quella di Cappuccetto rosso, proveniente dalla tradizione popolare e nota nelle versioni di Charles Perrault e, soprattutto, dei fratelli Grimm. Il lupo della fiaba è chiaramente un antesignano dei lupi mannari dell'horror cinematografico per cui la transizione non è stata difficile, tenuto anche conto che esistono poche fiabe altrettanto truci e tenebrose. Data la sua fama, la fiaba ha avuto diverse traduzioni filmiche senza alcun contenuto horror, come Cappuccetto rosso (1989) di Adam Brooks con Isabella Rossellini, l'omonima versione musical diretta nel 2007 da Randal Kleiser (non a caso regista di Grease) e altre ancora, compreso Cappuccetto rosso di Roberto Rodriguez, film messicano del 1960. Ma non sono mancati i film più propriamente horror, l'ultimo dei quali, Cappuccetto rosso sangue di Catherine Hardwicke (la regista di Twilight), è in arrivo suoi nostri schermi.
L'affascinante In compagnia dei lupi di Neil Jordan, tratto dai racconti di Angela Carter, aveva già usato Cappuccetto rosso - e altre fiabe - come complessa metafora di liberazione sessuale. Cappuccetto rosso - Red Riding Hood di Giacomo Cimini, prodotto da Ovidio G. Assonitis (responsabile - da Chi sei? a Tentacoli e oltre - di parecchi dei titoli ormai cult dell'horror italo-internazionale) opera invece una rilettura modernistica della fiaba rovesciando i ruoli e appaiando un misterioso "lupo" a una sorta di Cappuccetto rosso ben poco innocente. Un'operazione di rovesciamento dei ruoli per certi versi simile, ma con proprie caratteristiche, avviene anche nel cortometraggio Cappuccetto rosso di Stefano Simone.

Il film TV Red: Werewolf Hunter di Sheldon Wilson
Il recente film televisivo Red: Werewolf Hunter di Sheldon Wilson propone una chiave un po' diversa di abbinare Cappuccetto rosso e l'horror.
In uno scenario fiabesco e antico, una bambina dai capelli rossi vive in una casa nella foresta assieme alla nonna ed è testimone dell'improvviso assalto ai danni di quest'ultima da parte di un licantropo. Oggi, Virginia è un'agente federale dai capelli rossi con un segreto di famiglia che nemmeno il suo fidanzato Nathan, anche lui agente federale, conosce. Virginia lo conduce nella foresta per presentargli la famiglia, che vive in una grande casa. Nathan è incuriosito nel sapere da Jake, fratello minore di Virginia, che il soprannome 'Red' attribuito a Virginia non ha niente a che fare con i suoi capelli rossi, ma è assegnato di diritto alle primogenite di generazione in generazione. La nonna confida invece a Virginia che le cose sono al momento tranquille: "loro" stanno rispettando la tregua. Virginia vuole svelare a Nathan il segreto di famiglia e ne chiede il permesso alla nonna. Ma prima che la cosa possa essere discussa, Nathan è testimone di un fatto strano: un anziano insanguinato gli si para davanti uscendo dal bosco e gli mormora un nome, Gabriel. Poi l'anziano brucia e di lui, in un attimo, restano solo le ceneri fumanti. Nathan è sconcertato, ma lo è di più quando Virginia, vista la situazione, gli spiega la missione della sua famiglia: cacciare licantropi. Incredulo, Nathan se ne va a spasso nel bosco, ma farà presto a ricredersi: altre sorprese sono in serbo per lui. La prima è l'incontro con il licantropo Gabriel, che può mutare forma a volontà e gli lascia un morso in ricordo. Con tutte le conseguenze del caso.

Un horror convenzionale, poco approfondito ma spettacolare
Diversamente dagli horror fiabeschi come Lemora, questo film evita la fusione estetica dell'horror con la fiaba, utilizzando invece Cappuccetto rosso come premessa alla vicenda e trasformando il lupo cattivo in un classico lupo mannaro da horror. La storia ha sufficiente brio e colpi di scena da intrattenere adeguatamente. Solidamente ancorata alle convenzioni del genere - luna piena, pallottole d'argento e così via - la pellicola si incentra però proprio su una trasgressione a quelle convenzioni, usate per definire un campo nel quale si vuole giocare una partita leggermente diversa. Il tono prescelto è quello di un action movie a tutto tondo dove la lotta tra i cacciatori di licantropi e gli uomini lupo è motivo di sparatorie, assalti e agguati a profusione. La figura del capo licantropo, interpretata con maligna incisività dal sempre bravo Stephen McHattie (Pontypool), è il simbolo della rivolta del lato selvaggio della natura contro l'ordine rappresentato dai cacciatori: è la riproposizione di una lotta interminabile che data almeno dai tempi di Cappuccetto rosso perché proprio di questo si tratta, secondo il film. La favola era vera e i discendenti di Cappuccetto rosso continuano a confrontarsi con i lupi cattivi che sono ancora tra noi. Il tutto mescolato con spunti tratti da La pericolosa partita: la caccia con esseri umani come preda che, in questo caso, rappresenta una velenosa ritorsione contro la caccia secolare effettuata dagli esseri umani nei confronti dei licantropi. I personaggi sono poco più che funzionali, con dinamiche relazionali convenzionali, ma alcuni aspetti sono nuovi e interessanti. La licantropia rimane una sorta di malattia che colpisce gli incolpevoli (come avviene a Nathan), ma, per la nuova tipologia di licantropi che Gabriel intende sviluppare, è anche un'estasi raggiungibile a comando, che permette di riaffermare il proprio desiderio di una diversità libera e selvaggia. Il rapporto tra l'uomo civilizzato e la sua attraente e crudele natura primordiale è infatti centrale nella storia. Teso a privilegiare l'azione, il film non approfondisce i suoi spunti e non è aiutato da un cast poco carismatico (tranne l'ottimo Stephen McHattie), ma funziona abbastanza a livello spettacolare.
Sheldon Wilson ha già diretto diversi horror, anche se non particolarmente significativi - Shallow Ground - Misteri sepolti, Kaw - L'attacco dei corvi imperiali, Screamers 2 - L'evoluzione - e quindi sa muoversi con perizia all'interno del genere. Gli effetti speciali digitali sono però realizzati in modo un po' cheap e conseguentemente soffrono di una carenza di credibilità, rappresentando uno dei difetti del film.

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