Tra le nuvole |
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Un film di Jason Reitman.
Con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman, Danny McBride.
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Titolo originale Up in The Air.
Commedia,
durata 109 min.
- USA 2009.
- Universal Pictures
uscita venerdì 22 gennaio 2010.
MYMONETRO
Tra le nuvole
valutazione media:
3,31
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Alla ricerca di un eroe negativodi sirioFeedback: |
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giovedì 4 febbraio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il licenziamento, evento tragico nella vita di chiunque. E quando siamo davanti allo squallore di un capo azienda che non vuole sporcarsi le mani davanti all'azienda stessa lascia il lavoro sporco a terzi, che magari non abitano da nessuna parte. Idea geniale, purtroppo tanto reale quanto allucinante. Non mi ha entusiasmato l'interpretazione di Clooney, il cui sorrisino sardonico si sposa perfettamente con la vacuità del personaggio che interpreta (penso, purtroppo, che non sia stata una necessità registica, dato che presenta lo stesso sorrisino anche quando opera pazienti al pronto soccorso o tesse le lodi del caffè sia sulla Terra che in Paradiso...) quanto per il soggetto in sé e per sé. Ho trovato terrificante la giovane yuppie, tutta presa verso un aziendalismo esagerato, tutta protesa a valorizzare il risparmio dell'Azienda fino a idealizzare il licenziamento on-line, senza nemmeno guardare in faccia o sentire l'odore di chi ti dice "da oggi sei fuori"! E quel terribile lieto-fine-per-modo-di-dire, con il tagliatore di teste che stila una raccomandazione per la giovane yuppie che nel frattempo si è pentita della sua idea... quanto sarebbe stato meglio, a parer mio, se il regista avesse osato di più, e avesse comandato alla yuppona di licenziare on-line, magari mentre è in volo, il tagliatore di teste: "egregio signore, la tecnologia è meglio di lei. Questo è il suo ultimo volo: da oggi se ne può andare dove vuole, ma non più a spese della nostra azienda!" Posso dire di essere stato testimone oculare dei "tagliatori di teste" aziendali, avendo vissuto il tracollo delle aziende italiane a partecipazione statale (ho visto coi miei occhi persone uscire dalla ditta piangendo e dicendo "Lavoro qui da trent'anni e un ragazzetto mia visto né conosciuto è stato capace di chiedermi quando mi levo dai coglioni!") ed avendo subito nei miei affetti più profondi un licenziamento per telefono (a mia moglie, dopo molti anni di servizio, non è stato rinnovato il contratto dicendole soltanto "lei è a casa? Bene, ci resti!" perché avevano da piazzare un altro al suo posto), mi domando quanto serva un film del genere. Non è un film di denuncia come "Z l'orgia del potere" o "Tutta la vita davanti"; non è un film di autodenuncia sociale quale "Family Life" o "Qualcuno volò sul nido del cuculo"; non parla di un eroe, buono o cattivo che sia, di un John Wayne anni Duemila che combatte contro nuovi Capi Indiani... Ma chi è l'eroe, anche se negativo? Clooney? No di certo, è solo un operatore anche peraltro troppo poco squallido per il mestiere che svolge. La manager? Troppo poco sviluppata dal regista per essere verosimile: hai una famiglia con due figli e ti sollazzi con il primo che capita che ti mostra le sue carte di credito? La yuppie? No, troppo stereotipata nel suo ruolo aziendalista e troppo facile la sua "conversione sulla via di Damasco" con conseguente licenziamento. E allora chi è il vero eroe del film? La signora di colore che, di fronte al dramma del suo licenziamento freddo e senza pietà da parte della yuppie, reagisce annunciando il suo suicidio. E lo porta a termine gettandosi da un ponte. Per dirla con Hitchock... BRRRRR! P.S.: la critica sulla stampa parlava di "amore a prima vista" per questo film. Ma come si fa ad innamorarsi di un film del genere? E le due stelle per me sono anche troppe.
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