Cosa voglio di più |
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Un film di Silvio Soldini.
Con Alba Rohrwacher, Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Monica Nappo.
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Commedia,
durata 126 min.
- Italia, Svizzera 2010.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 30 aprile 2010.
MYMONETRO
Cosa voglio di più
valutazione media:
2,95
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Adulteri senza qualità
di Lietta Tornabuoni L'Espresso
Silvio Soldini, ammirato regista italiano, a 52 anni passa da film poetici con tocchi di anticonformismo ed eccentricità, a uno stile quasi documentaristico di grande intensità. "Cosa voglio di più" attacca nel titolo (che sembra alludere allo spot pubblicitario dell'Amaro Lucano) le vite comuni troppo anguste, povere e ripetitive. Nel film arriva l'amore-passione a sconvolgere la routine di due 34enni sposati, a dilatare il desiderio, a far pretendere altro.
Con tutti i relativi momenti: le scene di sesso niente affatto voyeuristiche o estetizzanti ma belle nel brutto mote1 a ore alla periferia di Milano, i baci rubati in ufficio o nei portoni, le telefonate, l'amore urgente mezzo vestiti, il vedersi poco tra rispettivi lavoro e famiglia, le frasi attese e pronunciate («Vorrei averti incontrato prima»), i giorni dell'ira («Ti devo parlare», «Vaffanculo»), lei che spia la moglie di lui, una volta a ballare, le reciproche bugie. una breve vacanza a Tunisi al termine della quale lei se ne va da sola chissà dove trascinando il suo trolley russo, e piange. Ogni tanto, un paesaggio di Milano col cielo tra fitto dalla gru dice quanto la città vada estendendosi.
Come tutti, i protagonisti Alba Rohrwacher molto brava e Pierfrancesco Favino sono, dice il regista, anime divise in due: lacerare tra la voglia di buttarsi a vivere la passione e la paura, il senso di responsabilità, la famiglia. Vicenda nota ma davvero toccante. Fatta benissimo, eppure c'è qualcosa che non va. Forse tutto sta nel punto di partenza: l'impiegatina milanese zelante. il bravo lavoratore, il buon marito dalle mani d'oro, la moglie nervosa, non esistono. Non sono persone del mondo in cui viviamo: evocano piuttosto L'uomo di paglia" di Pietro Germi dei Cinquanta. Sono stereotipi, adottati per giustificare e mandare avanti la storia.
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