Il grinta |
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Un film di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Jeff Bridges, Matt Damon, Josh Brolin, Hailee Steinfeld, Barry Pepper.
continua»
Titolo originale True Grit.
Western,
Ratings: Kids+16,
durata 110 min.
- USA 2010.
- Universal Pictures
uscita venerdì 18 febbraio 2011.
MYMONETRO
Il grinta
valutazione media:
3,80
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un salto nella tenebradi Club dei Cuori SolitariFeedback: 4010 | altri commenti e recensioni di Club dei Cuori Solitari |
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sabato 19 febbraio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Charles Portis nel 1968 ha scritto True Grit, un romanzo che in America è un vero classico. Parla di una ragazzina, Mattie Ross, il cui padre viene ucciso da un ubriacone che lavorava per lui. Vogliosa di vendetta assume lo sceriffo guercio e ubriacone Rooster Cogburn, ma nell'affare subentra anche il texas ranger LaBoeuf. Insieme i tre si mettono in viaggio attraverso il selvaggio territorio indiano. Questa storia ha ispirato il famoso film del 1969 con John Wayne, il seguito del 1975, e un film per la televisione del 1978. Ma in tutte queste trasposizioni la figura centrale era quella di Cogburn, mentre nel libro era la giovane Mattie. Così è anche in questo adattamento del 2010. Questo per dire che i Coen non hanno fatto un remake, a loro interessava il libro. Il Grinta è molto meno "figo" di quanto si possa immaginare. Non che i Coen abbiano mai fatto film da teen-ager sovraeccitati, come quelli di Guy Ritchie, ma Non è un paese per vecchi si era lasciato dietro una strana reputazione. Per la sua violenza e morbosità aveva galvanizzato tutta una serie di individui particolarmente affascinati da tali elementi, gli stessi che in Arancia Meccanica vedono un inno alla condotta violenta, e nell'immaginario collettivo erano diventati una sorta di Quentin Tarantino. Come se l'amara dimostrazione di quanto sia disumano il male fosse la stessa leggerezza con la quale in Pulp Fiction si seminano morti. Ad ogni modo quella noir era sicuramente una delle componenti, anche se solo la più superficiale, poiché in realtà quel film trascendeva il genere, la situazione e la storia narrata, per parlare in modo profondo di qualcosa di assoluto. Il fatto che vinse l'oscar fu un'anomalia, un caso unico in cui una pellicola del genere viene capita. Forse proprio solo per le pallottole, e comunque non da tutti. Questo per dire che i Coen non fanno film "fighi".
Detto ciò, quando gli ingredienti sono: il genere western, una trama di vendetta, Jeff Bridges che torna a fare lo sbandato per loro, e Josh Brolin che fa il criminale, le aspettative volano alte e si colorano di nero e rosso, come la notte e il sangue. E invece, dopo averci sorpreso con due robe strane e sperimentali come Burn After Reading e A Serious Man (ne parleremo, uff se ne parleremo...), i Coen hanno realizzato qui qualcosa capace di stupirci ancora, ma in tutt'altro modo.
La prima briosa parte tutta sulle spalle della bravissima Hailee Steinfeld, sfocia nella seconda dell'indagine con i battibecchi fra Jeff Bridges e Matt Damon, per poi andare verso un finale dal sapore epico e antico. Abbiamo una storia semplice e lineare raccontata in maniera semplice e lineare. Si sente parecchio la mano di Spielberg fra i produttori, ma non come un intruso, bensì come alleato. Appare chiaro infatti, che l'obiettivo dei Coen stavolta era andare proprio in questa direzione. Essendo loro capaci soltanto di partorire le loro ossessioni, hanno preso una storia classica, del genere americano per eccellenza, e ne hanno fatto un atto d'amore verso quei vecchi film di John Ford e Anthony Mann, pieni di sentimenti e di respiro grandioso. Nella scena finale, la scrittura di Portis, le immagini di Deakins, la musica di Burwell, il montaggio dei Coen, e lo sguardo di Jeff Bridges concorrono a regalare uno dei pezzi di cinema più intensi degli ultimi anni, che apre il cuore e porta tutto via con sé. Un salto nella tenebra che non si dimentica, con coraggio, e grinta.
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