Giusto difendere Coliandro, ma niente vittimismo
di Antonio Dipollina Il Venerdì di Repubblica
Ci sono campagne su Internet per salvare l' Ispettore Coliandro. Tipo il panda, e con motivazioni simili. Per il personaggio creato da Carlo Lucarelli sulla carta e portato in video dai Manetti Bros con Giampaolo Morelli protagonista, l' avvenire è incerto. Sono appena passati su Raidue, il venerdì sera, altri due episodi e tutto appare bloccato. In questi casi scatta la sindrome dei maltrattati: ci mettono nella collocazione sbagliata, nel giorno sbagliato, all' ora sbagliata. Un secondo dopo si inizia a lamentarsi delle cavallette, quindi sarebbe bene fermarsi prima. Quelli dell' Ispettore non sono necessariamente minifilm "per giovani" (il Soneri di Barbareschi, "per anziani" aveva gli stessi risultati). Meglio dire che certe serie tv con giuste pretese di svecchiamento del linguaggio hanno un tetto massimo di pubblico. Inoltre, ostentare troppo la propria diversità non è mai un bene. Detto questo, Coliandro va difeso a oltranza anche solo perché non insegue il pubblico con ritmi lenti e spiegazioni sfinenti di quello che succede. Chi può, faccia qualcosa per andare avanti, ma senza farne una questione di Stato, ché altrimenti il risultato diventa l' opposto.
Da La Repubblica, 30 marzo 2010
di Antonio Dipollina, 30 marzo 2010