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Dopo aver guardato questo film mi sono accorto di essere stato vittima di un malinteso e mi sono rimaste delle domande. Poiché l'argomento di tutta l'esposizione sarà la delusione, per evitare di aggiungere dolore al dolore premetto che non si tratta di cose belle, né la scoperta del malinteso né le domande sono del tipo da valorizzare il film. C'è in realtà una gradevole scoperta, ciascuno giudicherà se è sufficiente da sé a giustificare un film.
L'equivoco.
Mi sarei aspettato un film. Per film intendo un film narrativo: una commedia, un film drammatico, poliziesco, un qualsiasi genere dove accada qualche cosa, che comprenda uno o più avvenimenti. In questo film non accade assolutamente nulla, non qualcosa che sia più complesso di un leone che insegue una gazzella ed in effetti è un documentario sull'attività delle escort.
Bene, è un film documentario su un argomento del resto molto interessante e ben poco sviluppato, quindi dov'è il problema? Il problema è che un documentario dev'essere fedele e rigoroso mentre questo è un guazzabuglio di luoghi comuni che lascia lo spettatore libero di dire che le cose sono esattamente come pensava, senza forse rendersi conto che ha sprecato un'ora e un quarto e non ha appreso nulla. Come spesso accade per fortuna c'è l'eccezione: l'argomento del mercato e degli imbrogli connessi ai forum ed ai siti di recensioni è trattato correttamente ma corretto non significa ben sviluppato; ho l'impressione che solo chi già lo conosce possa capirlo guardando il film. Il resto l'avete già sentito al bar: la escort è falsa, ha viluppato una corazza per cui non si confida neanche a sé stessa; il compagno della escort non l'approva, se la fa andar bene; la escort è sciocchina, non ha spirito scientifico e crede nelle pseudoscienze (questo non vuol dire che abbia doti umanistiche eccelse, tuttavia). E avanti così.
Le domande (con parziale tentativo di risposta).
1) Qual'è la durata minima di un film?
Non è stabilita una durata minima, esiste invece, come concetto, la durata massima di un cortometraggio, che tipicamente è di un quarto d'ora ma nella principale rassegna è ammesso sino a quaranta minuti, secondo la normativa italiana un cortometraggio non supera i settanticinque minuti perciò con i suoi settantasette minuti questo è un vero film.
2) Si può fare un film con un milione e settecento mila dollari? (Circa un milione e mezzo di euro).
Si può ma non avrà l'aspetto di un colossal. La risposta ci ispira la domanda successiva.
3) Come ha speso un milione e mezzo?
Non lo so! Spero che sia stato l'ingaggio della protagonista e che gli spiccioli avanzati siano serviti per il noleggio dell'attrezzatura, cinque o seimila dollari. Julia Roberts in Notting Hill parla di quattordici milioni e sembra piuttosto realistico; Sasha Grey non è Julia Roberts tuttavia in questo film è bravissima, conto proprio che sia stata pagata.
Le scene sono costituite da dialoghi nei quali si inquadrano i protagonisti in piedi o seduti su una sedia (ma la sedia non si vede e potrebbero aver usato le fly cases dell'attrezzatura a noleggio), di solito al buio. L'unica inquadratura in campo ampio è fissa e dura alcuni minuti ed era proprio questo il caso di usare un primo piano; disgraziatamente i due sono distanti e si sarebbero dovute girare più inquadrature, una complessità inaccettabile per il pigrone Soderberg.
Complessivamente un impegno tecnico paragonabile al filmino delle vacanze.
La piacevole scoperta.
Sasha Grey, che non ho mai apprezzato nel suo genere tradizionale, è stata bravissima. Va detto che non recita quasi, parla soltanto ed è ripresa in oscurità o da lontano ma le poche espressioni che si vedono sono perfettamente adeguate ed il tono dei dialoghi è perfettamente drammatico. Assume talvolta un sorrisetto insieme accodiscendente e sensuale che ricorda un'espressione tipica di Richard Gere e su di lei è fantastico. Spero di vederla recitare in un film ben fatto, fortuna che a quanto leggo finora non le è capitata. Una delle due stelle qua sopra è sua.
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