Titolo originale | Illégal |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Belgio, Lussemburgo, Francia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Olivier Masset-Depasse |
Attori | Anne Coesens, Esse Lawson, Gabriela Perez, Alexandre Golntcharov, Christelle Cornil Olga Zhdanova, Tomasz Bialkowski, Alexandre Gontcharov, Milo Masset-Depasse, Natalia Belokonskaya, Denis Dupont, Moktar Belletreche, Angelo Dello Spedale, Fabienne Mainguet, Akemi Letelier, Muriel Bersy, Valerie Bodson. |
Uscita | venerdì 19 novembre 2010 |
Distribuzione | Archibald Enterprise Film |
MYmonetro | 3,16 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 1 dicembre 2010
Tania Zimina e suo figlio Ivan, arrivati in Belgio otto anni fa, sono ancora clandestini. Un giorno, la polizia li ferma... Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar, In Italia al Box Office Illegal ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 19,7 mila euro e 11,7 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
|
Tania ha un figlio di 14 anni, Ivan. Tania ed Ivan sono immigrati illegali provenienti dalla Russia. Vivono in Belgio ormai da otto anni anche se in costante stato di tensione. Tania ha il terrore di essere fermata dalla polizia con il conseguente controllo dei documenti. Fino a quando un giorno ciò accade. Madre e figlio vengono divisi. Tania viene portata in un cosiddetto centro di accoglienza e fa di tutto per potersi ricongiungere ad Ivan. Sulla sua testa pesa la minaccia di un decreto di espulsione.
Il cinema ha affrontato ormai in più occasioni il tema dell'immigrazione e lo ha fatto con gli accenti più diversi dal paradocumentaristico al drammatico. Olivier Masset-Depasse sceglie la via del thriller e ci sembra una decisione assolutamente funzionale. Riesce cioè a farci partecipi di una duplice tensione. Da un lato quella della protagonista che si trova a cercare di sopravvivere in una società che ha decretato la sua illegalità senza averne il diritto finendo poi in quella sorta di girone infernale che è il centro di accoglienza.
C'è però (ed è altrettanto forte) la tensione morale di una sceneggiatura e di uno sguardo che ci obbligano a 'vedere' la realtà senza il filtro delle ideologie. I poliziotti di Illegal non sono tutti dei Natural Born Killers. Alcuni di loro sono vittime di un sistema che vuole che il clandestino subisca tali e tante umiliazioni da non voler più (una volta espulso) desiderare di ritornare nel Paese. Davanti a loro non ci sono delle persone ma volti senza nome.
L'uso della camera a mano (di cui tanto cinema ha fatto un vero e proprio abuso) qui è funzionale all'empatia che si deve creare tra la protagonista e chi siede in una comoda poltrona che progressivamente diviene sempre meno comoda.
Il film sarà sicuramente interessante,e fatto bene. Ma come sempre dobbiamo fare i conti con la distribuzione.... Mi piacerebbe vederlo,ma dove?La stessa cosa mi è capitata con altri film,Purtroppo anche nei cinema prevalgono i film spazzatura....... :-(
Il Belgio lo ha candidato agli Oscar nella categoria del miglior film straniero, il che in Italia sarebbe impossibile visto che non ci fanno una gran figura quanto al rispetto dei diritti umani. Qui un film come illegal - selezionato all'ultima Quinzaine di Cannes - Bondi e forse anche chi partecipa alle commissioni ministeriali - scorrendo il sito si traggono interessanti illuminazioni sul come e [...] Vai alla recensione »
Un coltello per cancellare il passato. Non serve che sia affilato, basta arroventarlo e passarlo sui polpastrelli. Fa un male cane ma le impronte digitali spariscono, si può ricominciare da capo. È una scelta estrema, ma nella vita di Tania, donna delle pulizie, ex-insegnante di francese, un figlio di 13 anni, tutto è estremo. È russa, ma potrebbe venire da cento altri paesi.
D'origine russe, une femme et son fils de 14 ans vivent clandestinement en Belgique. Pour elle, huit ans de galère, sur le qui-vive, à fuir les contrôles de police et éviter d'être trop dépendante d'un mafieux local. Emploi précaire et abus de vodka l'aident à tenir bon, dans l'attente de faux papiers et l'espoir d'une demande d'asile acceptée. Finalement arrêtée au hasard d'un contrôle d'identité [...] Vai alla recensione »
Il mondo sarebbe diverso senza il cinema belga. In quel paese lacerato sopravvive una cinematografia civile di una forza inaudita, indignata e disturbante. Un movimento ininterrotto di anime e cervelli che davanti alla macchina da presa ha la capacità di mostrarci il mondo attuale nella sua benpensante ferocia. Un cinema ideologico, spesso, e rigido, ma anche appassionato e coraggioso.
Non è proprio un film da «Bianco Natal» perché qui i buoni sentimenti sono stati banditi. Anzi, per qualcuno sarà un pugno nello stomaco se finirà, come probabile, nell'immedesimarsi nella protagonista. Dal Belgio ci arriva questa storia di immigrazione clandestina dove Tania, una russa illegale che vive in terra belga da otto anni con il figlio Ivan, ha il terrore che le controllino i documenti.