Videocracy - Basta apparire

La storia della nostra televisione è la storia del nostro stesso paese. Quello che ha esaltato e seguito Mussolini. Immaginiamolo oggi proprietario di Mediaset. Dal bianco e nero agli streeptese in diretta l’Italia si è implosa culturalmente davanti al tubo catodico, ora divenuto più moderno plasma ma sempre uguale a se stesso nella sostanza. La tv è raccontata come strumento di potere assoluto non perché si impone o censura ma perché trova vuoti assoluti pronti a credere tutto sdraiati comodi sui divani a guardarla. Pigri smanettatori di telecomandi piuttosto che critici lettori di quotidiani o periodici. Questo il dramma narrato dal film. Le scene che sui network vediamo patinate, curate e con musiche coinvolgenti vengono qui riproposte da un’altra angolazione. Si vede quello che c’è attorno e dietro le telecamere. La musica greve e la qualità da youtube sono le vere forze narratrici del film. Aspiranti veline pronte a tutto, assistenti di studio che pilotano applausi a comando. E’ il dramma, quello vero, della ricerca ossessiva di entrare nel circo televisivo che come un acceleratore di particelle può spararti verso l’infinito o verso il vuoto bollandoti per sempre. E’ la tragica conferma del nulla dietro la finzione nella quale però tutti vorrebbero entrare. Ma è anche il trionfo di chi l’ha inventata, diffusa e fatta essere passerella di tronisti e galline che si beccano. Il potere è quello di decidere chi può e chi non può parteciparvi e lo stesso potere governa il paese con i medesimi criteri. Da velina a ministro il passo può essere molto breve. Lo spaccato dell’Italia, che si rispecchia in questo sistema confermandolo alle elezioni, è vista all’estero come un circo in cui gli spettatori deridono clown che non si accorgono di essere ridicoli. Chi sta dietro la macchina da presa e chi ha montato scene e musiche manifesta genialità e maestria confezionando un documentario di storie vere quasi incredibili che prende le mosse dalla vicenda di un ragazzo che da saldatore vuole diventare divo senza riuscirci. L’illusione che la tv tutto può purchè ci si appaia è radicata nelle nuove generazioni convinte di seguire queste scorciatoie piuttosto che studiare, ad esempio. E’ questo il paese che ci meritiamo? Siamo censurati o solo pigri e disattenti qualunquisti? Se il film non viene compreso nel suo senso critico è il triste segno che la risposta giusta “è la seconda che hai detto”….