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Vendicami |
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Un film di Johnnie To.
Con Johnny Hallyday, Sylvie Testud, Anthony Chau-Sang Wong, Ka Tung Lam, Suet Lam.
continua»
Titolo originale Fuk sau.
Azione,
durata 108 min.
- Hong Kong, Francia 2009.
- Fandango
uscita venerdì 30 aprile 2010.
- VM 14 -
MYMONETRO
Vendicami  
valutazione media:
3,25
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Stereotipi del noir in versione hongkonghese
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| domenica 9 maggio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Giunto nelle sale italiane abbastanza in sordina e solo un anno dopo essere stato presentato a Cannes, “Vendicami” è un noir firmato da Johnnie To, uno dei più celebrati registi del cinema di Hong Kong, molto amato dai fan ma poco noto al grande pubblico (come spesso accade agli autori di cinema di genere). Non si tratta però di un’opera interamente “orientale”, poiché la scelta di un attore come Johnny Hallyday, star francese icona della musica rock-pop da molti decenni che sempre più spesso si dedica anche al cinema, e la co-produzione francese, sottintendono la scelta di avvicinarsi a un pubblico più europeo e più mainstream. Il risultato convince però solo a metà: il titolo intanto svela già tutto, ossia il film è una storia di vendetta e dall’inizio alla fine non c’è da aspettarsi molto più del compimento della vendetta stessa, col contorno (questo sì meritevole di attenzione) dell’originalità delle numerose sparatorie teatrali e fumettistiche. Il protagonista, che nel rimando di citazioni tipico dei registi cinefili Johnnie To ha voluto chiamare Francis Costello come il boss italo-americano Frank Costello, come l’omonimo personaggio interpretato da Alain Delon 40 anni fa, e come l’altro omonimo malavitoso irlandese interpretato da Jack Nicholson in “Departed” di Scorsese, è un ristoratore parigino sulla sessantina, dai modi freddi e decisi ma gentili e pacati, e dalla mimica facciale volutamente molto ridotta, che si reca a Macao per vendicare l’omicidio efferato della figlia, del genero cinese e dei due nipotini ad opera di alcuni misteriosi killer. Costello, si scoprirà nel film, non è stato alieno da frequentazioni criminali nella sua vita passata in Francia, ma per compiere la sua vendetta fra Macao e Hong Kong ha bisogno di aiuto in loco sia per la scarsa conoscenza dei possibili moventi della strage in cui è morta la figlia, sia perché ogni tanto perde la memoria (ha da anni una pallottola nel cervello) e deve addirittura fotografare le persone annotandosi i loro nomi o altro sulle foto, per riuscire a ricostruire ogni volta chi siano. Il film procede non privo di trovate più o meno surreali, compreso il ricorso a qualche intervento soprannaturale non proprio indispensabile, e cita a piene mani dagli stereotipi del genere noir, mostrando ambienti dove il crimine spadroneggia con sparatorie plastiche e corali e regolamenti di conti fra gang rivali nell’assoluta indifferenza delle completamente assenti forze dell’ordine. La violenza è totalmente fondata sull’uso di armi da fuoco che producono molto sangue, non di rado espressionisticamente zampillante in forma di goccioline nebulizzate. Come in tutti i film di questo genere da Tarantino in poi, il grottesco è spesso scelto come chiave di lettura e si incarna perfettamente nei tre killer molto caricaturali che accompagnano l’avventura di Costello come suoi complici, in particolare nel più carismatico, interpretato dal prolifico attore anglo-cinese Anthony Wong.
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