Draquila - L'Italia che trema

è un'orazione civile questo ottimo film/documentario della guzzanti. come il racconto del vajont di paolini, come i documentari di michael moore. è il frutto del lavoro e della passione di chi ha ancora la forza di indignarsi e di denunciare lo stato di degrado culturale nel quale ci ha condotto questa specie di "regime soft", nella quasi indifferenza di un paese apparentemente impotente o complice e comunque inadeguato a esprimere alternative attendibili alla classe politica attuale.
a partire da una lettura disincantata, tragicamente ironica ed estremamente lucida delle vicende connesse al terremoto ed alla ricostruzione, draquila mette a tema l'italia berlusconiana degli intrallazzi, delle cricche e della logica dell'emergenza continua e dei "grandi eventi" come pretesto per aggirare le regole e piegarle ad uso dell'interesse di pochi. la guzzanti da voce ai protagonisti, sia quelli critici e insofferenti al paternalismo stucchevole di un presidente del consiglio che veste i panni del sovrano clemente in visita allo sfortunato popolino abruzzese, che elargisce doni e concede soggiorni premio, sia alle schiere di fans che accolgono commosse le innumerevoli visite (e passaggi mediatici) di un capo di governo che usa strumentalmente l'evento tragico per risalire la china del consenso perduto. l'intransigenza della regia non risparmia l'opposizione istituzionale, la cui latitanza simboleggiata nel film da un tendone del PD perennemente vuoto accompagna e contribuisce a spiegare le ragioni del "pantano" e del vuoto complessivo di idee e voci critiche che dovrebbero caratterizzare la dialettica democratica in un paese "normale". per chi ha voluto seguire le vicende del terremoto e si è documentato in rete e dalle poche voci critiche ancora presenti nei quotidiani e sui media i fatti sono noti, ed anche i protagonisti. nonostante questo il film è da vedere e da far vedere, ed anzi andrebbe proposto come materiale di studio in un corso di storia o di educazione civica nelle scuole. la scena finale del film mi ha fatto riflettere. credo che non dimenticherò quelle parole. gli occhi di quell'uomo. la forza di un'analisi a freddo che al fine costituisce la chiave di lettura più netta e lucida del berlusconismo che io abbia mai ascoltato. nell'economia del film è probabilmente la punta più alta del lavoro di tessitura svolto dalla regia.