Hereafter

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Un film di Clint Eastwood. Con Matt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Frankie McLaren, Thierry Neuvic.
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Drammatico, durata 129 min. - USA 2010. - Warner Bros Italia uscita mercoledì 5 gennaio 2011. MYMONETRO Hereafter * * * * - valutazione media: 4,09 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

esistenze sospese Valutazione 4 stelle su cinque

di gabriella


Feedback: 16979 | altri commenti e recensioni di gabriella
mercoledì 22 agosto 2012

 Dell'ultimo film di Clint Eastwood è stato detto e scritto tanto, così che alla fine il pubblico si è spaccato in due, da una parte chi lo esalta e dall'altra chi lo denigra, Certo che chi si aspettava un film sul paranormale, ( come certa stampa lo ha presentato,) è rimasto deluso, ma chi conosce il famoso attore e regista americano, non cade in certi tranelli, capisce che si tratta di una boutade pubblicitaria, sa bene che Eastwood non è certo il tipo di prestarsi a facili espedienti per attirare il pubblico al cinema, ha sempre trattato temi profondi di riflessione e quest'ultimo lavoro non è da meno. Il tema affronta con estrema delicatezza e pudore la domanda a cui nessuno sa dare una risposta, cosa ci sia oltre questa vita. Se lo chiede Marie, giornalista francese d'assalto, donna di successo,( il suo volto è su tutti i cartelloni di Parigi) in vacanza in Indonesia, scampa miracolosamente a uno tsunami e si trova per qualche istante in una situazione di premorte, se lo chiede Marcus, ragazzino londinese a cui è morto il fratello gemello, investito da un camion per sfuggire a una babygang. Chi non vuole più chiederselo è George, sensitivo di New York che accetta un lavoro in fabbrica per liberarsi dal pesante fardello di riuscire a comunicare con l'aldilà. Persone che avvenimenti tragici e traumatici hanno cambiato radicalmente le loro esistenze e che si trovano a guardare la vita da un'altra prospettiva. Così è per Marie, cui non può più bastare di andare in tv e fare a pezzi il politico o l'industriale di turno, non può più bastare la relazione sentimentale con il suo capo, il quale, tra l'altro, non trova di meglio che sostituirla nel cartellone e nel letto, perchè o si continua a cavalcare l'onda, o si è tagliati fuori.
E la vita di Marcus non potrà più essere la stessa, diviso dal fratello, il più intraprendente dei due, quello che sapeva sempre cosa dire e cosa fare, anche gestire e accudire la loro madre, donna fragile dipendente da droghe e alcool.
Anche George cerca di sopravvivere in qualche modo cercando la normalità, come quella di iscriversi a un corso di cucina italiana, lì farà la conoscenza di una ragazza che inizialmente sarà attratta dal giovane, ma poi scapperà da lui spaventata.
Sarà Londra dove i tre protagonisti s'incontreranno, Marie, venuta a presentare il libro in cui parla della sua esperienza, George, appassionato di Dickens , desideroso di conoscerne il narratore che ascolta sempre in cassetta , Marcus riconoscerà George, il quale, impietosito dal ragazzo, accetta di fargli una seduta, durante la quale riuscirà a comunicare con Jason, il fratello morto. E' una delle scene più commoventi del film, George alla fine troverà le parole giuste per Marcus, che se la deve cavare da solo, che non potrà mai più contare sull'aiuto del fratello. Sarà quello di cui Marcus ha bisogno di sentirsi dire, che importa se le parole sono di Jason o per interposta persona quelle di George, nessun assistente sociale è riuscito a relazionarsi in questo modo con lui, solo servizi tecnici di assistenza. "Dovì è adesso Jason?domanda Marcus a George__ NOn lo so__ ma tu hai fatto tante di quelle sedute__ e ancora non lo so_. Non ha la pretesa di dare una possibile risposta, il regista, sa bene che sarebbe impossibile, a meno che non voglia avventurarsi nel surreale, così come ha fatto Vincent Ward in "Aldilà dei sogni", film infarcito di filosofie newage e incursioni dantesche.
George conoscerà Marie e per la prima volta si troverà a fantasticare su un possibile futuro ( bellissima la scena del bacio finale), e guardare alla vita, non alla morte.
Perchè il film di Eastwood parla di vita, non di morte, di come la vita vada vissuta nonostante sia attraversata dal dolore, dalla sofferenza, e la vita va vissuta solamente guardando avanti, con coraggio, con forza, evitando le insidie dei ciarlatani, dei falsi santoni che speculano sul dolore altrui vendendo illusioni, ben sapendo che la disperazione cerca appigli ovunque, come cerca inizailmente il piccolo Marcus, prima d'incontrare George.
Il paragone che è stato fatto con i film di Shyamalan è grossolano, oltre che improprio, il regista di "Il sesto senso", gioca da illusionista, ingannando l'occhio e la mente dello spettatore, che alla fine è costretto a riavvolgere il nastro e rivedere il film a ritroso per darvi una spegazione.
Con questo film siamo ritornati al cinema "epidermico, quello di "million dollar baby", di "Mistic river", di "Gran Torino", dopo la leggera incrinatura di "Invictus", che dovendo raccontare una biografia ha dovuto per forza di cose seguire una traccia obbligata che in qualche modo  ha penalizzato il film, almeno dal punto di vista emotivo.
Hereafter ha avuto anche una nomination all'oscar per gli effetti speciali, non che Clint abbia bisogno di stupirci con gli effetti, semmai la necessità di rendere credibile la forza devastante di uno tsunami. L'effetto maggiore è nelle emozioni, perchè riesce a toccare corde molto profonde, si esce dal cinema con la voglia di discuterne, di condividere, di sicuro con qualcosa in più di quando si è entrati.

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