Le commedie con Jennifer Lopez hanno quantomeno il pregio di rendere sufficientemente simpatica e accessibile una star mondiale della musica pop lontana anni luce dal mondo dei comuni mortali. Oltretutto, in versione acqua e sapone la Lopez è anche più carina. E qui ci fermiamo, perché molto altro da dire su "Piacere, sono un po’ incinta" (ennesimo strepitoso titolo made in Italy) non c’è. Se non che il regista, che in film come questi potremmo chiamare regista fantasma, miscela tradizionalmente momenti gioiosi, spiritosi, tristi, malinconici e persino – chiamiamoli così – splatter (vedi, su tutti, il parto casereccio, con tanto di piscina gonfiabile e riti voodoo, dell’isterica mamma “nubile e fiera”). Insomma, la classica ricetta delle commedie americane disgustosamente aggiornata al terzo millennio (com’è postmoderno vedere J-Lo che rutta!). Unico momento carino del film: la faccia del papà che Stan incontra al parco (interpretato da Anthony Anderson) quando scopre che il figlioletto stringe nella mano una cacca che… non gli appartiene. Con "Ricatto d'amore" e "Che fine hanno fatto i Morgan?" la commedia americana aveva fatto delle promesse, che "Piacere, sono un po' incinta" non mantiene. E vabbè, sarà per la prossima volta.
Ah, dimenticavo, il belloccio del film (Alex O’Loughlin), stranamente, non è un grafico pubblicitario, né uno scrittore, un editore, un medico di successo che cura i bambini del Burundi, ma un produttore di formaggi. Non ha finito il liceo, ahimè, però frequenta la scuola serale ed è ambizioso. Per carità, non sia mai che mettiamo come co-protagonista – la vera star è J-Lo, ci mancherebbe! – un semplice artigiano!
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