La versione di Barney

Premesso che ritengo leciti qualsiasi commento, osservazione, nota, impressione eccetera, devo dire che rimango sempre molto perplesso quando, relativamente a un film che in qualche modo è stato tratto da un'opera libraria, leggo del confronto tra la sequenza cinematografica e la pagina scritta. Gli esempi di questo atteggiamento sono innumerevoli e, per esprimere la mia assoluta non condivisione, mi basta portare a esempio il romanzo di Umberto Eco "Il Nome della Rosa", opera da leggere in non meno di una cinquantina di ore e da guardare al cinema in appena 130 minuti. Già questo rende impossibile mettere sullo stesso piano critico due opere che, per di più, utilizzano mezzi espressivi completamente diversi e che, sulla percezione di chi le fruisce, agiscono in modo quasi diametralmente opposto, essendo il cinema un medium sostanzialmente "freddo" e la letteratura scritta un medium sostanzialmente "caldo". E' un po' come se si volesse confrontare un ponte ferroviario con una torta Sacher.Ciò vale, ovviamente, anche per il film "La Versione di Barney".