Poetry |
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Un film di Lee Chang-dong.
Con Yu Junghee, Da-wit Lee, Kim Hira, Ahn Naesang
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 135 min.
- Corea del sud 2010.
- Tucker Film
uscita venerdì 1 aprile 2011.
MYMONETRO
Poetry
valutazione media:
3,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La perdita dell'innocenza con troppa innocenzadi Francesco2Feedback: 41676 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
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domenica 3 aprile 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Apprendo ora che il regista è lo stesso di "Oasis,"che ho visto, e di altro cinema, purtroppo non distribuita in Italia. Ma saperlo,anche se lo stesso "Oasis" non era ineccepibile, forse soprattutto nella parte finale, non fa che aggiungere in me altra delusione. Procedendo con ordine, la prima scena mostra il corpo di una ragazzina in un fiume, mentre un gruppo di coetanei gioca in riva: un film un po’ migliore di questo, "Revanche", aveva un inizio simile ma in cui, nell’acqua venivano lanciati a ripetizione sassi. Certo questa è una scena reale ,(apparentemente)senza valenza metaforica , ma dimostra già da subito i limiti del film: didascalicamente, pone in evidenza la perdita della sensibilità e della bellezza,uno dei punti focali del film. La nonna del ragazzo, doppiata in maniera forse fin troppo cantilenante dalla brava ed esperta Vittoria Febbi, è un bell'esempio di signora quasi sessantenne che fa i conti con lo stessa società vista in "Non uno di meno"(1999), quanto e più che in "La storia di Qiu Ju"(1992): mentre racconta del suicidio della giovane citata, la gente appare distratta mostrando quell'insensibilità che probabilmente coinvolge anche il giovanissimo nipote, cicciottello più legato forse al mondo virtuale(Internet), che alla realtà che lo circonda, contrapposta alla sensibilità della protagonista, che cerca di (ri)appropriarsi di una dimensione poetica che, come racconta, faceva parte della sua gioventù. I primi piani utilizzati ricordano certo cinema lusitano(Monteiro, De Oliveira), ma anche orientale (Tsai Ming-Liang, soprattutto ma non in solo in "Vive l'amour!). Proprio il paragone con quest'opera, però, ci illumina su uno dei difetti di "Poetry": Liang aveva costruito un trittico di personaggi che venivano soprattutto (rac) colti, senza moralismi ma con malizia, nella loro quotidianità: il pianto finale della donna era forse simbolo di un'inevitabile infelicità e /o solitudine, La credibilità, invece, di troppi personaggi di "Poetry", è la stessa(Poca) dei ragazzini della prima scena, si pensi al vecchietto un pò equivoco cha alla fine concederà il prestito, come al poeta improvvisato ex poliziotto e vittima del sistema. Più verosimile è la madre della suicida, a cui la protagonista la prima volta non confesserà cosa l'abbia spinta lì, e che dice forse una delle frasi più significative:"Se il mercato si va bene, io ho slo poblemi di altro genere. Qui fatichiamo sempre".Se il film ha un significato, indipendentemente dalla sceneggiatura,la storia dei padri dei violentatori, disinteressati alla morte della ragazza e desiderosi di evitare strascichi giudiziari, segue un ritmo lento forse fino al compiacimento. Quando poi vuole elogiare la poesia, il regista costruisce altre figurine che raccontano il proprio passato, in buona sostanza altre macchiette i cui racconti aggiungono sostanzialmente altra noia. A volte spreca anche intuizioni interessanti, come quando mostra la soddisfazione della protagonista, apparentemente inspiegabile, quando il cappello le cade in acqua e poi galleggia ,e poi rovina tutto con delle goccie di sangue che all'improvviso sporcano il suo quaderno. E anche chi dicesse che il finale irisolto arricchisca il significato secondo me sbaglierebbe, perché tale conclusione è incompiuta più che affascinante. Il primo piano finale sul volto della suicida rende ancora più didascalico un film che, nella sua volenterosità, lo era già stato sin troppo.
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