Un film dal sapore sentimentale e civile raccontato da Ligabue.
di Luisa Ceretto
Una riflessione sul nostro paese
Presentato fuori concorso, Niente paura, diretto da Piergiorgio Gay, è un documentario che offre una riflessione sul nostro Paese, in particolare, sui principi fondamentali del nostro vivere civile. Insieme al regista, era presente in conferenza stampa Luciano Ligabue, che ci ha raccontato il suo coinvolgimento all'interno del documentario.
Nel film, il mio ruolo è quello di ospite, però, mi piace anche pensare, non senza un pizzico di presunzione, di essere anche stato uno spunto. La proposta che mi è stata fatta dal regista, Piergiorgio Gay, era quella di cercare di raccontare una parte della storia del nostro paese, ma soprattutto di dare voce, permettetemi di aggiungere, "sentimentale", ad un insieme di persone che avevano voglia di dare il loro punto di vista in merito. Il mio lavoro è stato quello di vedere come inserire i miei brani in questo racconto. Ho partecipato con qualche intervista e ho registrato alcune delle mie canzoni voce e chitarra o voce e piano. Il risultato è un film che emoziona e fa riflettere, che trovo molto vicino alla mia canzone, Buonanotte all'Italia. Si tratta di un lavoro più sentimentale che ideologico, più civile che politico.
Per i giovani, sempre più spesso, una rockstar come te, diviene un punto di riferimento, cosa ne pensi?
In tema di responsabilità, penso di essere più che consapevole. Tra l'altro è un tema che porta a galla una sensazione di pesantezza piuttosto forte. Ci si aspetta talvolta da me anche quello che non posso dare. Però mi piace pensare che questo mestiere sia fatto di tanti privilegi, cerco di trasferire quella che è una mia attitudine molto testarda e contraria a quello che fa il rock. Spesso, infatti, in questo ambito prevale il nichilismo. Io, invece, sono fiducioso, ho un sentimento di speranza, anche a costo di essere considerato buonista. D'altro canto, è questa la mia natura e mi fa piacere che in questo film emerga questo mio lato.
Quando compi 50 anni, per forza di cose fai un po' di conti con quello che ti è accaduto e con quel che hai visto passare davanti ai tuoi occhi. Mi ha fatto specie, ad esempio, leggere nella scheda del film, a fianco del mio nome, la voce "interprete". Mi sono sempre ripromesso di non esserlo mai...
Perché non ti interessa recitare?
Non lo so fare, ci sono alcune occasioni in cui mi trovo a doverlo fare, ad esempio nei videoclip. Come saprete, nel videoclip non si può girare suonando veramente la musica perché poi c'è la fase del montaggio e quindi, in realtà, siamo in playback. E anche solo in questi brevi momenti, quando mi rivedo, mi sento abbastanza a disagio. E' una velleità che non ho, posso benissimo farne a meno...
Alla Mostra di Venezia, lo scorso anno, eri presente nella giuria...
Ho accettato di fare il giurato al festival, sapendo che si trattava di un impegno importante e impegnativo. In genere non amo molto esprimere giudizi, forse lo avrete notato e quindi, dovermi esprimere, sapendo che il mio giudizio poteva influire sull'esito di una gara, di un concorso, beh, la cosa era molto lontana da me.
Ma avevo un debito nei confronti della Mostra, il mio film, Radiofreccia, è stato presentato qui, nel 1998. E comunque, quella di giurato è stata un'esperienza veramente molto importante. L'anno scorso ho potuto confrontarmi con personalità interessantissime con chi, a differenza mia, il cinema lo mastica tutti i giorni. Con Ang Lee, che credo non necessiti di presentazioni, sanno tutti che genio sia... in modo particolare ho amato la solidità di Joe Dante; un regista che, mentre eravamo in giuria, non perdonava nulla, guardava alla qualità del testo, della scrittura, della messinscena, prima ancora della velleità autoriale di un film. È stato un impegno anche faticoso... vedere più di quattro film al giorno, ad un certo punto non è facile, ma sono felice di aver fatto questa esperienza.
A proposito di film e di regia, hai nuovi progetti?
Il mio ultimo film, risale a nove anni fa... Non faccio il regista, mi sono trovato incidentalmente a farlo, perché avevo delle storie da raccontare. Potrei farne un altro solo se avessi una storia che non posso non raccontare, perchè fare un film è faticosissimo, e richiede qualità che ho in pochissima parte, la pazienza e un totale impegno per più di un anno. Deve veramente valerne la pena...Se avessi una nuova storia lo sapreste, perché starei già girando...