GENITORI & FIGLI AGITARE BENE PRIMA DELL'USO (IT, 2010) diretto da GIOVANNI VERONESI. Interpretato da SILVIO ORLANDO, LUCIANA LITTIZZETTO, CHIARA PASSARELLI, MICHELE PLACIDO, MARGHERITA BUY, ANDREA FACCHINETTI, ELENA SOFIA RICCI, PIERA DEGLI ESPOSTI, MAX TORTORA, VITTORIO EMANUELE PROPIZIO
Professore d’italiano arrabbiato col figlio diciottenne in quanto questi vuole iscriversi al Grande Fratello, Alberto assegna una mattina alla sua classe un tema dal titolo Genitori e figli: istruzioni per l’uso. La sua allieva Nina coglie al volo l’occasione per parlare della prima volta dei suoi famigliari, da cui è rimasta sempre puntualmente delusa: l’imbranato padre Gianni, pescatore, che è stato cacciato di casa dalla madre di Nina, la caposala Luisa, perennemente con un diavolo per capello, per poi ripiegare con una vita a bordo di una barca; il fratellino razzista convinto; la nonna Lea, accanita bevitrice di whisky e pokerista indiscriminata, che ricompare d’improvviso dopo quindici anni di assenza perché ha bisogno di urgenti cure mediche. In più, Nina parla del fatto che si sente indietro rispetto alle amiche perché è ancora vergine e desidererebbe una prima volta e di un certo ragazzo poco più grande di lei col quale nasce un rapporto d’amicizia che poi si trasforma in un autentico fidanzamento. Corretto il tema e lettolo, Alberto ha l’occasione di riflettere assieme alla moglie su come trattare col loro figlio per comprenderne le aspettative e i bisogni. Il tema è senza dubbio molto attuale, e rispecchia una realtà nostrana con cui adulti e adolescenti devono fare i conti ogni giorno, quindi la scelta di quest’ultimo va apprezzata. Peccato che gli sceneggiatori banalizzino il tutto costruendo una storiella blanda, inconsistente e acquosa, per altro densa di sottotrame che non vedono quasi mai la loro piena realizzazione, che rovina la materia di partenza. Lo sguardo sull’incontro/scontro fra i genitori e i loro figli scapestrati (chi più, chi meno) pecca di un’enormità lancinante di luoghi comuni e non centra il bersaglio, in quanto troppo indaffarato a strappare a tutti i costi una risata che ambisce ad essere agrodolce, ma finisce per assumere, nel complesso, i toni della voce di un coro stonato e molto povero. I primi dieci minuti ci stanno, ma poi ogni storia prende il largo e va avanti per conto suo, dunque l’unità narrativa viene spezzata prima ancora di consolidarsi. Ma il torto più grave da rimproverargli è il pessimo utilizzo del cast: una marea di attori eccellenti (fra cui brillano una Littizzetto che meriterebbe di più, un Orlando abbastanza in forma nel ruolo che più gli si addice – l’uomo oppresso dalle proprie insicurezze –, un Placido sopra le righe alquanto efficace e una Buy che gli tiene testa con notevole autonomia) che più sprecati non si potrebbe, terribilmente sacrificati per far spazio a un gruppetto di giovani bellocci e senza scorza. Dimostrano di recitare con interesse, nonostante l’esiguità delle loro scene, anche Tortora e Degli Esposti, strepitosa nelle vesti della nonna spregiudicata ma pur sempre con uno sprazzo di saggezza pronto ad essere condiviso. Ultima nota: è un ulteriore guaio che la famiglia Orlando-Littizzetto-Passarelli sopraffaccia quella Placido-Buy-Facchinetti, oltremodo interessante per le dinamiche di intervento nei discorsi e la rabbia facile che sconvolge presto i suoi membri, guaio che sfortunatamente va a ricadere sulla credibilità di un intreccio debole. Prodotto da Filmauro. Veronesi promette molto e mantiene poco giacché gli difetta il coraggio di osare. Anche questa volta la sua vocazione di sceneggiatore supera alla grande le sue velleità registiche.
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