La conversione del miliardario: a ogni costo al servizio del bene
di Antonio Dipollina Il Venerdì di Repubblica
Un supereroe in carne e ossa, formula usata spesso e volentieri nelle fiction. Stavolta tocca a The Philantropist, che, avendo come protagonista un miliardario al servizio del bene richiama, il personaggio di Iron Man.
Trasmessa negli Usa la scorsa estate, la serie — che vede James Purefoy nella parte dell'avvenente Teddy Rist, multimilionario e playboy - è stata anche etichettata come il primo effetto televisivo dell'era Obama, per quella sorta di morale positiva che permea il soggetto.
Teddy il riccone si trova in Nigeria per un viaggio di piacere quando un uragano squassa la zona e a lui salva la vita a un ragazzino del luogo.
L'episodio lo sconvolge e gli fa ripensare radicalmente alla sua esistenza. Detto e fatto, da quel giorno la sua missione diventa quella di aiutare poveri e bisognosi. Si trasforma in un perfetto filantropo, ma lo fa con le doti che gli sono proprie, spregiudicatezza, fiuto per gli affari e una certa capacità nell'avere a che fare con malfattori d'alto bordo, ai quali riesce a estorcere denaro, ovvero refurtiva, per le buone cause. La missione lo porterà in giro per il mondo insieme al suo «complice» e migliore amico e alla moglie di quest'ultimo, entrambi sodali perfetti per l'operazione. Ricca l'aneddotica sulla serie, girata con grande dispendio di mezzi, in paesaggi indimenticabili ai quattro angoli del Globo. In Nigeria, forse trascinati dal buonismo della serie, tutti i membri della troupe alla fine si sono ritrovati impegnati in vere azioni umanitarie. Otto episodi in tutto, si parte venerdì 5 febbraio, su Joi.
Da Il Venerdì di Repubblica, 29 gennaio 2010
di Antonio Dipollina, 29 gennaio 2010