Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo |
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Un film di Terry Gilliam.
Con Heath Ledger, Johnny Depp, Colin Farrell, Jude Law, Christopher Plummer.
continua»
Titolo originale The Imaginarium of Doctor Parnassus.
Fantastico,
Ratings: Kids+13,
durata 122 min.
- Francia, Canada 2009.
- Moviemax
uscita venerdì 23 ottobre 2009.
MYMONETRO
Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo
valutazione media:
3,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'immagine o la storia?di Fra DiavoloFeedback: 3 |
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lunedì 16 novembre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Se il cinema si è sempre diviso tra immagine e storia, come eterno polo dialettico e di scontro, Gilliam traccia un bilancio. E per farlo parte dalla povertà delle storie e da una ricchezza ancora inesplorata dell'immagine. Personalmente trovo di un fascino unico la scelta di Gilliam, vera e propria dichiarazione di poetica, di rifarsi a un filone che è sempre rimasto minoritario in un mondo come quello anglosassone, ma che è da considerarsi l'origine del cinema. L'atto del guardare, la visione, ipnotica e onirica, diremmo magica, sono da subito in primo piano in "Parnassus", film che gravita completamente attorno a un carrozzone povero e angusto, l'immagine prima - e qui è il primo tributo al "cinema delle attrazioni", che Gilliam sembra dirci non avere oggi più spazio, esattamente come il microcosmo di Parnassus - in grado di creare mondi fantastici, ancor più magici proprio perché di cartone: ricordiamo ancora i paesaggi del cinema espressionista e surrealista, con l'incertezza del dentro/fuori e la facilità di smarrire ogni logica attraverso questo diaframma che è lo specchio. Lo spettatore che abbandona la logica e si lascia sedurre da queste immagini entra veramente nella mente di Parnassuss, e talvolta gli è poi difficile riemergere indenne, come per le anime contese in quel mondo appunto. Ma qui sta il pezzo di bravura di Gilliam. Il regista sembra accogliere in pieno la lezione per cui "la storia contiene molte immagini, ma l'immagine contiene molte storie": Parnassus non è una fantasmagoria caotica, ma un'immagine iniziale (il baraccone dei teatranti) da cui sorgono una moltitudine di storie (forse per questo qualcuno non riesce a tenerne il filo), che sono, come vuole appunto il cinema dello sguardo, possibilità, aperture: e si ritorna allo specchio del Dottor Parnassus, che al pari dello sguardo della macchina da presa, invita ad entrarvi non solo i personaggi, ma l'occhio dello spettatore curioso. Lo specchio è dunque metafora di questo cinema? Forse. Perché l'ironia di Gilliam, nelle parole di Parnassus stesso in una delle scene finali, dopo averci convinto per tutto il tempo che abbiamo assistendo davvero a qualcosa di sovrannaturale e alogico, ci rivela che esistono non magie ma solo trucchi (il fischietto d'oro, che potrebbe essere mezzo magico e fiabesco per eccellenza, si rivela davvero tale: solo l'abilità di Tony lo fa diventare astuzia tutta umana di sopravvivenza). E d'altra parte, a confondere ancora lo spettatore Gilliam si lascia andare a un finale davvero fiabesco: come a dire, lo spettacolo non finisce. E la narrazione? Complessa, frammentaria, distorta, ma straordinaria riproposizione di conflitti eterni (si va ovviamente da Faust alle tentazioni evangeliche, in chiave moderna, secondo il consiglio di Tony per lo spettacolo Imaginarium...) che si ricompongono naturalmente, come ci svela il flashback del monastero: tutte fanno parte di quell'unica grande Storia, che è la volontà umana di raccontare. E la Storia eterna, che racchiude tutte le narrazioni e tutte le immagini trova il suo ennesimo, finale modo di rappresentazione nel teatro di cartapesta per bambini, che restano unici possibili spettatori di uno spettacolo delle attrazioni ridotto ai minimi termini, ma che lo spettatore continua a guardare, a identificare come magico, per la Storia che ha raccontato e per la sua qualità di resistente microcosmo magico pronto a far risorgere altre storie. Non male per chi è partito da un'immagine logora.
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