Che cos'è la libertà? una risposta facile potrebbe essere questa: rompere ogni vincolo con le cose e le persone che ci tengono legati a terra, che ci impediscono di spiccare il volo verso lidi dove contiamo solo noi, dove nulla ci impedirà di di affermarci realizzando i nostri sogni.
Ryan è l'uomo che nel bel film di J. Reitman, interpreta l'aspirazione a vivere sciolto da ogni legame, per realizzare la quale si è scelto un lavoro terribile, quasi una scommessa con se stesso: annunciare, senza turbamenti a ignari, e a lui sconosciuti, lavoratori di aziende in crisi, il loro licenziamento. In questo compito è diventato così abile che l'agenzia per la quale opera lo invia continuamente, da una città all'altra degli Stati Uniti, presso le ditte che hanno bisogno di lui. I suoi perpetui spostamenti gli impediscono una sistemazione stabile in un luogo: la sua vita si svolge fra aeroporti e voli; il suo bagaglio è quello, contenuto in un piccolo zaino, strettamente necessario alle occorrenze quotidiane; gli alberghi sono i luoghi del suo rapido e fugace soggiorno. Sembra perciò che la vita di RyanI proceda proprio secondo i suoi desideri: affermazione di sé, indipendenza dai bisogni, dominio delle emozioni, anestetizzazione degli affetti. Il problema nasce quando Ryan, innamorandosi di Alex, donna che sembra condividere la sua stessa visione del mondo, scoprirà che il rapporto fra loro, fatto da occasionali e troppo rapidi incontri, non è così soddisfacente, che gli piacerebbe dargli una continuità, renderlo più stabile. Libertà e felicità non coincidono, dunque: la solitudine pare essere il destino di chi non ha costruito legami affettuosi nella sua vita, e sarà anche il suo destino, mentre il suo crudele lavoro, che un tempo sembrava adattarsi perfettamente ai suoi desideri di affermazione di sé, diventerà la sua condanna.
Il film segue le avventure di Ryan (un magnifico George Clooney) con ritmo veloce e incalzante, che rende bene il senso del suo velocissimo spostarsi, senza avere il tempo per riflettere e "radicarsi" in qualche luogo, ma le pagine più belle del film sono quelle in cui appare l'umanità umiliata e ferita di quegli uomini e di quelle donne licenziatti dopo il lavoro di una vita, senza colpe e senza prospettive di un futuro. Il regista si è avvalso di lavoratori veri, che hanno raccontato le loro vere storie di dolore e di impotenza, per i quali, come diranno alla fine del film, solo una presenza affettuosa al loro fianco ha permesso di continuare a vivere e sperare. La libertà non può essere solitudine, quindi.
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