I Fiori di Kirkuk

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Un film di Fariborz Kamkari. Con Morjana Alaoui, Ertem Eser, Mohamed Zouaoui, Mohammad Bakri, Maryam Hassouni.
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Titolo originale Golakani Kirkuk. Drammatico, durata 115 min. - Italia, Svizzera, Iraq 2010. - Medusa uscita venerdì 19 novembre 2010. MYMONETRO I Fiori di Kirkuk * * 1/2 - - valutazione media: 2,93 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Racconti di Bagdad Valutazione 2 stelle su cinque

di Francesco2


Feedback: 41559 | altri commenti e recensioni di Francesco2
venerdì 19 novembre 2010

Sullo sfondo della caduta di Saddam(2003), un uomo pensa ad un suo (O AL suo?) travagliato amore che risale a oltre quindici anni prima. Oggetto di tale sentimento era una giovane indipendente (Anche "mentalmente", perché fumava ed offriva sigarette pur volendo intraprendere la professione di medico), che aveva scelto l'Occidente non per motivi ideologici ma in quanto voleva, ovviamente, dedicarsi a curare il prossimo. Se si aggiunge come, senza reminiscenze marxiste, scegliesse di disinteressarsi alla sua quota in una famiglia di capitalisti, si (dovrebbe) coglie(re) come Najla sia alternativa, come lo era un'altra mediorientale arrabbiata, una delle protagoniste del generoso ma bruttino "Racconti di Stoccolma"( peraltro, anche le voci mi paiono simili). Una figura interessante, quindi, solo che queste ragazze "diverse" in queste società disgraziate cominciano amostrare la corda, meno la (mancata?) protagonista di "About Elly" che si distingueva per la sua assenza nel chiaccherare degli altri. Anche Najla rompe con gli schemi (Gli interessi della famiglia, nel piccolo, e quelli etnici, in grande, a maggior ragione  nell'88) in un cinema che però non rompe con le forme consuete, specie nei primi venti minuti-mezz'ora. I personaggi sono  assurdi, credo che nessuna persona di buon senso potrebbe prendere sul serio la sorella e lo zio, un pò meglio la madre), l'unica cosa che si eleva rispetto ad una cornice pre-fabbricata (Gli uomini esercitano la lro violenza, fisica e psicologica, o sono pure macchiette, come il guardiano, le donne o subiscono o si ribellano) sono i versi recitati da Lajla. Non mancano, certo, sferzate alla società dell'epoca: è più immorale la relazione della ragazza o il fatto che la sorella fumi piuttosto che la vendita, da parte del fratello, di medicinali scaduti). Tuttavia il film cerca di introdurci in una cornice più globale, mostrandoci la giovane più incline ai compromessi, disposta a collaborare col governo, e ci mostra un terzo personaggio che non aggiunge praticamente nulla, un pretendente della ragazza che non riesce a non innamorarsi di lei, e che fino alla fine cercherà di non perderla. Iniziano esperienze dirette col nero della prigione (Quel guardiano che le si avvicina, in una delle migliori s quenze come regia, evoca "Il padre" freudiano o il sistema di Foucault). In realtà Lajla entra in una dimensione "oscura" non solo sotto l'aspetto cromatico: ora conosce il COMPROMESSO, è usciya dalla dimensione della purezza legata al BIANCO dell'infermiera, ed a una semplice lotta per l'amore(personale) e per ideali(generali). Del resto, ciò si legava d un ulteriore compromesso, fatto dalla famiglia: cedere le sue quote affinché il regime non infierisse su chi era innamorata di un curdo. E poi utilizza la menzogna sempre di più , al punto che non sappiamo  alla fine se fosse vero che le ragazzine soffrivano di colera o se volesse solo che non fossero vendute( E' troppo immaginare che non volesse anche per loro un futuro di amore infelice, come rischiava di essere il suo?).
Pur con alcuni limiti, è questa la parte migliore del film, anche perché pone quesiti interessanti sul concetto di "Morale". Ma il regista ritorna a mostrarci suoi limiti nel raccontarci la fuga d'amore di Najla e Sherko, chiudendo poi con un finale che mi pare  contraddica molte delle cose dette: se la ragazza era  "indipendente", sarebbe andata via solo per coltivare un desiderio di  maternità, oltretutto con un figlio non suo? Bisognerebbe chiedere  a molte donne, forse.  E poi, che senso ha elogiare il ruolo della "Donna-madre" quando si è costruita una figura femminile così alternativa?
Finale didascalico, che non ci risparmia una carneficina con una brutta sceneggiatura, tra i principali limiti della plellicola, e dei semi (Credo) gettati nel cimitero, nella consapevolezza che "Najla, comunque, si trovava lì".

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darsuh serwan martedì 1 febbraio 2011
io sono curdo...
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io sono curdo e sono nato a kirkuk,il film ma fatto ricordare tante cose il film parla della nostra storia nostra verità che ancora nel modo sconosciuto,io sono uno di quelli che ho perso i miei dopo la guerra del golfo,ogni minuto di questo film mi faceva una lacrima,l'amore è la più bella cosa da noi ogni curdo è un poeta e sta lottando contro gli arabi,turchi,persiani......ESSERE LIBERIVivere è bello, quando si è liberi,tutti, uomini e donne, non tu e io soltanto,liberi di dire la nostra,di vagabondare per mari e terre,liberi di bere e mangiare, di lavorare e giocare,liberi di sceglierci il cammino. Non trovo le parole; non so con chi prendermela.Per quanto tempo ancora vivremo incatenati,nell’oscurità, nella vergogna?Basta. [+]

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