castoro
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domenica 23 gennaio 2011
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è un film bellissimo, andatelo a vedere
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ho rischiato di non andare a vedere il film a causa della recensione di Becattini; anche perchè di solito ritengo piuttosto affidabili le recensioni di MYmovie;
l'indicazione va assolutamente modificata, e alla svelta;
non è un film di cassetta, nè un film divertente"; non è un film di svago, sconsigliato quindi se si è dell'umore per una serata di cabaret;
ma corre per due ore, senza arresti di intensità e di emozione, nel va e vieni tra le storia di oggi e quella sovrapposta di decenni fa, al 1970 al '90;
certo, è una storia difficilissima, per la sua crudeltà e per la credibilità di questa crudeltà che abbiamo sentito , da lontano, ripetersi più volte dopo
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ho rischiato di non andare a vedere il film a causa della recensione di Becattini; anche perchè di solito ritengo piuttosto affidabili le recensioni di MYmovie;
l'indicazione va assolutamente modificata, e alla svelta;
non è un film di cassetta, nè un film divertente"; non è un film di svago, sconsigliato quindi se si è dell'umore per una serata di cabaret;
ma corre per due ore, senza arresti di intensità e di emozione, nel va e vieni tra le storia di oggi e quella sovrapposta di decenni fa, al 1970 al '90;
certo, è una storia difficilissima, per la sua crudeltà e per la credibilità di questa crudeltà che abbiamo sentito , da lontano, ripetersi più volte dopo la guerra civile in Libano;
sembra quasi di essere in un documentario, ci si dimentica che le scene di devastazione sono ricostruite;
non c'è nessuna "perfezione di funzioni matematiche", ci sono sofferenza, sentimenti umani, persone, e c'è questa inesorabile disponibilità al male e all'inumanità che hanno gli esseri umani quando si sentono minacciati;
certo, l'espediente finale è probabilmente ridondante, aggiunge uno stravolgimento - sono d'accordo, paradossale - a una quantità di male già grandissima, e porta la tragedia ordinaria al livello della tragedia teatrale, alla "tragedia greca"; se ne poteva fare a meno, rende l'esito meno cedibile, ma era nel testo teatrale di partenza, c'è rimasto, e non rende banale il cumulo di sofferenza accumulato fino a quel punto;
il regista descrive fatti crudeli con un tocco umanissimo, il rispetto per l'umanità violata si esprime attraverso l'assenza di qualsiasi dettaglio insistito e truculento;
non c'è bisogno di effetti speciali; per normale rispetto e civltà non si partecipa a un funerale insistendo su dettagli truculenti; semmai i dettagli truculenti si espongono per scherno in una carnevalata, lontani dalla morte; e questo fa il regista, ha rispetto umano e civile educazione per la tanta gente di cui descrive la tragedia;
attori bravi, personaggi interessanti e veri, film intensissimo, più di una volta dà un groppo in gola e lascia senza fiato; non passa senza conseguenze;
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[+] è un teorema
(di mariopz)
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(di no_data)
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domenico a
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martedì 25 gennaio 2011
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un melodramma mediorientale in salsa canadese
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Abbiamo visto “ La donna che canta “ ( Incendies ) regia di Denis Villeneuve.
Dobbiamo fare una premessa storica, il Libano è stato un Paese ‘ felice ‘ fino alla fine degli Anni Sessanta ( fatta eccezione per una breve guerra civile nel 1958 tra Cristiano Maroniti e Arabi mussulmani ). Il Libano era un Paese ospitale e cosmopolita, liberale e ‘ laico ‘ e accettò centinaia di migliaia di profughi che scappavano da Israele e la Palestina, quindi sia palestinesi che parecchie migliaia di ebrei. Ma in quella polveriera che è il Medio Oriente, il Paese ebbe una guerra civile iniziata negli Anni Settanta che è durata ben 15 anni, con relativi massacri e ignominie dell’Umanità.
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Abbiamo visto “ La donna che canta “ ( Incendies ) regia di Denis Villeneuve.
Dobbiamo fare una premessa storica, il Libano è stato un Paese ‘ felice ‘ fino alla fine degli Anni Sessanta ( fatta eccezione per una breve guerra civile nel 1958 tra Cristiano Maroniti e Arabi mussulmani ). Il Libano era un Paese ospitale e cosmopolita, liberale e ‘ laico ‘ e accettò centinaia di migliaia di profughi che scappavano da Israele e la Palestina, quindi sia palestinesi che parecchie migliaia di ebrei. Ma in quella polveriera che è il Medio Oriente, il Paese ebbe una guerra civile iniziata negli Anni Settanta che è durata ben 15 anni, con relativi massacri e ignominie dell’Umanità. C’erano i Cristiano Maroniti, i Mussulmani, gli Arabi Palestinesi, i Drusi nella Valle della Bekaa e i Nazionalisti cristiani. Più o meno come oggi, basta ricordare che l’ultima guerra c’è stata nel 2006 con l’invasione di Israele. Abbiamo fatto questa breve introduzione per aiutare lo spettatore che si troverà quasi subito in un labirinto storico non completamente chiaro nello script del film.
“ La donna che canta “ è tratto dall’omonima pièce teatrale del 2003 di Wajdi Mouawad, ( attore, commediografo, regista teatrale e di cinema nato nel 1968 in Libano, ma residente da venti anni in Canada ), il progetto però lo ha portato al cinema Denis Villeneuve realizzando un ( melo )dramma forte e a tratti molto bello, raccontato però in modo freddo e non sempre coinvolgente. Rischiando in alcuni momenti delle ripetizioni e delle sovrapposizioni inutili, con una ricerca di cui gran parte dei fatti raccontati la protagonista non può sapere né ne viene a conoscenza e con una partenza che il finale contraddice ( perché si manda qualcuno lontano per cercare qualcun altro che si sa essere vicino ? ).
Il film inizia nello studio del notaio Lebel, un uomo gentile e generoso, deve leggere ai due figli della signora Nawal – Jeanne e Simon - il testamento della loro madre che è stata per diciotto anni la sua segretaria. Non deve essere stata una madre facile e affettuosa, perché i due giovani non sanno quasi nulla di lei e del suo passato, come non sanno nulla del loro padre. La ragazza è più paziente e ricettiva, il ragazzo invece non vuole sapere niente e vorrebbe andar via senza ascoltare nemmeno il testamento completo. I due gemelli però restano stupiti e scioccati nel sapere che hanno ancora il padre e hanno anche un fratello di cui non avevano nemmeno sentore. Ma la madre non sa dove siano, forse sono ancora in Libano. Simon vuole cancellare tutto e riprendere la vita di sempre, Jeanne invece decide di partire per il Libano con solo una foto della madre di quando era giovane e studentessa universitaria. Inizia per la giovane donna una ricerca difficile e faticosa nel sud del Libano per conoscere il passato della sua famiglia di cui non sa nulla, e con il viaggio inizia la storia parallela della madre quando era giovane e si è trovata a subire dapprima la morte del fidanzato palestinese ucciso dai suoi fratelli cristiani, poi a dover lasciare il bambino appena partorito e ad andare in un’altra città da uno zio. In questo frattempo scoppia la guerra civile e lei si schiera non con il suo popolo bensì con i palestinesi che stavano subendo torti e massacri. A un certo punto della ricerca di Jeanne, la ragazza sente la necessità di avere accanto suo fratello e anche il notaio Lebel che li aiuta nella scoperta della verità che però non si trova in Libano bensì…
Un buon film, dalle premesse potenzialmente molto alte ma un po’ disattese da qualche farraginosità: c’è il rapporto madre e figli, il bisogno di conoscere le proprie radici, l’accettazione della conoscenza attraverso il dolore, l'orrore della guerra al femminile, la potenza del credere nella pace e nella giustizia, il coraggio dell’obbedienza e della resistenza, il frutto della violenza che si trasforma in amore, dell’intolleranza senza fine. E su tutto c’è il ritratto di una donna dal coraggio raro e dalla forza eccezionale.
Un film originale e fuori dagli standard, coraggioso, diretto con grande eleganza anche nelle scene più crude; con una ottima fotografia, una splendida e parca scelta di canzoni, con un cast credibile e al meglio se non fosse perché alcuni attori non hanno “ l’età “ coerente con i fatti.
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bandy
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sabato 29 gennaio 2011
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bellissimo
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Una trama originale, al momento il film può sembrare un po lento,
ma in seguito è molto coinvolgente.Una storia molto bella un film
drammatico e crudo,rasenta il trhiller...da vedere...
Però siamo alle solite: pubblicità zero,e pessima
distribuzione.Solo in poche città nei cinema d'essai...
Ho scoperto questo film grazie a internet nei soliti siti specializzati
(come mymovies)
altrimenti non l'avrei mai conosciuto...
E 'sempre così...i film degni di essere chimati tali, non sono
per nulla publicizzati e mal distribuiti,invece i film spazzatura
hanno sempre gli onori della cronaca.
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Una trama originale, al momento il film può sembrare un po lento,
ma in seguito è molto coinvolgente.Una storia molto bella un film
drammatico e crudo,rasenta il trhiller...da vedere...
Però siamo alle solite: pubblicità zero,e pessima
distribuzione.Solo in poche città nei cinema d'essai...
Ho scoperto questo film grazie a internet nei soliti siti specializzati
(come mymovies)
altrimenti non l'avrei mai conosciuto...
E 'sempre così...i film degni di essere chimati tali, non sono
per nulla publicizzati e mal distribuiti,invece i film spazzatura
hanno sempre gli onori della cronaca... Mah.......
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enrique
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domenica 23 gennaio 2011
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da non perdere!
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Non occorrono molte parole per descrivere questo film. Ti lascia "quel qualcosa" nel cuore e nella testa.
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enrique
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lunedì 24 gennaio 2011
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da non perdere!
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Questo film non ha bisogno dii tante presentazioni, è solo da vedere. Ti entra nel cuore e nella testa e non ti lascia più!
[+] coinvolgente
(di turchessa)
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toro sgualcito
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mercoledì 26 gennaio 2011
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sapere o non sapere? loro dicono: sapere!
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Il film è tratto dal testo teatrale Incendies del 2003 di Wajdi Mouawad, canadese nato in Libano. Il regista Denis Villeneuve, anche lui canadese, ne ha fatto un film che in Italia viene distribuito col titolo La donna che canta. E' un ottimo lavoro. Un soggetto difficile ma realizzato con coraggio e qualità. Non importa se gli eventi storici rimangono un po’ difficili da seguire (lo sono anche nella realtà), qui sono le vite rappresentate che riempiono di senso lo schermo. Questo il soggetto del film: una donna libanese ha trascorso la sua ultima parte di vita in Canada lavorando come segretaria per un notaio al quale ha anche affidato la custodia del suo testamento. La donna è appena morta e Il film si apre con la lettura del testamento ai suoi due figli gemelli: un maschio e una femmina.
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Il film è tratto dal testo teatrale Incendies del 2003 di Wajdi Mouawad, canadese nato in Libano. Il regista Denis Villeneuve, anche lui canadese, ne ha fatto un film che in Italia viene distribuito col titolo La donna che canta. E' un ottimo lavoro. Un soggetto difficile ma realizzato con coraggio e qualità. Non importa se gli eventi storici rimangono un po’ difficili da seguire (lo sono anche nella realtà), qui sono le vite rappresentate che riempiono di senso lo schermo. Questo il soggetto del film: una donna libanese ha trascorso la sua ultima parte di vita in Canada lavorando come segretaria per un notaio al quale ha anche affidato la custodia del suo testamento. La donna è appena morta e Il film si apre con la lettura del testamento ai suoi due figli gemelli: un maschio e una femmina. Durante la lettura i due giovani apprendono che la volontà materna è quella di consegnare due buste, una al loro padre e una al loro fratello, altrimenti chiede di essere sepolta senza bara con la faccia rivolta alla terra e senza nome sulla lapide. Entrambi sono esterrefatti e sconvolti perché non hanno mai saputo nulla del loro padre e fino a quel momento ignoravano persino l’esistenza di un fratello. Dunque prima Jeanne e poi il gemello Simon, per rintracciare padre e fratello, dovranno ricostruire la segreta vita della loro madre in Libano prima che giungesse in Canada. Questa ricerca li porterà ad attraversare aspetti terribili della vita materna intrecciata ai numerosi conflitti che alla fine del secolo scorso hanno martoriato tante vite in terra libanese. La sceneggiatura ci porta con intelligenza attraverso importanti colpi di scena e la regia nonostante la durezza della storia non si compiace mai dell’orrore. Si avverte una forte ricerca sull’immagine che in qualche breve tratto può apparire estetizzante ma nel complesso resta una bella fotografia. Montaggio asciutto e incalzante che mantiene saldamente il suo ritmo. Bella anche la scelta di alcuni brani musicali, anche senza riferirsi ai Radiohead. Molto brava Mélissa Désormeaux-Pouline (in Jeanne) che riesce perfino a somigliare a Lubna Azabal (in Nawal, la madre). Ma anche gli altri attori sono efficaci nei loro ruoli. Un bel modo di fare cinema. Forte, agile e senza retorica.
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renato volpone
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martedì 1 febbraio 2011
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il dolore più grande
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Volutamente crudele, come la guerra, come le torture, come la morte di bambini innocenti... e il canto sovrasta ogni cosa, per non sentire, per non morire, quel canto che si ribella, sfrontato agli aguzzini. Ma ci sono dolori più grandi, inconcepibili, crudeli giochi del destino, che fanno morire. La musica e il silenzio, le città affollate e i villaggi fantasma, la pace della campagna e gli spari assassini accompagnano lo spettatore in questo film lasciandolo affranto e senza fiato.
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nonnodanko
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domenica 13 febbraio 2011
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non dimentichiamo
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distribuzione pessima... recensioni non sempre all'altezza... risultato? una bellissima pellicola visionata da una ristretta percentuale di persone informate con il solito tam tam. ho visto il film in seconda fila e di traverso; la sala era già esaurita un'ora prima dell'inizio dello spettacolo delle 19.30!!!! bene anzi male nonostante ciò i miei sentimenti si sono risvegliati man mano che il film proseguiva. lento, certo, ma della lentezza che ti fa meditare sul dolore, la passione, la violenza e l'amore, profondo, tenace,doloroso di una madre verso i suoi figli... tutti. io ricordo la strage di sabra e shatila come gli eccidi dei cristiani maroniti in libano e tutti i quindici anni di guerra civile; un film serve anche a ciò: non dimenticare per non ripetere.
[+] finalmente un film con i fiocchi
(di epiere)
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patpat
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mercoledì 9 febbraio 2011
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film di rara bellezza
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e' assolutamente da vedere, film di rara bellezza, struggente, ti penetra nel cuore, ti induce a serie riflessioni. Girato benissimo, panorami mozzafiato, situazioni non facilmente immaginabili. Conosco abbastanza bene il Paese e so che quanto raccontato non sempre è solo frutto di fantasia. Purtroppo. Andate a vederlo, portate i vostri amici, i vostri figli, perchè tutti devono conoscere le atrocità che taluni Paesi hanno vissuto.
Certe recensioni lasciano un pò l'amaro in bocca, chissà i critici che valutazioni fanno.
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chinoè
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domenica 30 gennaio 2011
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un film che vale la pena di essere visto!
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Il film di Villeneuve è uno spettacolo di ottima fattura, riesce progressivamente a coinvolgere lo spettatore con una sceneggiatura asciutta e incalzante e con una fotografia curata e spesso molto bella. La vicenda si offre a piani di lettura diversi e complementari: come racconto del conflitto libano-israeliano negli anni 80 del secolo scorso, ma ancor di piú come la ricostruzione della dolorosa esistenza di esseri umani nati, cresciuti, costretti a scelte drammatiche dall'odio che come in un incendio scatena e alimenta la guerra. La morte della madre impone ai suoi due figli gemelli di ri-comporre tutti i tasselli del drammatico destino di cui sono stati inconsapevoli protagonisti.
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