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domenica 26 settembre 2010
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il film più intimo e poetico di coppola
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Da grandissimi cineasti del calibro di Francis Ford Coppola è naturale aspettarsi opere cinematografiche di portata enorme, come i vecchi film diventati ormai emblemi della storia del cinema..qualcuno ha detto Apocalypse Now? Il Padrino? Con quest'ultima sua fatica Francis ha deciso invece di sovvertire completamente questo dogma. Segreti di Famiglia (Tetro) è un film teneramente intimo e personale. La storia comincia con l'arrivo del giovane Benjamin a Buenos Aires per fare visita al fratello maggiore Angelo, un simil poeta maledetto che ora si fà chiamare Tetro (un bravissimo Vincent Gallo), dopo che quest'ultimo numerosi anni prima aveva abbandonato la famiglia tagliando con loro ogni contatto.
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Da grandissimi cineasti del calibro di Francis Ford Coppola è naturale aspettarsi opere cinematografiche di portata enorme, come i vecchi film diventati ormai emblemi della storia del cinema..qualcuno ha detto Apocalypse Now? Il Padrino? Con quest'ultima sua fatica Francis ha deciso invece di sovvertire completamente questo dogma. Segreti di Famiglia (Tetro) è un film teneramente intimo e personale. La storia comincia con l'arrivo del giovane Benjamin a Buenos Aires per fare visita al fratello maggiore Angelo, un simil poeta maledetto che ora si fà chiamare Tetro (un bravissimo Vincent Gallo), dopo che quest'ultimo numerosi anni prima aveva abbandonato la famiglia tagliando con loro ogni contatto. Tutto si sviluppa poi attorno alla curiosità di Benjamin nei confronti dei segreti relativi ai propri parenti, come la morte della madre in un misterioso incidente stradale e l'odio del fratello maggiore nei confronti del padre..segreti dei quali Tetro si rivelerà gelosissimo custode. Segreti di Famiglia è un film di temi potenti e di geniale vena artistica che si esprime in una raffinatissima regia, scenografia e fotografia. Coppola ha davvero realizzato un oscuro gioiello.
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fabrizio dividi
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venerdì 20 novembre 2009
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tetro e i suoi specchi
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Tetro è insieme intimo ed eccessivo, realistico e barocco, in apparenza un film sulla ricerca dei legami familiari, in realtà una solida struttura di temi cari al regista supportata da un cast semplicemente perfetto e da una sceneggiatura aperta a più piani di lettura.
Coppola rispolvera per questo film un suo vecchio soggetto e racconta la storia di due fratelli e del loro difficile rapporto con un padre, celebre diretore d’orchestra, e fagocitante ogni membro della sua famiglia. Tetro è il fratello maggiore, autore teatrale incompiuto che non riesce a trovare un finale alle sue storie e che scrive in un leonardesco alfabeto speculare che solo il fratello riuscirà a tradurre, sfidandone l’autorità e consentendo ad entrambi di recuperare un legame perduto.
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Tetro è insieme intimo ed eccessivo, realistico e barocco, in apparenza un film sulla ricerca dei legami familiari, in realtà una solida struttura di temi cari al regista supportata da un cast semplicemente perfetto e da una sceneggiatura aperta a più piani di lettura.
Coppola rispolvera per questo film un suo vecchio soggetto e racconta la storia di due fratelli e del loro difficile rapporto con un padre, celebre diretore d’orchestra, e fagocitante ogni membro della sua famiglia. Tetro è il fratello maggiore, autore teatrale incompiuto che non riesce a trovare un finale alle sue storie e che scrive in un leonardesco alfabeto speculare che solo il fratello riuscirà a tradurre, sfidandone l’autorità e consentendo ad entrambi di recuperare un legame perduto.
Trama a parte, complessa e ricca di sfumature, il regista è come al solito attratto da una solida struttura narrativa e da un gusto tipicamente melo. La funzione funebre finale ad esempio rimanda magniloquenti visioni gotiche de “Il Padrino” (figlie delle frequentazioni giovanili del suo maestro Roger Corman), oscura e sopra le righe almeno quanto l’orgia di “Eyes wide shut” ed alcune rappresentazioni sceniche della scrittura tearale, infarcite da misurati elementi digitali, ricordano la messa in scena di “Dracula” e le esplorazioni (all’epoca mal digerite) di “Un sogno lungo un giorno”.
Attraverso il millenario tema della ricerca del padre, qui rivisto come processo complesso e a tratti simbolico, che coinvolge tutti i protagonisti impegnati in un personale percorso di crescita e che porta necessariamente alla sua psicanalitica uccisione, Coppola si cita, si evolve e non manca di emozionare il pubblico con sequenze da ricordare: tra tutte un incidente d’auto da cinture di sicurezza in sala e un magnifico scorcio onirico di un ghiacciaio della Patagonia durante il viaggio che porta i protagonisti ad un festival teatrale. Il premio, neanche a dirlo, si chiama Parricida e la rappresentazione della piece dei due fratelli chiuderà il metafilmico viaggio interiore dei protagonisti.
Con omaggi colti a Powell e Pressburger, girato a Buenos Aires in bianco nero con inserti a colori che rappresentano i vividi ricordi del protagonista, Tetro è un film di personaggi replicati (un immenso Klaus Maria Brandauer interpreta due fratelli) e sul concetto stesso di doppio (Coppola gioca con specchi e coazioni) che delizia i cinefili e non può che appagare gli amanti del cinema. Fabrizio Dividi
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tacito64
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lunedì 23 novembre 2009
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evviva coppola libero dai debiti
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Evviva la libertà di creazione.
Pellicola molto personale. Girato in uno scintillante bianco e nero , di impianto quasi teatrale ,narra l'intrigo di relazioni familiari all'interno di una famiglia di artisti dalla quale il protagonista Tetro , interpretato da un bravissimo Vincent Gallo , si è allontanato molti anni prima. Quando il fratello minore decide di andare a trovarlo laddove si è rifugiato , nella Boca di Buenos Aires , inizia a scoprire tragici eventi familiari che gettano luce su una famiglia dominata da un padre ,Klaus Maria Brandauer , grande direttore di orchestra , divoratore dei suoi figli e di affetti. La narrazione si avvale di bellissimi flash back a colori e di inserti di balletto ed opera.
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Evviva la libertà di creazione.
Pellicola molto personale. Girato in uno scintillante bianco e nero , di impianto quasi teatrale ,narra l'intrigo di relazioni familiari all'interno di una famiglia di artisti dalla quale il protagonista Tetro , interpretato da un bravissimo Vincent Gallo , si è allontanato molti anni prima. Quando il fratello minore decide di andare a trovarlo laddove si è rifugiato , nella Boca di Buenos Aires , inizia a scoprire tragici eventi familiari che gettano luce su una famiglia dominata da un padre ,Klaus Maria Brandauer , grande direttore di orchestra , divoratore dei suoi figli e di affetti. La narrazione si avvale di bellissimi flash back a colori e di inserti di balletto ed opera. Il film ci prende per mano nell'esplorazione delle ossessioni di Tetro , " colpevole " di essere sopravvissuto ad un incidente nel quale muore sua madre , e commuove , fa ridere , induce a riflettere sul rapporto fra arte e critica (memorabile il personaggio della temutissima critica Alone interpretata da una ironica Carmen Maura )ma soprattutto fra arte e vita " reale " : la famiglia Tetrocini ed in particolare i 2 fratelli sono legati a filo doppio dall' amore per l'arte e ciò risulterà fin troppo chiaro nel finale della storia che non voglio svelare.
A tratti commovente , elegante , barocco - memorabile la scena del funerale del padre - forse dispersivo in certe sue parti , è un film diretto con assoluta libertà da un regista immerso nella musica , il teatro , la letteratura e naturalmente il cinema. Per fortuna Coppola fa i soldi con il vino , così non è interessato a farli con il cinema e può regalarci pellicole opere come questa.
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vipera gentile
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giovedì 3 dicembre 2009
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dramma e poesia
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Il diciassettenne Bernie arriva a Buenos Aires per ritrovare suo fratello Angelo che dieci anni prima ha abbandonato New York deciso a non avere più niente a che fare con la sua famiglia a causa del rapporto infelice con il padre Carlo, acclamato direttore d'orchestra.
Ora è uno scrittore frustrato, ferito da un passato troppo doloroso da sopportare. Nella scena iniziale Bernie bussa alla porta dell’appartamento del fratello; gli apre la sua compagna, Miranda, una ragazza bruna dal sorriso radioso che lo accoglie festosamente; invece Tetro ha un atteggiamento completamente diverso e rifiuta di salutarlo. Nella stanza c’è uno specchio appoggiato alla parete che riflette i personaggi quando sono di spalle, come se il regista volesse mostrare ogni loro espressione e stato d’animo; apparirà in molte scene.
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Il diciassettenne Bernie arriva a Buenos Aires per ritrovare suo fratello Angelo che dieci anni prima ha abbandonato New York deciso a non avere più niente a che fare con la sua famiglia a causa del rapporto infelice con il padre Carlo, acclamato direttore d'orchestra.
Ora è uno scrittore frustrato, ferito da un passato troppo doloroso da sopportare. Nella scena iniziale Bernie bussa alla porta dell’appartamento del fratello; gli apre la sua compagna, Miranda, una ragazza bruna dal sorriso radioso che lo accoglie festosamente; invece Tetro ha un atteggiamento completamente diverso e rifiuta di salutarlo. Nella stanza c’è uno specchio appoggiato alla parete che riflette i personaggi quando sono di spalle, come se il regista volesse mostrare ogni loro espressione e stato d’animo; apparirà in molte scene.
Il rapporto tra i due fratelli riprenderà faticosamente tra alti e bassi grazie alla determinazione di Bernie che conserva un bellissimo ricordo di Tetro e a Miranda, ben decisa a guarirlo dal suo nevrotico isolamento.
Il film è girato quasi completamente in bianco e nero; così Coppola trasmette agli spettatori il senso di vuoto di Tetro, il suo doloroso ritrarsi dinnanzi al fratello e ai ricordi che gli sono associati; poi li fa trasalire introducendo di colpo le scene del passato in cui colori e suoni sono esasperati e le ambientazioni suggestive, talvolta fantastiche.
I personaggi principali sono felicemente interpretati da Vincent Gallo (Tetro),Klaus Maria Brandauer (il padre) e Carmen Maura (agente letterario); bravissimi anche gli altri attori che hanno ruoli originali, divertenti o psicologici come Maribel Verdù (Mioranda).
Mi sarei aspettata un finale a colori; ma Coppola non si tradisce con il lieto fine e suggerisce che il percorso che porta all’equilibrio e alla serenità è appena cominciato.
Per chi ama i film drammatici e impegnativi.
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weach
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venerdì 5 novembre 2010
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meritavi di pù di quanto hai avuto!!!!
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Storia introspettiva, dove le” radici” dell’ essere vengono “ scoperte .”
E’ come entrare dentro una scatola cinese ; più si apre la scatola più incerto resta il contenuto.
La sofferenza dipende dal caso o da un bagaglio ereditato di pensieri, desideri o azioni?
E’storia affannosa dove processi psichici profondi”gorgheggiano” nell’anima che soffre.
La storia di “Tetro” e di un fratello minore osservatore,è rincorsa dolorosa verso i perché della sofferenza che ,nel caso di specie, ha origini nel difficile equilibrio del rapporto padre figlio: a qualcosa del proprio ego bisogna rinunciare per giustificare un futuro d'amore !!!
Quando il figlio è solo luce indiretta “di dio padre” allora difficile diviene l’accettazione del se.
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Storia introspettiva, dove le” radici” dell’ essere vengono “ scoperte .”
E’ come entrare dentro una scatola cinese ; più si apre la scatola più incerto resta il contenuto.
La sofferenza dipende dal caso o da un bagaglio ereditato di pensieri, desideri o azioni?
E’storia affannosa dove processi psichici profondi”gorgheggiano” nell’anima che soffre.
La storia di “Tetro” e di un fratello minore osservatore,è rincorsa dolorosa verso i perché della sofferenza che ,nel caso di specie, ha origini nel difficile equilibrio del rapporto padre figlio: a qualcosa del proprio ego bisogna rinunciare per giustificare un futuro d'amore !!!
Quando il figlio è solo luce indiretta “di dio padre” allora difficile diviene l’accettazione del se.
Un bianco e nero affascinante, nitido ,scandisce il tempo della meditazione e della psicoanalisi.
Fugaci attimi di luce liberano energie disperse mentre Vincent Gallo , Alden Ehrenreich , Maribel Verdù e Klaus Maria Brandauer celebrano con sentita partecipazione il volo “all’interno dello strappo”.
Una Buenos Aires decadente e stralci di musica universale fanno da cornice a questa insaziabile voglia di entrare dentro ferite che non riescono ancora a rimarginare .
La tecnica cinematografica in “flaschback “, usata diffusamente, si sposa con la scelta del bianco e nere .
Il sipario si è aperte , potete guardare dentro e sperare in una riconciliazione .
Weach illuminati
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dario
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domenica 18 luglio 2010
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esagitato
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Visivamente impeccabile, il film non lo è altrettanto nel tema e tanto meno nello sviluppo. E' un melodramma senza dramma che rischia di tramutarsi in farsa per le gravi incertezze del regista e per le esitazioni della sceneggiatura. Pochissime idee tirate per i capelli. Una recitazione costantemente sopra le righe (insopportabile Gallo) lungaggini inconcepibili. Troppo fumo. Tanta presunzione.
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bruno leonardini
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lunedì 2 maggio 2011
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privo di slanci
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Un film monocorde, che non trascina il pubblico. Tecnicamente perfetto, stilisticamente impeccabile, ma privo di slanci che possano attrarre lo spettatore. La sceneggiatura, pur molto interessante, non viene condita nella maniera migliore ed il film diventa poco scorrevole. La storia è troppo dilatata, i 127 minuti del film sono eccessivi: un rimontaggio più rapido ed una colonna sonora più appropriata potevano capovolgere completamente il giudizio e donare una piacevolezza superiore al prodotto.
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paul reds
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lunedì 7 dicembre 2009
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ancora con un film molto personale
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Se con “un’altra giovinezza” Francis Ford Coppola aveva proposto un film per un pubblico molto ristretto, con questo film riconferma questa scelta e ritorna sul grande schermo con una pellicola bella e molto personale di vero cinema indipendente.
Intanto cominciamo a dire che la scelta del bianco e nero per la storia che si svolge al presente e il colore per i flashback non è tanto una scelta stilistica del regista quanto un’ affermazione che tutto quello che siamo nel presente è frutto di quello che abbiamo vissuto in passato. Questo spiega il capovolgimento dei colori.
Infatti la storia ci propone Bennie, che dopo tanti di assenza, raggiunge suo fratello Tetro che si è rifatto una vita a Buenos Aires.
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Se con “un’altra giovinezza” Francis Ford Coppola aveva proposto un film per un pubblico molto ristretto, con questo film riconferma questa scelta e ritorna sul grande schermo con una pellicola bella e molto personale di vero cinema indipendente.
Intanto cominciamo a dire che la scelta del bianco e nero per la storia che si svolge al presente e il colore per i flashback non è tanto una scelta stilistica del regista quanto un’ affermazione che tutto quello che siamo nel presente è frutto di quello che abbiamo vissuto in passato. Questo spiega il capovolgimento dei colori.
Infatti la storia ci propone Bennie, che dopo tanti di assenza, raggiunge suo fratello Tetro che si è rifatto una vita a Buenos Aires.
Durante la convivenza con Tetro e la sua compagna Miranda, Bennie cerca di recuperare il tempo perduto con il fratello maggiore e di capire i veri motivi dell’abbandono.
Scopre un suo manoscritto in codice e comincia un lungo percorso per scoprire perchè il fratello è fuggito via. Sulllo sfondo di una decadente Buenos Aires e una famiglia di artisti
(il padre era un famosissimo direttore d’orchestra e la madre un’ importante cantante d’opera), la storia, tanto personale ma anche universale, riprone il percorso conflittuale di ciascuno individuo per trovare, fuori dalla sfera familiare,la propria identità senza condizionamenti economici ma soprattutto psicologici.In questo racconto si intravedono le rivalità artistiche e sentimentali che si innescano nelle famiglie dove esistono personalità forti e molto ben inserite nel tessuto dell’alta società. Sopra a tutti c’è la figura del padre, uomo di successo, che per la sua posizione prevarica sui componenti della famiglia. Tetro cerca di fuggire da tutto questo ritrovando le proprie radici (Buenos Aires) mediante la scrittura (l’autoanalisi) e l’amore della sua compagna, senza però riuscire a trovare il bandolo della matassa. Sarà proprio l’intervento del giovane Bennie a rompere questo corto circuito e far capire a Tetro le cose che ama davvero.Quel che sorprende di più del film è la capacità di Coppola di raccontare attraverso le immagini (anche quando realmente non succede niente) e di proporre il tema dei legami di sangue che spesso sono confittuali ma non per questo indissolubili.
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nigel mansell
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venerdì 25 marzo 2011
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tetramente teatrale
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La famiglia Coppola continua a parlarci di loro, dopo Sophie con Lost in Traslation e Somewhere ora il padre. Film eccezionale ed è incredibile che nella sua maturità Coppola risulti così innovativo, teatrale, fresco, onirico e sperimentale. Ottimo Gallo, suggestivo il bianco e nero che contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare rappresentare la realtà ed un colore quasi pennellato dalle tinte forti che evoca i ricordi. Su tutto Buenos Aires ed un tango che fa da colonna sonora che sa di malinconia e saudade. Adoro i Coppola!
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luigi chierico
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domenica 22 febbraio 2015
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silenzio
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Riferire le impressioni di quel che si è visto ed ascoltato durante la proiezione di questo spettacolo, definirlo solo film è riduttivo, induce al silenzio.
Ogni parola è fuori posto, rompe l’incantesimo di uno spettacolo che definirei il trionfo del Cinema, una fusione tra gente di teatro e gente dello schermo, come nel mondo in cui, ospiti, la facciamo da padroni.
Persone e burattini, eroi e maschere, padri e figli, uomini e donne,fratelli.
In questo spicchio di vita un’esplosione di sentimenti, dai nobili ai perversi, dall’odio all’amore, dal perdono alla vendetta. Il tutto si agita attraverso immagini talora sublimi. Il travaso tra il ricordo, il presente ed il sogno sono marcati dalla fotografia in bianco e nero che sovrasta, per la sua spettacolarità, quella a colori.
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Riferire le impressioni di quel che si è visto ed ascoltato durante la proiezione di questo spettacolo, definirlo solo film è riduttivo, induce al silenzio.
Ogni parola è fuori posto, rompe l’incantesimo di uno spettacolo che definirei il trionfo del Cinema, una fusione tra gente di teatro e gente dello schermo, come nel mondo in cui, ospiti, la facciamo da padroni.
Persone e burattini, eroi e maschere, padri e figli, uomini e donne,fratelli.
In questo spicchio di vita un’esplosione di sentimenti, dai nobili ai perversi, dall’odio all’amore, dal perdono alla vendetta. Il tutto si agita attraverso immagini talora sublimi. Il travaso tra il ricordo, il presente ed il sogno sono marcati dalla fotografia in bianco e nero che sovrasta, per la sua spettacolarità, quella a colori. Riprese bellissine. Poi c’è davvero il palcoscenico con il suo teatro: la danza e musica affascinano.
L’interpretazione di chi è stato chiamato a dare il volto e l’anima ai protagonisti di questa storia, così diversi tra loro, rasenta la verità, uno sforzo corale per cui ne cito uno per tutti Klaus Maria Brandauer.
Questo è un FILM.
Credo che sia per coloro che amano il CINEMA, ci sanno entrar dentro, analizzarlo, scoprirne ogni piega, ma credo anche che sia indirizzato a chiunque ha il senso del bello e sa apprezzarlo.
Ne esci in silenzio, portandoti dietro lo stupore per tutto quel che hai visto, soltanto una parola: grazie Francis Ford Coppola.
chibar22@libero.it
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