Valhalla Rising |
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Un film di Nicolas Winding Refn.
Con Mads Mikkelsen, Gary Lewis, Jamie Sives, Alexander Morton, Ewan Stewart.
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Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 90 min.
- Danimarca, Gran Bretagna 2009.
MYMONETRO
Valhalla Rising
valutazione media:
2,33
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il silenzio è nulla senza controllodi Carlo VecchiarelliFeedback: 1862 | altri commenti e recensioni di Carlo Vecchiarelli |
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giovedì 5 luglio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Qualcuno ricorderà l'esilerante spezzone iniziale di Bleeder, in cui Mads Mikkelsen, vero e proprio attore feticcio del regista, cercava di elencare tutti i grandi registi presenti nella videoteca di cui era commesso... caso vuole che nell'elenco gli sfugga Tarkovskij ed è l'interlocutore a richiamarlo alla memoria, domandando a proposito del grande regista russo. Valhalla Rising conferma i sospetti di una predilezione per un certo tipo di cinema, ma una volta di più evidenzia che non sempre gli intenti combaciano con il raggiungimento dell'obiettivo. In realtà Refn finisce per essere l'autore di uno dei più pretestuosi film degli ultimi 10 anni, con richiami palesi a opere come Stalker, Aguirre furore di Dio, ma che non riescono a dare sostanza ad un film senza idee. Se fosse stato presentato come un documentario, forse avrebbe avuto un effetto leggermente migliore, ma non bastano grandi riprese, un ottimo uso del colore e delle ambientazioni a colmare una sceneggiatura per larghi tratti imbarazzante, con l'aggravante del mutismo quasi assoluto dei personaggi: il protagonista principe, one-eye, solitario, sanguinario e invincibile, non pronuncia una sola battuta. Nonostante il file rouge del racconto filmico sia la violenza e la sopraffazione indiscriminata, la noia prodotta da certe scene è evidente e non regge il confronto, ad esempio, con le atmosfere pur sempre silenziose ma dai significati magici di Gerry di Gus Van Sant; il silenzio e la lentezza delle riprese non sempre sono sinonimo di grande intensità e impatto visivo, e il film ne paga lo scotto in maniera lampante. Più che un vero film c'è il rischio di confonderlo con una serie tv ad alto budget, con richiami nemmeno tanto sottili con Lost. Fortunatamente, questo è uno dei rarissimi casi in cui Refn faccia un buco nell'acqua, basti guardare la trilogia di Pusher, Bleeder, fino agli ultimi raffinatissimi Bronson e Drive, dove la violenza non è più il soggetto della narrazione ma il veicolo di un messaggio.
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