Titolo originale | Balada triste de trompeta |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Spagna, Francia |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Álex De la Iglesia |
Attori | Carlos Areces, Antonio de la Torre, Carolina Bang, Sancho Gracia, Juan Luis Galiardo Enrique Villén, Manuel Tallafé, Manuel Tejada, Gracia Olayo, Santiago Segura, Roberto Álamo, Fofito, Fran Perea, Fernando Guillén Cuervo, Raúl Arévalo, Terele Pavez, Josean Bengoetxea, Luis Varela, Fernando Chinarro, Juan Viadas. |
Uscita | giovedì 8 novembre 2012 |
Tag | Da vedere 2010 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,12 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 27 aprile 2015
Quando in Spagna scoppia la guerra civile, il Pagliaccio Tonto viene interrotto nel mezzo della sua performance e reclutato - vestito ancora con gli abiti di scena - da un gruppo di repubblicani. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
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CONSIGLIATO SÌ
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Guerra civile spagnola. Durante uno spettacolo circense, i due pagliacci in scena vengono arruolati a combattere nell'esercito repubblicano. Uno di loro viene arrestato e costretto a lavorare per lo stato. Il giovane figlio Javier organizza un attentato per vendicarsi dei soprusi subiti ma, nello scoppio, muore anche il padre. Da grande, sotto la dittatura di Franco, viene assunto come Pagliaccio triste in un circo, dove incontra Sergio, il suo alter ego sorridente, con il quale dovrà dividere il palco e l'amore per l'acrobata Natalia.
I mostri politici della storia - raccolti nel quadro spaventoso dei titoli di testa - hanno una responsabilità precisa nei confronti di chi governano. Se il potere impera attraverso repressioni violente, il popolo subisce le conseguenze di quella prepotenza perchè diventa parte di essa, pur senza averne la colpa. Come un virus insidioso, il terrore della guerra civile spagnola mette radice in corpi indifesi come quello del piccolo Javier. Il padre, pagliaccio per mestiere e tradizione, lo invita ad assaporare il fascino della vendetta, investendolo di una missione distruttiva che si alimenterà inesorabilmente, malgrado le occasioni di rinsavimento poste dal destino.
De la Iglesia recupera, dopo la più rarefatta narrazione di Oxford Murders, l'uso dotto del grottesco de La Comunidad.
Potrebbe sembrare azzardato e inopportuno tramandare la Storia ai posteri attraverso lo sguardo di un pagliaccio impazzito, prima schiavo della sua bontà, poi vittima di un'inarrestabile rincorsa alla ritorsione. Il regista, invece, riesce a coniugare la maschera del clown triste e il corredo di suggestioni che il personaggio porta con sè, con il dramma di un paese smunto di umanità, felice solo nei telegiornali di propaganda franchista.
Il solitario Javier morde se stesso e gli altri, deturpa il viso del suo nemico Sergio e uccide tutti quelli che impediscono la rivincita sui potenti. L'oggetto del desiderio Natalia scappa ma è, allo stesso tempo, attratta dal male. Tutti i personaggi aderiscono ad un'idea di vita fondata sul masochismo, come a dire che in quel particolare atteggiamento, si nasconda l'unico modo per resistere al dolore provocato dagli altri. L'estremizzazione dei caratteri si accorda con la costruzione di scene di esagerata violenza, dove solitudine e tristezza si incontrano e danzano insieme sulle note malinconiche di una ballata ipnotica e seducente.
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La guerra, la Spagna di Franco, un circo, i pagliacci: questi gli elementi di una storia che diventa un incubo delirante, un'inverosimile follia, ma con degli acuti di incredibile macabra bellezza. Un film che ricorda Greenaway. Due pagliacci, quello allegro e quello triste, una donna bellissima e storie di sofferenza e morte alle spalle. Un amore violento e un amore dolcissimo si affrontano e [...] Vai alla recensione »
Grottesco, inquietante, metaforico. E' racchiuso in questi aggettivi, e nelle atmosfere che ne scaturiscono il film di Alex De la Iglesia, Leone d'Oro per la Regia e Premio per la Miglior Sceneggiatura al Festival di Venezia 2010. Perennemente in bilico fra capolavoro e improbabile grand guignol, fra sarcastica metafora politica e disturbato melò sentimentale ci presenta [...] Vai alla recensione »
Il regista spagnolo ambienta gran parte dell'azione nel 1973, due anni prima della morte di Francisco Franco e della fine del franchismo. Álex de la Iglesia all'epoca aveva solo 8 anni, ma dice di ricordare benissimo la confusione e la follia data da un regime ormai in declino. Decide dunque di raccontarla col suo solito mix di satira e grottesco, ma questa volta il tono è estremamente [...] Vai alla recensione »
Film grottesco oltre ogni dire, violento, a tratti divertente, crudele e soprattutto pessimista all'ennesima potenza. L'ultimo film di Iglesia, osannato da Quentin Tarantino alla Mostra del Cinema di Venezia, è un horror sotto le vesti di love story malata (molto peggio di Vertigo) che racchiude tutta la sua distorta essenza in una sequenza: uno dei due protagonisti/antagonisti, distrutto [...] Vai alla recensione »
Non ci sono buoni nella Spagna franchista, non è buona la Milizia che arruola un pagliaccio nel bel mezzo di uno spettacolo con i bambini e lo arma di machete, e tantomeno i nazionalisti, un circo di varia e inumana crudeltà; non è buono lo Stato che ubriaca di finta libertà la popolazione e tantomeno i terroristi "senza un padrone riconoscibile"; non è buono il pagliaccio felice, alcolizzato e violento [...] Vai alla recensione »
Dopo un attentato a Madrid, ai danni dell'ammiraglio Carrero Blanco (avvenuto realmente il 20 dicembre 1973), la televisione di regime da la notizia e uno dei testimoni racconta: “Ho visto un furgoncino dei gelati guidato da un pagliaccio... o un prete”. Questa battuta è essenziale per capire la poetica di un autore troppo spesso criticato con superficialità [...] Vai alla recensione »
Film in cui il regista spagnolo De la Iglesia denuncia in chiave grottesca ed allegorica il regime dittatoriale di Franco ed il periodo della guerra civile nel suo paese attraverso la figure di un pagliaccio arruolato in un circo. Se già l'ambiente triste e, appunto, grottesco del circo si dimostra per l'autore molto adatto a rappresentare la metafora di certe realtà assurde [...] Vai alla recensione »
Durante la guerra civile spagnola, il pagliaccio Triste e quello Sorridente vengono reclutati dalla repubblica senza neanche avere il tempo di mettersi la divisa. Il pagliaccio Triste armato di macete abbatte un intero plotone nemico ma poco dopo viene arrestato e messo ai lavori forzati, il figlio Javier cresce con il compito di compiere vendetta per ciò che è accaduto.
Chi s'aspettasse una sorta di risposta spagnola all'Underground di Kusturica, rimarrà a bocca asciutta. Le ambizioni del regista probabilmente puntavano in quella direzione e l'incipit, ambientato durante la guerra civile spagnola, è effettivamente grandioso. Ma il tutto dura pochi minuti, dopodichè il film non sa bene che direzione prendere: il risultato è un farraginoso accumulo di corpi, idee e [...] Vai alla recensione »
azz...alleluia..il film l'ho visto al cinema 2 anni fa...ce ne hanno messa i distributori italiani......
immagini che rimangono nella memoria! uno splendido b/n, il ritmo serrato cattura lo spettatore, e la storia induce a riflettere: dobbiamo fare i conti con la nostra storia?
il film in questione non lo consiglierei a nessuno perché non ha senso, parla di un pagliacccio psicopatico che vuole uccidere un altro clown psicopatico e per farlo si taglia la faccia
Altro film reduce da Venezia, come la nave dolce di Vicari... ma da Venezia 2010!, dove sfiorò addirittura il Leone d'Oro. Era presidente di giuria Quentin Tarantino, che poi premiò la sua ex fidanzata Sofia Coppola, ed era ovvio che potesse apprezzare un film così «tarantinato». Alla vigilia dei premi dicemmo ad Alex de la Iglesia - che è uno dei registi più simpatici in circolazione - del nostro [...] Vai alla recensione »
Spagna 1937: un pagliaccio con machete massacra un manipolo di franchisti prima di essere giustiziato. Lascerà al figlio due massime: 1) Sarai solo un pagliaccio triste 2) Cerca la vendetta. Madrid 1973, Franco è al potere da 34 anni: quel figlio è diventato Javier, pagliaccio triste di un circo dove il clown vincente, Sergio, è il violento amante della bella trapezista Natalia.
I circhi sono tristi. Non pensiamo agli animali. Pensiamo ai clown che inciampano, cadono, si bastonano (e tutto, oggigiorno, sotto gli occhi di ragazzini che non vedono l'ora di tornare ai prediletti videogiochi: in Carmageddon i pedoni si fanno più male). Pensiamo a certi pomeriggi natalizi trascorsi a intontonirsi con gli acrobati, perché sugli altri canali o davano "Tutti insieme appassionatamente" [...] Vai alla recensione »
Dopo essere stato premiato a Venezia 2010 dall'incontrollabile presidente della giuria Tarantino, «Ballata dell'odio e dell'amore» dell'iberico Alex de la Iglesia ce ne ha messo del tempo per riuscire a farsi largo nelle nostre sale. Si tratta di un saggio disturbante di fellinismo grottesco, un ibrido di storia, politica, farsa e horror che deborda da ogni inquadratura e fa grandinare sugli spettatori [...] Vai alla recensione »
Premiato per la regia a Venezia 2011, un film inclassificabile: una ballata atrocemente poetica che si può o amare o detestare. Durante la guerra civile spagnola un Pagliaccio Triste, arruolato a forza nella milizia franchista, compie una strage a colpi di machete. Nella Spagna del 1973 suo figlio Javier, che ne ha ereditato il ruolo (e che, in un attentato, ha provocato la morte del padre), è co-protagonis [...] Vai alla recensione »
Nella Madrid franchista del 1973, il pagliaccio triste Javier freme per l'acrobata Natalia, legata al manesco clown Sergio. Poveretto, è ancora tormentato dal ricordo di papà, pure lui pagliaccio, trucidato nella guerra civile. Bislacco, crudele e violentissirno dramma spagnolo, che inonda lo schermo di metafore e atrocità. Le une quasi più insopportabili delle altre.
Ci sono molte valide ragioni per criticare questo film. È affrettato, non particolarmente razionale e con un ritmo convulso. I personaggi si comportano in modo compulsivo, senza che si capiscano bene le loro motivazioni. Le riprese tremolanti, i colori spenti e il montaggio nervoso trasmettono una sensazione di bruttezza e isteria. Ma di certo non si può dire che Ballata dell’odio e dell’amore sia [...] Vai alla recensione »
Premiato per la regia a Venezia, un film inclassificabile: una ballata atrocemente poetica che si può o amare o detestare. Durante la guerra civile spagnola un Pagliaccio Triste, arruolato a forza nella milizia franchista, compie una strage a colpi di machete. Nella Spagna del 1973 suo figlio Javier, che ne ha ereditato il ruolo, è co-protagonista di un triangolo mortale assieme al prepotente clown [...] Vai alla recensione »