Soul Kitchen |
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Un film di Fatih Akin.
Con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Anna Bederke, Pheline Roggan.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 99 min.
- Germania 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 8 gennaio 2010.
MYMONETRO
Soul Kitchen
valutazione media:
3,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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CUCINA MULTIETNICA GLOBALEdi FederinikFeedback: |
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sabato 10 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questa è la storia di un giovane emigrato che cerca la propria fortuna e investe I propri soldi e anche quelli della propria fidanzata, per la gestione di un ristorante, soprannominato “Soul Kitchen”. Cucina dell’anima per chi serve il piatto adatto per ogni situazione, anche quando a sgomitare per un posto nel locale sono quelli del fisco o un presunto amico che cerca il colpaccio. Zinos, emigrato greco in Germania, come il regista turco Fatih Akin, accusa un problema fisico nel momento più importante della sua vita, così inizia a soffrire di ernia al disco. Assume un cuoco specializzato, essendo nell’emergenza, ma le cose non funzionano. La gente preferisce i soliti piatti e la fantasia non va a braccetto con il convenzionalismo dei clienti. Quando tutto precipita, a seguito di tutta una serie di rocambolesche peripezie, giunge l’aiuto insperato da parte di chi inizialmente aveva tradito le aspettative. La cucina soul ha il sapore e il tocco frizzante di una colonna sonora fusion, dove il rythm’n’blues predomina donando vigore alla trama. Una commedia degli equivoci a sfondo sociale, buoni sentimenti ed estremismo situazionale, una matassa orgasmica di piaceri corporali, dal palato al sesso. Il tocco di Akin emerge dal tono scanzonato che permane e pervade l’intero film, anche dai volti degli interpreti, funzionanti a quella che si potrebbe nominare come la commedia rocambolesca dell’anno, premio della giuria all’ultima mostra del cinema di Venezia. Ambientato ad Amburgo, “Soul Kitchen” ha il pregio di raccontare una storia dal ritmo vitale racchiusa in un’atmosfera plumbea come quella di un luogo grigio e invernale com’è la città tedesca. Da questo punto di vista, il lieto fine non scalfisce quelle che sono le prerogative principali del regista turco, parlarci di buoni sentimenti di una voglia che traspare d’integrazione sociale adottando il registro della commedia farsesca. Così a tratti i personaggi sembrano ricalcare le movenze dei comici dell’era del muto, pur se parlano, alzano la voce sul posto di lavoro, perché il Soul Kitchen è luogo di chiasso e baldanza, senza remore. Contribuisce efficacemente all’atmosfera ovattata e kitsch allo stesso tempo, la fotografia di Rainer Klausmann. Multi etnie a confronto fanno scoprire quanto possano convivere bene assieme una faccia come quella del fratello di Zinos, il rapinatore in semi-libertà Ilias, e Lucia, la misteriosa cameriera. L’idillio è così vicino da sentirlo entrare fin su nelle narici come un piatto fumante afrodisiaco, cotto e pronto per l’uso. Un film che convince di più di polpettoni artificiali in odore di tripudio di Oscar come “Avatar” o di commedie di critica sociale pedanti e poco convincenti come il sopravvalutato “Tra le nuvole”. Senza ombra di dubbio il film del mese di Gennaio, anche se “A single man” dell’esordiente stilista Tom Ford, riesce ad essere struggente con pochi tocchi calibrati d’autore (nella sua pur esibita esteticità, contrastata da una tendenza maggiore all’interiorità, ritratta da un ottimo Colin Firth), soprattutto per quanto riguarda le musiche, veramente splendide. Nel caso di “Soul Kitchen”, sono da menzionare anche gli originalissimi e gustosissimi titoli di coda. Che il cibo risuoni con armonia nei nostri stomaci, a lungo andare.
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