Matrimoni e altri disastri |
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Un film di Nina Di Majo.
Con Margherita Buy, Fabio Volo, Luciana Littizzetto, Francesca Inaudi, Marisa Berenson.
continua»
Commedia,
durata 102 min.
- Italia 2010.
- 01 Distribution
uscita venerdì 23 aprile 2010.
MYMONETRO
Matrimoni e altri disastri
valutazione media:
2,68
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Bravi gli attori, scarso il restodi CalebTraskFeedback: 368 | altri commenti e recensioni di CalebTrask |
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domenica 25 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In Matrimoni e altri disastri, un soggetto non originale si dipana attraverso una sceneggiatura mediocre supportata da una regia inesistente. Se di qualche momento realmente comico si può fruire, si ha la netta impressione che si debba ringraziare in gran parte la presenza scenica o la capacità istrionica degli attori (basti citare Luciana Littizzetto), che, per quanto adatti, sono intrappolati in personaggi statici, a tratti inverosimili, incapaci di evolvere. La prevedibilità di gran parte degli sviluppi e delle situazioni, piegate alle esigenze stereotipiche della più classica commedia italiana, non toglie sapore ai battibecchi tra Fabio Volo e Margherita Buy, ma rende evidente dai primi fotogrammi che andranno a letto insieme. Il ritratto della cosiddetta famiglia altolocata è condotto da un’ottica micro borghese che rivela la quasi totale estraneità degli autori a ciò che si vorrebbe descrivere. La scena successiva alla rappresentazione della Tosca in cui Volo, rampante ex-venditore di padelle desideroso di accasarsi con cotanta rampolla (sorella di Nanà-Buy), ammette di non amare l’opera ricevendo la sdegnata stigmatizzazione degli amici intellettuali della protagonista (un architetto con problemi di alitosi, docente universitario dai 25 anni di età, e un altro non meglio precisato docente universitario) è tristemente illuminante. Una banalissima dicotomia regge l’intero film: da un lato il polo del dinamismo e della positività simboleggiata dall’arrivista Volo (povero=becero=buono), dall’altra la staticità decadente della famiglia della protagonista (ricco=raffinato=amorale). Non altrimenti che con l’esigenza di delineare tale “decadentismo” si spiega la noiosa e fuori luogo agnizione sulla reali origini della sposina che mettono in luce un ménage à trois tra il padre di Nanà –pure lui docente universitario, ovviamente- la moglie, una piacevole come sempre Marisa Berenson, e zio Duccio. Se, tuttavia, con fatica si trangugia il moralismo con cui il tutto è presentato, a stento si sopporta l’ennesima esibizione di pianti e lacerazioni dell’animo cui evidentemente la signora Buy è tanto legata da non considerare l’idea di risparmiarcela nemmeno una volta.
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