La prima cosa bella

Questo film è la conferma che ancora i registi italiani sanno esprimere dei capolavori. Lungi dell'adeguarsi ai cinepanettoni natalizi che sbancano il botteghino o ai film pseudo-Kolossal che pretendono di essere storici e producono solo noia, Virzì ci regala un film denso di emozioni ma allo stesso tempo realista, dove lo spettatore al massimo non sa se ridere o se piangere, ma sicuramente non può rimanere indifferente. Un film in cui lo spettacolo non è fatto da effetti speciali o da colpi di scena, ma da una madre; una madre che rimane, dall'inizio alla fine,"una cosa bella", che il dolore e la sofferenza sia fisica che morale non riescono a contaminare: rimarrà sempre bella, non solo esteriormente, ma soprattutto nell'animo, incapace di provare odio e rancore, per il marito che l'ha cacciata di casa, per il figlio che se ne è andato lontano per costruirsi una vita sua, per sua sorella che le ha sottratto i figli. Le superbe interpretazioni della protagonista da parte di Micaela Ramazzotti e di Stefania Sandrelli nelle diverse fasi della sua vita rendono credibile un personaggio che sia nello splendore della giovinezza che nella debolezza della malattia riesce a contagiare con il suo amore le persone che la conoscono, fino a cambiarle in profondità, fino ad accorciare ogni distanza, a smorzare ogni sentimento di rivalsa degli uni verso gli altri; il letto della sua malattia diventa un luogo non di disperazione, ma di incontro, di riconciliazione, di speranza. Quello che potrebbe essere un film triste sulla vicenda di una donna bellissima ma a cui la vita non risparmia nulla, diventa, nelle mani di Paolo Virzì, una commedia che pur trafiggendo il cuore a tratti, riesce a far ridere, a dare gioia, a far pensare che anche la situazione più dura può diventare occasione di una nuova vita, come accade per Bruno e Valeria, i due figli di Anna.