carloalberto
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martedì 10 novembre 2020
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le due muse di dolan
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In Les Amours imaginaires, Dolan svela una delle due muse ispiratrici della sua arte, l’estetismo classicheggiante teso alla perfezione inarrivabile del mito greco della bellezza, l’altra, il romanticismo esasperato della confessione autobiografica e dell’esaltazione dei sentimenti, già evidente, l’anno prima, nel 2009, all’esordio, in J'ai tué ma mère. Nella terza opera, Laurence Anyways, ci sarà dialetticamente la sintesi sublime delle due anime contrapposte di Dolan, rappresentate in questo film dallo stesso Dolan, nella parte del ragazzo che si innamora in modo sincero e passionale del biondo e riccioluto Niels Schneider, alla cui immagine si sovrappone quella di un apollo in marmo, e da Monia Chokri, la giovane donna amante del bello, che veste in stile vintage e sfoglia riviste patinate alla ricerca di oggetti esteticamente attraenti.
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In Les Amours imaginaires, Dolan svela una delle due muse ispiratrici della sua arte, l’estetismo classicheggiante teso alla perfezione inarrivabile del mito greco della bellezza, l’altra, il romanticismo esasperato della confessione autobiografica e dell’esaltazione dei sentimenti, già evidente, l’anno prima, nel 2009, all’esordio, in J'ai tué ma mère. Nella terza opera, Laurence Anyways, ci sarà dialetticamente la sintesi sublime delle due anime contrapposte di Dolan, rappresentate in questo film dallo stesso Dolan, nella parte del ragazzo che si innamora in modo sincero e passionale del biondo e riccioluto Niels Schneider, alla cui immagine si sovrappone quella di un apollo in marmo, e da Monia Chokri, la giovane donna amante del bello, che veste in stile vintage e sfoglia riviste patinate alla ricerca di oggetti esteticamente attraenti.
Due personaggi diversi, non a caso uniti da un’indissolubile amicizia, due modi di vedere il mondo e l’amore che simboleggiano i due diversi modi di approcciarsi all’arte da parte dell’autore, due facce del Dolan Giano bifronte, sensuale, erotico, emotivo, spontaneo, l’uno, intellettuale, formale, estetizzante, l’altro.
Il ragazzo, infatti, per dichiararsi si reca dall’amato confessandogli tra le lacrime il proprio amore, la giovane donna, invece, gli scrive una lettera-poesia e la invia in una busta nera stilizzata, sigillata con ceralacca rossa. Il ragazzo empatizza con l’amato nel gioco, trovandosi a suo agio nell’armonia del paesaggio bucolico della campagna-natura, altro mito dello sturm und drang, la giovane donna, viceversa, lo accompagna a vedere opere teatrali astruse e cervellotiche figlie dell’intellettualismo borghese e di un manierismo che evoca i canoni della classicità. Entrambe rappresentati, in scene simmetriche e ugualmente monocromatiche, dimostrano insoddisfazione per i rispettivi partner in rapporti privi di amore ovvero di Arte.
Nella scrittura della sceneggiatura, all’apparenza una commedia alla Woody Allen, la cui influenza è, peraltro, evidente nei monologhi dei personaggi secondari, che guardando in camera formano un coro greco in cui ognuno ironicamente piange la sventura del proprio amore immaginario, c’è un sovrappiù di cerebrale e di simbolico, che, pur essendo sotteso ed inesplicato, appesantisce il film impedendogli di librarsi in volo come le altre opere di Dolan, se non in extremis, nell’ultima scena in cui Dolan ed il suo doppio femminile all’unisono si muovono verso una nuova opera d’arte.
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gianleo67
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mercoledì 30 luglio 2014
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batticuore francofoni dalle parti di montreal
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Nella Montreal dei nostri giorni i due amici Marie (eterosessuale e disinvolta) e Francis (omosessuale e introverso) si innamorano entrambi di Nicolas (bello,solare e intelligente), che incarna il loro ideale di un immaginario e fantasticato amore platonico. Quando Nicolas si accorge della meschina rivalità che anima la sotterranea ostilità dei due amici in competizione per lui, qualcosa sembra definitivamente incrinarsi nel loro rapporto. Un anno dopo Marie e Francis sono ancora amici ma, nel frattempo, hanno mutato l'oggetto del loro comune desiderio sentimentale.
Giocato sull'estetica colorata e spiazzante di una 'Nouvelle Vogue' canadese di ritorno che articola il racconto di un ironico e feroce inseguimento amoroso, attraverso la composizione di un collage di situazioni e confessioni che conivolgono una cerchia di amici alle prese con le loro 'pene d'amor perduto', il secondo lungometraggio del giovane autore canadese (qui anche sceneggiatore,attore, montatore,costumista,etc) Xavier Dolan si prefigge un ambizioso (secondo alcuni pretenzioso) obiettivo di suggerire da un lato le molteplici declinazioni del sentimento amoroso (l'attesa,la distanza, l'immaginazione, l'illusione, la sessualità) nelle esternazioni da 'gruppo di ascolto' di personaggi secondari e dall'altro di metterne in scena una rappresentazione pratica nel simpatico e inusitato triangolo amoroso che ne coinvolge i personaggi principali (lui-lui-l'altra).
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Nella Montreal dei nostri giorni i due amici Marie (eterosessuale e disinvolta) e Francis (omosessuale e introverso) si innamorano entrambi di Nicolas (bello,solare e intelligente), che incarna il loro ideale di un immaginario e fantasticato amore platonico. Quando Nicolas si accorge della meschina rivalità che anima la sotterranea ostilità dei due amici in competizione per lui, qualcosa sembra definitivamente incrinarsi nel loro rapporto. Un anno dopo Marie e Francis sono ancora amici ma, nel frattempo, hanno mutato l'oggetto del loro comune desiderio sentimentale.
Giocato sull'estetica colorata e spiazzante di una 'Nouvelle Vogue' canadese di ritorno che articola il racconto di un ironico e feroce inseguimento amoroso, attraverso la composizione di un collage di situazioni e confessioni che conivolgono una cerchia di amici alle prese con le loro 'pene d'amor perduto', il secondo lungometraggio del giovane autore canadese (qui anche sceneggiatore,attore, montatore,costumista,etc) Xavier Dolan si prefigge un ambizioso (secondo alcuni pretenzioso) obiettivo di suggerire da un lato le molteplici declinazioni del sentimento amoroso (l'attesa,la distanza, l'immaginazione, l'illusione, la sessualità) nelle esternazioni da 'gruppo di ascolto' di personaggi secondari e dall'altro di metterne in scena una rappresentazione pratica nel simpatico e inusitato triangolo amoroso che ne coinvolge i personaggi principali (lui-lui-l'altra). Il risultato è una commedia sentimentale che scardina i canoni consueti del racconto tradizionale per mostraci, con una certa leggerezza di tocco ed una divertente dose di autoironia, quanto l'irraggiungibile ideale di un immaginato 'amour fou' sia il motore di una inconcludente e patetica ricerca di un altro da sè che finisce per naufragare nell'inevitabile disillusione di una sconfessione amorosa (per lei) o di un banale fraintendimento (per lui). Nella rappresentazione dei modelli di riferimento (Audrey Hepburn) e nell'uso insistito delle musiche a tema (per noi la francese Dalidà che canta la cover italiana della 'Bang Bang ' di Sonny Bono), il giovane Dolan batte sul tasto di questa idiosincrasia amorosa (il sesso è una cosa e l'amore un'altra) muovendosi con una certa originalità e intelligenza tra il Truffaut di 'Jules et Jim' (qui la contesa non è sulla bruna e umbratile Catherine ma sul biondo e solare Nicolas) e le atmosfere impalpabili e struggenti del Wor Kar Wai di 'In the Mood for Love'. E' pur vero che la risposta alle questioni poste (cosa sia l'amore,tranne che il dominio dell'irrazionale come nella citazione iniziale di De Musset) sembrano ridursi al futile 'divertissement' nel gioco a nascondino di un inconcludente inseguimento amoroso o nella schematica e pretestuosa enunciazione di una famigerata 'scala Kinsey' delle inclinazioni sessuali, ma in tempi come questi, segnati da un linguaggio cinematografico dozzinale e ripetitivo, non ci sembra affatto poco. Nomination nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2010.
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annaviola
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mercoledì 28 settembre 2016
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un capolavoro assoluto
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Fresco e profondo, reale e onirico allo stesso tempo, ironico, autoironico, pungente, con un ritmo narrativo perfetto, grande senso estetico nelle inquadrature e grande cura nella scelta della colonna sonora. Parla dell'amore come sentimento universale e trasversale e dei suoi mille intrecci imprevisti e paradossali, senza pregiudizio e con grande naturalezza. Pare impossibile che il regista avesse poco più di vent'anni quando ha diretto questo capolavoro. Chi non è riuscito ad apprezzare questo film probabilmente non lo ha capito, probabilmente per la competenza linguistica che la versione originale in francese richiede, o forse perché ha una visione ristretta e datata di ciò che è cinema, o forse ancora, peggio, perché influenzato da qualche pregiuzio di natura omofoba.
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annaviola
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mercoledì 28 settembre 2016
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capolavoro assoluto
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Film fresco, ironico e auto ironico, pungente, allegorico, irriverente, onirico e lucidissimo allo stesso tempo. Racconta l'amore e i suoi risvolti imprevisti e paradossali con sguardo universale e trasversale, consapevole ma leggero, senza falsi pudori o pregiudizi. Il ritmo è perfetto, le inquadrature disegnate con grande senso estetico, la colonna sonora eccellente e curatassima. Si fatica a credere che il regista abbia concepito e diretto questo capolavoro poco più che ventenne. Chi non è riuscito ad apprezzarlo probabilmente è stato penalizzato dalla versione originale non doppiata, faticosa da seguire senza una specifica competenza linguistica, altrimamenti non si capirebbe come mai il film sia stato più volte premiato, guadagnandosi, tra gli altri, il primo premio al Sydney film festival del 2010 e una nomination al festival di Cannes, sempre nel 2010.
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Film fresco, ironico e auto ironico, pungente, allegorico, irriverente, onirico e lucidissimo allo stesso tempo. Racconta l'amore e i suoi risvolti imprevisti e paradossali con sguardo universale e trasversale, consapevole ma leggero, senza falsi pudori o pregiudizi. Il ritmo è perfetto, le inquadrature disegnate con grande senso estetico, la colonna sonora eccellente e curatassima. Si fatica a credere che il regista abbia concepito e diretto questo capolavoro poco più che ventenne. Chi non è riuscito ad apprezzarlo probabilmente è stato penalizzato dalla versione originale non doppiata, faticosa da seguire senza una specifica competenza linguistica, altrimamenti non si capirebbe come mai il film sia stato più volte premiato, guadagnandosi, tra gli altri, il primo premio al Sydney film festival del 2010 e una nomination al festival di Cannes, sempre nel 2010.
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ilaskywalker
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venerdì 29 luglio 2011
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ego-lirismo, troppo.
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C'è un certo pubblico hipster con i fiori e i capelli boccoluti che di certo tiene in alta considerazione Xavier Dolan, ma io che avevo gridato al capolavoro per J’ai tué ma mère ora provo un senso di fastidio. Bella la fotografia, le solite inquadrature geometriche e pure le musiche stile Vive La Fête che dopo due ore puoi cancellare senza rimorsi dal lettore multimediale (non proprio in questo caso: The Knife, Fever Ray ed Indochine particolarmente azzeccati), ma basta camminare al ralenti ogni cinque minuti e toccarti il collo à la "acc! sono un signorino imbarazzato!" e morderti il labbro à la [come sopra].
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C'è un certo pubblico hipster con i fiori e i capelli boccoluti che di certo tiene in alta considerazione Xavier Dolan, ma io che avevo gridato al capolavoro per J’ai tué ma mère ora provo un senso di fastidio. Bella la fotografia, le solite inquadrature geometriche e pure le musiche stile Vive La Fête che dopo due ore puoi cancellare senza rimorsi dal lettore multimediale (non proprio in questo caso: The Knife, Fever Ray ed Indochine particolarmente azzeccati), ma basta camminare al ralenti ogni cinque minuti e toccarti il collo à la "acc! sono un signorino imbarazzato!" e morderti il labbro à la [come sopra].
E soprattutto basta piani dove sei di spalle.
Il film tratta di un innamoramento doppio e non ricambiato (il protagonista e la sua amica sono entrambi invaghiti di un ragazzo biondo, easy e ricco viveur da poco conosciuto) che sfocia nell'invidia e nella competizione ma che finisce con un pugno di mosche. I due non ottengono l'amore sperato e purtroppo nemmeno guadagnano qualcosa in termini di solidarietà amicale: di base c'è sempre la concorrenza, come vediamo nel finale.
Insomma il regista è giovane, probabilmente geniale data la qualità estetica dei suoi lavori, e di belle speranze; anche attraente: ma vuole strafare. C'è troppo ego. C'è troppo Xavier Dolan. Un continuo sottoporsi alla camera. Primi piani, primissimi, dettagli di sé. Un piccolo spazio ritagliato agli altri (pseudo-interviste e considerazioni a tematica amorosa), riuscito ma troppo ripetuto. Ripetute anche le sequenze di sesso (molto visuali, delicate e musicate con pezzi lirici).
Un ultimo appunto: era proprio necessario cambiare il titolo in inglese?
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