The International

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Un film di Tom Tykwer. Con Clive Owen, Naomi Watts, Armin Mueller-Stahl, Ulrich Thomsen, James Rebhorn.
continua»
Drammatico, durata 118 min. - USA, Germania, Gran Bretagna 2009. - Sony Pictures Italia uscita venerdì 20 marzo 2009. MYMONETRO The International * * 1/2 - - valutazione media: 2,52 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Ho un dilemma: salvo il mondo o faccio sesso con Julia Roberts?

di Arturo Camilli Il Venerdì di Repubblica

Protagonista di due thriller in uscita (The International, in Italia, e Duplicity, negli Usa) l'attore affronta un crac internazionale, ma se la spassa anche con la sua collega preferita. Il vero dubbio dell'uomo che non fu 007, ma sogna di diventare l'ispettore Marlowe, è un altro. Cosa conta di più nella sua vita: il calcio o le corse dei cavalli?
Per contratto, Clive Owen ha l'obbligo di salvare il mondo. Gli è toccato con Alfonso Cuarón, nel film I figli degli uomini, in cui l'umanità rischiava l'estinzione, mentre nel thriller finanziario The International di Toni Tylwer deve salvare l'economia mondiale dal grane. Crac. Pur non arrivando alle ciabattine infradito calzate nel fantasy del regista messicano, anche stavolta l'inglese sfoggia barba incolta, capelli stropicciata, soprabito stazzonato. «Beh, se sei un agente Interpol impegnato a sconfiggere il Grande Fratello del sistema bancario mondiale, non hai tempo per la vanità» spiega Owen, che incontriamo al Ritz Carlton di Berlino. In realtà, nella vita l'attore inglese è sempre abbigliato come si addice (per contratto) al testimonial di un noto stilista italiano e abbronzato come il testimoniai di una casa cosmetica francese. Del resto, ha sempre detto che tra i motivi per cui son si trasferisce a Hollywood, industria che lo ha professionalmente adottato, c'è quello non doversi sentire obbliga to a portare jeans e magliette trasandate anche fuori dal set.
Di The International, costoso giocattolo d'azione firmato dal regista di Lola Corre, che ha aperto la scorsa Biennale e che da oggi è nelle nostre sale, colpisce la tempistica: «Sul set non avremmo mai immaginato di anticipare lo scenario della crisi finanziaria mondiale» dice Owen, preoccupato soprattutto dal fatto che «gli esperti non hanno nessuna idea di come uscire dalla recessione». Come suggerisce il titolo, The International è ricco di location ai quattro angoli della Terra. Per l'Italia è stato scelto il Pirellone milanese, dove in un cameo c'è Luca Barbareschi, nel ruolo di un imprenditore pronto alla politica che ricorda Silvio Berlusconi a tutti tranne che a Owen: «Non credo che ci sia stato alcun riferimento intenzionale», chiosa l'attore. Al suo fianco, nella caccia dei faccendieri di Wall Street, c'è Naomi Watts, con la quale, però, il sensuale Owen si limita ad avere un afflato platonico.
Tutt'altro scenario, invece, nell'altro, attesissimo film, che segna il suo ritorno in coppia, a cinque anni da Closer, con Julia Roberts: Duplicity di Tony Gilroy (Michael Clayton), che esce proprio oggi negli Stati Uniti. Il diplomatico attore non rischia confronti tra le due attrici, ma al nome di Julia Roberts declama, rapito: «È stra-or-di-naria. È valsa la pena di slittare il film e aspettarla al ritorno dalla pausa maternità. Julia è una donna capace di rendere tutto semplice. L'ho imparato sul set di Closer, dove avevamo scene impegnative anche di sesso. Molti la liquidano come un talento naturale e, invece, c'è un grande lavoro d'attrice dietro la sua spontaneità». Sul set del film di Mike Nichols, nel 2004, Owen la faceva piangere ogni giorno e lei lo definiva «un vizioso terrorista di emozioni, ma unico». E, infatti, s'è scapicollata, lei mamma star che sceglie i film con il contagocce, ad affiancarlo di nuovo in una storia dove due spie industriali (ed ex amanti) tra un doppiogioco e l'altro fanno sesso divertendosi un mondo. Il verdetto sulla chimica della coppia sarà espresso in dollari, lunedì prossimo dopo il primo weekend di programmazione.
Questo è infatti un gigantesco momento della verità, nella carriera del 44enne inglese di Coventry, diventato divo tardi e non ancora una garanzia al botteghino, visti gli insuccessi di King Arthur, I figli degli uomini, Shoot'em up (nonostante il sesso acrobatica più sparatoria con Monica Bellucci). «Guardi, io sono tranquillo e sa perché? Perché sono un uomo libero. Ho un agente intelligente che mi lascia i copioni sul tavolo e io decido, senza pressioni. Nessuna strategia di carriera, solo buoni film. Leggendo le prime pagine della sceneggiatura di Duplicity sono saltato sulla sedia e ho capito che avrei fatto qualunque cosa per partecipare a quei duetti meravigliosi con Julia».
Clive Owen lo immagini a sottolineare le battute, pregustarle con la stessa passione di quando a dodici anni, dopo il debutto nella recita scolastica Oliver!!, tra lo scetticismo di studenti e insegnanti, annunciò che avrebbe fatto l'attore. Il padre musicista l'aveva abbandonato che aveva tre anni, con madre e quattro fratelli. Cresciuto con il patrigno, bigliettaio delle ferrovie, a scuola era un disastro. «La prima svolta della mia trita è stata entrare nella Royal Academy, dopo due anni di sussidio di disoccupazione. Essere senza lavoro a Coventry nei Novanta era tutt'altro che raro, ma non meno frustrante. Quel senso di vuoto di allora lo ricordo così bene che ogni giorno apprezzo il privilegio di poter lavorare».
Dopo il trasferimento a Londra (alla Royal Academy., era in classe con Ralph Fiennes), il lavoro ha iniziato a girare. Mentre era Romeo allo Young Vie, si è innamorato di Giulietta, l'attrice Sarah-Jane Fenton. Hanno litigato come pazzi per anni, si sono presi, lasciati, ripresi. E alla fine, nel 1995, hanno messo su famiglia. Ora hanno due figlie di 13 e 10 anni, Hannah ed Eve, che si mettono a ridere quando leggono che il padre è considerato un sex symbol. Perché per loro le uniche passioni di «papà» sono le corse dei cavalli e il calcio. «Mia moglie e le mie figlie non lo comprendono fino in fondo, ma il Liverpool è la mia vita. Lo stadio è uno dei posti che mi regala un senso di libertà, pieno di energumeni urlanti che se ne fregano se sei una star del cinema: pensano alla battaglia più importante, quella sul campo. Rivedendo The Intenational mi sono ricordato a cosa pensavo nella scena in cui sono più sgualcito: l'abbiamo girata quando la nazionale inglese era stata appena eliminata alle qualificazioni per gli Europei 2008 dalla Croazia. Ero devastato».
Già, perché, come ha detto il regista Mike Nichols, «Owen è fuori dai tormenti da Actor's studio: arriva sul set, si prende il caffè, sa a memoria le battute. Ai ciak travolge tutti con il suo talento e a fine scena torna a bersi il suo caffè». Che fosse un attore pratico se ne era accorto anche Robert Altman, in Gosford Park: «Clive chiese di sforbiciare alcune delle battute del suo personaggio che riteneva inutili. È stata l'unica volta che mi è capitato che un attore si tagliasse da solo» raccontò.
Per la verità, Owen un rimpianto ce l'ha: non è riuscito a diventare James Bond, malgrado l'appoggio di Pierce Brosnan. Daniel Craig, più muscolo e atletico, gli ha soffiato la parte. Owen nega di aver avuto contatti, ma ci sperava, specie dopo il simil 007 interpretato in otto spot automobilistici d'autore diretti, tra gli altri, da Ang Lee e John Woo. Ora sulla delusione preferisce ridere e ricorda come in La pantera rasa fosse un imbranato agente segreto: «Sono 006, ti dice qualcosa?» chiedeva a Clouseau-Steve Martin. E quello: «Sì, che hai un numero in meno di quello giusto».
Ma la grande rivincita potrebbe arrivare con Philip Marlowe, l'investigatore creato da Raymond Chandler: «Da trent'anni manca dallo schermo, c'è una generazione in attesa: da tempo lavoro al progetto di girare Specialista in guai, mai portato al cinema. Interpretare un classico come Il grande sonno, ;.nvece, sarebbe un confronto di retto con Humphrey Bogart. È il mio mito, non oserei mai».
Da Il Venerdì di Repubblica, 20 marzo 2009

di Arturo Camilli, 20 marzo 2009

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