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La fantascienza intimista di Another Earth

Dal 21 ottobre al cinema l'esordio alla regia di Mike Cahill.
di Adriano Ercolani

Brit Marling (Brittany Heyworth Marling) (42 anni) 7 agosto 1982, Chicago (Illinois - USA) - Leone. Interpreta Rhoda Williams nel film di Mike Cahill Another Earth.

martedì 19 luglio 2011 - Approfondimenti

Sta per arrivare nelle sale americane (precisamente il prossimo 22 luglio) Another Earth, piccolo ma interessante film di fantascienza che al Sundance Film Festival di inizio 2011 ha ottenuto un notevole successo, tanto da conquistare il Premio Speciale della Giuria. La trama è incentrata sul tragico incidente che segna la vita di una studentessa e di un compositore, proprio nel giorno in cui viene scoperto nel sistema solare un pianeta che è l’esatto duplicato della Terra. Questo luogo magico e misterioso rappresenterà per entrambi una possibilità di riscatto. Ma a quale prezzo?
Esordio alla regia del documentarista Mike Cahill, che lo anche prodotto e scritto insieme alla protagonista Brit Marling, il film si propone come ultimo arrivato di tutta una serie di lungometraggi che nel corso dei decenni hanno sfruttato questo genere per indagare l’animo umano in maniera intimista, esplorando proprio attraverso il fantastico temi esistenziali e proponendoli al cinema in maniera esplicitamente simbolica. Maggior esponente al momento di questo modo di intendere la fantascienza è Duncan Jones, che con soli due film si è totalmente imposto nel panorama internazionale: Moon nel 2009 si era rivelato una commovente riflessione sull’unicità della natura umana, un film prezioso per cui non era illecito scomodare un paragone illustre come il Tarkovsky di Solaris. Anche il secondo Source Code uscito quest’anno, pur essendo un prodotto maggiormente orientato verso il grande pubblico, è riuscito ad inserire dentro la struttura mainstream i toni intimisti e delicati di uno studio sulla condizione umana e la capacità di cambiare un destino che sembra già segnato.
Ma Jones non è l’unico che oggi realizza fantascienza a basso budget ma densa di significati. L’esempio più eclatante è senza dubbio District 9 di Neill Blomkamp, che nel 2009 raccontò il dramma della discriminazione dell’apartheid sotto le mentite spoglie dell’”invasione” aliena. Un film che ha ottenuto un successo planetario e meritato, tanto da arrivare alla candidatura all’oscar come miglior pellicola dell’anno.
Ma come abbiamo anticipato in precedenza, la fantascienza che definiremmo “esistenziale” appartiene al cinema americano da generazioni: basta pensare che il “padre” di Guerre stellari George Lucas ha esordito dietro la machina da presa nel 1971 con L’uomo che fuggì dal futuro, piccolo grande cult in cui Robert Duvall si innamorava di una donna e trasgrediva in questo modo alle regole rigidissime di un mondo governato dall’alienazione umana. Utopia negativa dunque, alla maniera più cupa di George Orwell e Ray Bradbury. E che dire di un altro maestro come John Carpenter e del suo enigmatico, ipnotico esordio di Dark Star, datato 1974?
Insomma, a ben guardare la possibilità di scrutare dentro il lato più recondito della psiche e del cuore umani è una componente che ben si addice a un genere come la fantascienza. Certo, adesso siamo abituati a intenderla più che altro nel senso più spettacolare del termine, come ce la propina l’industriale quantità di colossal ad alto tasso di effetti speciali e dai budget esorbitanti. Rimane comunque il fatto che esiste e continua comunque a proliferare anche il filone magari meno pubblicizzato ma comunque vivo che abbiamo provato a evidenziare, e di cui Another Earth potrebbe essere validissimo e poetico esempio. In Italia il film di Cahill lo vedremo a partire dal prossimo 21 ottobre, distribuito dalla Fox.

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