dragan80
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venerdì 14 ottobre 2011
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divertentimento assicurato
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Classica comicità francese, nei confronti della quale ho sempre un po’ di timore: ma anche questo film è ben riuscito.
Il tema è lo stesso di “Bienvenue chez les Ch'tis “ (quello che da noi fu tradotto come “Giù al Nord”): i pregiudizi, descritti in maniera divertente e non con scopo offensivo, tra persone che sembrano vivere in mondi diversi, ma in realtà condividono lo stesso territorio.
Se nel film precedente faceva da padrone la contrapposizione tra sud e nord della Francia, ora bastano pochi metri di distanza per sentirsi “migliori” dell’altro: la trama si svolge in un paese di frontiera tra Francia e Belgio, nel momento in cui furono abbattute le frontiere tra gli Stati UE.
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Classica comicità francese, nei confronti della quale ho sempre un po’ di timore: ma anche questo film è ben riuscito.
Il tema è lo stesso di “Bienvenue chez les Ch'tis “ (quello che da noi fu tradotto come “Giù al Nord”): i pregiudizi, descritti in maniera divertente e non con scopo offensivo, tra persone che sembrano vivere in mondi diversi, ma in realtà condividono lo stesso territorio.
Se nel film precedente faceva da padrone la contrapposizione tra sud e nord della Francia, ora bastano pochi metri di distanza per sentirsi “migliori” dell’altro: la trama si svolge in un paese di frontiera tra Francia e Belgio, nel momento in cui furono abbattute le frontiere tra gli Stati UE.
Protagonisti sono un doganiere belga (che non sopporta i francesi) e un suo collega francese, costretti dagli eventi a lavorare insieme.
Dall’iniziale diffidenza e mal sopportazione, il rapporto tra i due si trasforma col tempo in amicizia interessata e infine sincera, quando il doganiere belga mette da parte i suoi pregiudizi razzisti e accetta pregi e difetti della persona.
Inevitabile il lieto fine, con annessa nota comica, quando all’improvviso cambia il bersaglio della diffidenza del doganiere belga. Come si dice: “Il lupo perde il pelo, ma non il vizio” :-D
Le risate non mancano già dalla prima scena e per tutto il film si susseguono episodi divertenti e personaggi improbabili.
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elgatoloco
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domenica 24 giugno 2018
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rielaborazione classico tema
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"Une quelquonque Belgique", cantava Jacques Brel, fieramente belga quand me^me(nonostante tutto), irridendo i propri colori. Le barzellette, espressione culturale di un atteggiamento quasi"Innato"(in realtà culturalmente condizionato, invece)esprimono i reciproci pregiudizi, dato che i Francesi ironizzano sui Belgi e i Belgi...si difendono. Tutto questo in "Rien à déclarer"(di Dany Boon, 2011, Francese, tra l'altro...)viene fuori con la figura di un fanatico anti-Francese belga, convinto della grandeur belga versus quei... di Francesi- altro che in "Franz", film di Brel del 1972 in cui si dice"Siete Belga?"Sì".
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"Une quelquonque Belgique", cantava Jacques Brel, fieramente belga quand me^me(nonostante tutto), irridendo i propri colori. Le barzellette, espressione culturale di un atteggiamento quasi"Innato"(in realtà culturalmente condizionato, invece)esprimono i reciproci pregiudizi, dato che i Francesi ironizzano sui Belgi e i Belgi...si difendono. Tutto questo in "Rien à déclarer"(di Dany Boon, 2011, Francese, tra l'altro...)viene fuori con la figura di un fanatico anti-Francese belga, convinto della grandeur belga versus quei... di Francesi- altro che in "Franz", film di Brel del 1972 in cui si dice"Siete Belga?"Sì".la risposta ma perché"Perchè fate la pipi con prudenza". No, qui i Belgi o almeno un doganiere, Ruben Vandervoorden(l'attore è Benoit Vandervoorde, Belga, ça va de soi, con quel cognome...)sono duretti, decisamente avversi alla"Gallia omnius"(Cesare, De belo gallico)o almeno a quella sua parte-Cesare distingueva solo in parte-che è diventata Francia... Storie di dogane(con l'Unione europea, come noto, rimosse a fine anno del 1992, con le frontiere), di amori con promesse di matrimonio che si svolgono(all'amore non si comanda, come diceva anche il Senatur Bossi, la cui moglie è Siciliana...), di uno happy end in discussione fino alla fine. E, come sempre, alla frontiera, ci sono anche personaggi molto loschi, per ex.narcotrafficanti... El Gato
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elgatoloco
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lunedì 22 luglio 2019
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rien à déclarer?bien su^r
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Questo"Rien à déclarer?"(2010)di e con Dany Boon, che interpreta il doganiere francese, versus quello belga, che è impersonato da Benoit Poelvoorde, è il film che meglio degli altri esprime in modo direi"agonico"la lotta atavica tra Frnacesi e Belgi, e questo A.D:2003, quando cadono le frontiere e si fonda l'UNione Europea, con tutto ciò che ne consegue, anche a livello economico e politico; qui, a parte la défaillance(con il rischio di fallimento non solo annunicato, dovendo sbarcare poi il lunario in modo illegale)di vari negozi, posti alla frontiera, c'è il dramma dei doganieri, dove soprattutto il Belga, futuro cognato del Francese(sono gli interpreti segnalati sopra)è un fanatico , anche a livello di ricostuzione storica, filobelga, invero incurante dei contrasti, anch'essi storicamente consolidati, tra Valloni e Fiamminghi, una specie di anti-Brel(Jacuqes Brel,, nonostante le origini fortemente fiamminghe, era un francofono, critico dei suoi conteranei bigotti e"realisti").
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Questo"Rien à déclarer?"(2010)di e con Dany Boon, che interpreta il doganiere francese, versus quello belga, che è impersonato da Benoit Poelvoorde, è il film che meglio degli altri esprime in modo direi"agonico"la lotta atavica tra Frnacesi e Belgi, e questo A.D:2003, quando cadono le frontiere e si fonda l'UNione Europea, con tutto ciò che ne consegue, anche a livello economico e politico; qui, a parte la défaillance(con il rischio di fallimento non solo annunicato, dovendo sbarcare poi il lunario in modo illegale)di vari negozi, posti alla frontiera, c'è il dramma dei doganieri, dove soprattutto il Belga, futuro cognato del Francese(sono gli interpreti segnalati sopra)è un fanatico , anche a livello di ricostuzione storica, filobelga, invero incurante dei contrasti, anch'essi storicamente consolidati, tra Valloni e Fiamminghi, una specie di anti-Brel(Jacuqes Brel,, nonostante le origini fortemente fiamminghe, era un francofono, critico dei suoi conteranei bigotti e"realisti"). La commedia è divertentissima, esilarante, quando prende di petto i pregiudizi reciproci(nelle barzellette francesi i Belgi sono gli sciocchi della situazione, peggio dei carabinieri nelle bazellltete italiane). Più debole, invece, è la parte"gialla"tra inseguimenti e altro, sui trafficanti di droga e i loro improvvisatii"mules", Gli interpreti e le interpreti sono eccelsi/e, veramente irresistibili. El Gato
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ultimoboyscout
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sabato 18 agosto 2012
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1993...il futuro è oggi!
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Dany Boon torna all'attacco con un'altra commedia che ride dei pregiudizi. Il risultato non è lo stesso di "Giù al Nord", è molto meno esplosivo ma stavolta si rivolge a tutta Europa (unita). Boon è coadiuvato dal "collega belga" Benoit Poelvoorde, perfettamente calato nel ruolo del francofobico. Lo schema è quello già visto, giocare su diversità e stereotipi, campanilismo e culture: lo scontro è tra belgi e francesi (in Francia spopolano le barzellette sui belgi!), siamo nel 1993 quando vengono sopprese le frontiere e i due doganieri ostilmente pacifici e burroscosamente fronteggianti si troveranno costretti a collaborare.
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Dany Boon torna all'attacco con un'altra commedia che ride dei pregiudizi. Il risultato non è lo stesso di "Giù al Nord", è molto meno esplosivo ma stavolta si rivolge a tutta Europa (unita). Boon è coadiuvato dal "collega belga" Benoit Poelvoorde, perfettamente calato nel ruolo del francofobico. Lo schema è quello già visto, giocare su diversità e stereotipi, campanilismo e culture: lo scontro è tra belgi e francesi (in Francia spopolano le barzellette sui belgi!), siamo nel 1993 quando vengono sopprese le frontiere e i due doganieri ostilmente pacifici e burroscosamente fronteggianti si troveranno costretti a collaborare. Per il poliziotto belga sarà un colpo durissimo da sopportare, lui nemico giurato dei francesi con un francese che per giunta gli insidia la bella sorella! Tra i due attori, a farsi preferire, è proprio Poelvoorde, così credibile nel mostrarsi volgare ed aspro ma pur sempre sensibile, è lui il vero protagonista del film che vede Boon nel ruolo di spalla in una parte che lo appiattisce e ne limita talento e lato comico. Il dialetto Ch'tmi parlato al Nord era stato ben più diretto e genuino ed era riuscito ad abbattere barriere e pregiudizi più dell'alleanza forzata franco-belga, ma il regista ha valutato con occhio attentissimo i caratteri ed è rimasto fedele ad una sana semplicità di fondo. La spensieratezza è davvero l'arma in più (assieme alla mimica dei due protagonisti) di una commedia fresca riuscità solo a metà, che mescola con intelligenza e leggerezza temi importanti e sempre attuali quali nazionalismo e reale unità dell'Europa unificata. E proprio per questo riesce a far pensare senza mettere in mezzo la noiosa politica o alzare il classico polverone. Bello il gioco delle parti tra Boon e Poelvoorde, la loro diversità così evidente da estremo equilibrio, senso comico e forza trascinante, mentre risultano meno riusciti i personaggi secondari che fanno solo da tappezzeria. Lieto fine ovvio e poco convincente.
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