La prima cosa bella |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri.
continua»
Commedia,
durata 116 min.
- Italia 2010.
- Medusa
uscita venerdì 15 gennaio 2010.
MYMONETRO
La prima cosa bella
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La malinconia ci salveràdi accettoilcaosFeedback: 310 | altri commenti e recensioni di accettoilcaos |
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giovedì 20 aprile 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In un mondo in cui il benessere è misurato in base all'efficienza e alla produttività, la tristezza e la malinconia non sono ben accette. Avere sempre il sorriso sulle labbra, sfoggiare la propria maschera migliore e divertirsi solo in compagnia, sono i must have dal XX secolo. Chi non si adegua a questo, diventa un emarginato, un individuo dal quale stare alla larga.
E Bruno (Valerio Mastandrea) è così fin da quando è piccolo. È un animo inquieto, turbato da mille pensieri. Sente il peso degli anni, fin dall'infanzia. Così è anche la sorella Valeria (Claudia Pandolfi) che soffre, dietro un'apparente atteggiamento capriccioso e infantile che continuerà fino all'età adulta. Così d'altra parte è la madre Anna (Micaela Ramazzotti/Stefania Sandrelli), anima alla perenne ricerca della felicità, che però si sgretola puntualmente come un castello di sabbia.
È una donna che ci ha provato, come si suol dire, che ci ha provato con tutta se stessa per raggiungere una stabilità, forse più per gli altri che per se stessa. Ci riesce solo in vecchiaia, con l'arrivo di una malattia che non lascia scampo. Ci riesce abbandonandosi alla malinconia e ai ricordi del passato, guardando ad essi con indulgenza e amore. Riscopre una leggerezza che poche volte aveva avuto la possibilità di sperimentare, la stessa freschezza che traspare quando canta la famosa canzone di Nicola di Bari con i suoi bambini; non a caso, la stessa canzone chiuderà il cerchio, facendo sì che la fine della vita di questa Madre coincida invece con l'inizio della vita, quella vera, dei figli.
Questo film parla dei ricordi, che nonostante si cerchi di seppellirli da qualche parte nella nostra memoria, tornano sempre; tornano con fierezza, per far sì che non ci si arrenda a un'esistenza fatta di sopravvivenza.
Questo film parla della malinconia, quella dimensione tanto amata da Leopardi, che investiva il soggetto di grande sensibilità e di un'aura quasi sacrale.
È un film che invita ad abbandonarsi, anche per un solo istante, al flusso che ci ha portato ad essere quelli che siamo.
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