choco
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lunedì 28 giugno 2010
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il doppiaggio italiano non rende la comicità
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Si sa oramai che le coppie di sbirri americane sono al quanto noiose, e con le ultime uscite cinematografiche questo film rischia di perdere punti, ma non per la mancanza di comicità o di battute, ma per il pessimo doppiaggio italiano. Per chi conosce e ama l'inglese questo film rende l'idea della coppia di sbirri annoiati che sparano cavolate e battute a doppio senso a raffica, facendo si, che nel giro di 1h25min ci vengano gli addominali dalle risate. La mimica di Tracy Morgan è divertentissima e originale. Per chi invece non conosce l'inglese la recensione del Sig. Giancarlo Zappoli rende l'idea.
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greatsteven
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venerdì 25 agosto 2017
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strana coppia stavolta più fiacca, meno divertente
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POLIZIOTTI FUORI – DUE SBIRRI A PIEDE LIBERO (USA, 2010) diretto da KEVIN SMITH. Interpretato da BRUCE WILLIS, TRACY MORAN, ADAM BRODY, KEVIN POLLAK, ANA DE LA REGUERA, SEAN WILLIAM SCOTT
Jimmy Monroe (Willis) e Paul Hodges (Morgan) sono poliziotti, amici e compagni di squadra da nove anni. Il primo, bianco di carnagione, ha una figlia che sta per sposarsi con un futuro genero che Jimmy non inquadra troppo volentieri, mentre il secondo, di pelle scura, è ossessionato dai presunti tradimenti coniugali della moglie. Una rapina ad un negozio di telefonia li invischia, dopo averli fatti sospendere dal servizio per dieci giorni, nel giro di droga dei narcos messicani che operano a New York, metropoli in cui la storia è ambientata.
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POLIZIOTTI FUORI – DUE SBIRRI A PIEDE LIBERO (USA, 2010) diretto da KEVIN SMITH. Interpretato da BRUCE WILLIS, TRACY MORAN, ADAM BRODY, KEVIN POLLAK, ANA DE LA REGUERA, SEAN WILLIAM SCOTT
Jimmy Monroe (Willis) e Paul Hodges (Morgan) sono poliziotti, amici e compagni di squadra da nove anni. Il primo, bianco di carnagione, ha una figlia che sta per sposarsi con un futuro genero che Jimmy non inquadra troppo volentieri, mentre il secondo, di pelle scura, è ossessionato dai presunti tradimenti coniugali della moglie. Una rapina ad un negozio di telefonia li invischia, dopo averli fatti sospendere dal servizio per dieci giorni, nel giro di droga dei narcos messicani che operano a New York, metropoli in cui la storia è ambientata. Pur non potendo contare su due colleghi che, pur deridendoli abitualmente, li stimano e credono nel loro potenziale, il flemmatico Jimmy e l’avventato Paul dovranno fare i conti con partite di sostanze stupefacenti nel cui smercio è coinvolta anche una ragazza di etnia ispanica. Nonostante i metodi poco ortodossi, i frequenti scivoloni e gli innumerevoli scontri a fuoco che mettono a repentaglio le loro vite fra banchine portuali e parcheggi sotterranei, i due riusciranno a sgominare la banda criminale, ma non a portare in salvo una rarissima figurina di baseball di pregiato valore su cui Jimmy contava per ricavare denaro bastevole per il matrimonio della figlia. Smith, anche autore di fumetti, non si dimostra particolarmente talentuoso dietro alla macchina da presa: la commedia funziona a singhiozzo, i tempi comici vengono disattesi con puntualità e centrati solo in occasioni sporadiche, le gag si ripetono troppo velocemente a catena senza conferire il necessario spazio al respiro della vicenda che, com’è naturale supporre, necessita di arieggiarsi per attendere il divertimento successivo, e gli argomenti escatologici e la volgarità gratuita infastidiscono e stuccano fino a banalizzare i dialoghi e stravolgere, da un punto di vista esilarante, il senso del discorso che si cela dietro un comico poliziesco che non assolve il compito che s’era prefisso. Malgrado la mimica sopra le righe di Morgan (efficace co-protagonista attivo e burlone, ma troppo autocompiacente nell’evoluzione acrobatica delle scurrilità di sceneggiatura) e il brio carismatico di un attore simbolo dei film d’azione come Willis (qui molto concentrato, sorridente di rado e pronto ad imbracciare la pistola come a sparare proiettili verbali contro i nemici che lo provocano), la vicenda finisce troppo presto per arenarsi in un mare che si muove da sé, facendo prendere agli elementi che compongono la trama ciascuno la propria disastrosa e malridotta rotta. Qualche elogio che non esageri va però condonato ai personaggi di contorno: Brody e Pollak brillano nelle vesti dei poliziotti che stanno sempre dietro alla scrivania e ai telefoni o ad ingozzarsi ai fast-food invece di entrare saldamente in movimento come Willis e Morgan, e anche S. W. Scott, acrobata abilissimo ad intrufolarsi nelle abitazioni effettuando salti e capriole da capogiro allo scopo di estrapolare oggetti di valore con obiettivi di ladrocinio, ma il suo comportamento autodistruttivo in merito al suo intellettualismo becero e biasimevole fa perdere credibilità alla sua interpretazione. Non eccellente la scelta di lasciare l’audio originale a La Reguera, che per tutta la durata si esprime in spagnolo: una voce doppiata in italiano sarebbe stata preferibile ai sottotitoli e avrebbe risparmiato i penosi alterchi con i trafficanti di droga messicani che costituiscono un punto debole che avrebbe potuto essere ottimizzando limitando la violenza e analizzando con maggior lucidità i motivi intimi e le ambizioni di successo di questi delinquenti trapiantati in terra statunitense che rovinano la figurina del giocatore importantissima per Willis, eliminano senza mezzi termini i testimoni o gli ex spacciatori scomodi e se la prendono coi tutori della legge come fossero bambini maleducati cui insegnare un bon-ton a furia di pistolettate e spargimenti di sangue. Il regista riesce a malapena a rendere appetibile il prodotto ad un target giovanile, di età mentale e intellettuale che dovrebbe aggirarsi intorno ai quindici anni, il che permette alla commedia in questione di scatenare risate gustose e divertirsi fino a torcersi le budella quando non si è troppo occupati a destrutturarla per il suo impianto cedevole, la sua storia ormai già fritta e rivista in numerose occasioni e il candore ingenuo che muove le azioni dei personaggi. Consigliabile, quantomeno, a scopo di distrazione, e per evadere da una cinematografia che, a questo punto, vorrebbe prendere le distanze dallo slapstick inflazionato e produrre comicità di più pregevole livello abbandonando definitivamente le scorrerie culturali da globalizzazione che ci involgariscono dal principio del Nuovo Millennio.
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dario
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lunedì 25 ottobre 2010
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modesto
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Un po' le solite cose poliziesche americane, ma con qualche garbo insolito, e tanta ironia sotterranea. Manca il tocco, però il regista materialmente ci sa fare. Troppe gag e molte malfatte, raffazzonate. Troppi morti ammazzati, troppo rumore, e troppa violenza gratuita. La recitazione tiene, specialmente di Willis. Morgan strabuzza gli occhi continuamente e fa il simpaticone per forza; a volte ottiene l'effetto contrario.
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elgatoloco
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lunedì 29 giugno 2015
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metafilmico o citazionista? vale la soluzione n.2
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Nel voler unire(talora con soluzioni divertenti), commedia e poliziesco, "Cop Out"è invece, sostanzialmente, un film citazionista, con repertori tratti da vari film, con un "immaginario collettivo", internalizzato almeno dai due poliziotti protagonisti, fatto di telefilm, soprattutto. Qualche momento felice(merito soprattutto di Tracy Morgan, "clown inesauribile", non fa scattare, però, nel film, quanto individuato da tutti i grandi teorici del"comico"(Freud, Bergson, Pirandello)come momento aurorale dello stesso, ossia quel"sentimento del contrario"che troviamo in Chaplin, Buster Keaton, Woody Allen, talora in altri. Da non sottovalutare, "Cop out"è comunque un film di cui non avrebbe senso voler esagerare l'importanza, rientrando comunque in un certo tipo di "produzione media"del cinema USA, con le sue specificità, culturalmente condizionate.
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Nel voler unire(talora con soluzioni divertenti), commedia e poliziesco, "Cop Out"è invece, sostanzialmente, un film citazionista, con repertori tratti da vari film, con un "immaginario collettivo", internalizzato almeno dai due poliziotti protagonisti, fatto di telefilm, soprattutto. Qualche momento felice(merito soprattutto di Tracy Morgan, "clown inesauribile", non fa scattare, però, nel film, quanto individuato da tutti i grandi teorici del"comico"(Freud, Bergson, Pirandello)come momento aurorale dello stesso, ossia quel"sentimento del contrario"che troviamo in Chaplin, Buster Keaton, Woody Allen, talora in altri. Da non sottovalutare, "Cop out"è comunque un film di cui non avrebbe senso voler esagerare l'importanza, rientrando comunque in un certo tipo di "produzione media"del cinema USA, con le sue specificità, culturalmente condizionate.Ana de la Reguera, da"comprimaria", se la cava più che egregiamente, "esagerando"il proprio ruolo. El Gato
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ultimoboyscout
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domenica 8 agosto 2010
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stif è sempre un mito!
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Commedia poliziesca che mixa azione e ritmo, battute, situazioni assurde e molto divertimento, per un film di puro intrattenimento e nulla più. E la coppia Willis-Morgan è davvero azzeccata per interpretare le rispettive parti ed interagire tra loro. In particolare Morgan è comico e buffo da morire, con faccia e mimica giuste e lingua prontissima e sciolta. Anche la storia tutto sommato non dispiace e la numerosa quantità di personaggi strampalati che via via incontriamo si mescolano bene coi protagonisti e con il tenoe stesso del film. Fa ridere con leggerezza e senza troppi pensieri, per una seratina estiva è ottimo. Fantastica la scena finale. Se l'intento era fondere insieme azione e comicità (impresa davvero ardua, sempre) ci sono riusciti solo in parte.
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Commedia poliziesca che mixa azione e ritmo, battute, situazioni assurde e molto divertimento, per un film di puro intrattenimento e nulla più. E la coppia Willis-Morgan è davvero azzeccata per interpretare le rispettive parti ed interagire tra loro. In particolare Morgan è comico e buffo da morire, con faccia e mimica giuste e lingua prontissima e sciolta. Anche la storia tutto sommato non dispiace e la numerosa quantità di personaggi strampalati che via via incontriamo si mescolano bene coi protagonisti e con il tenoe stesso del film. Fa ridere con leggerezza e senza troppi pensieri, per una seratina estiva è ottimo. Fantastica la scena finale. Se l'intento era fondere insieme azione e comicità (impresa davvero ardua, sempre) ci sono riusciti solo in parte. Poche 2 stelle, troppe 3.
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