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lunedì 2 novembre 2009
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un viaggio interiore per aprirsi all'esterno.
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Questo di Jonze è un film per l’essere umano, colto in qualsiasi momento o età della vita, messo davanti a uno schermo faccia a facciona con le proprie creature selvagge.
Il circa dodicenne Max, bambino vivace con retrogusto malinconico, come sa essere il suo film, scappa di casa, attraversa un oceano con una barchetta a vela, e approda nel Paese delle Creature Selvagge. I grossi mostri proteggono Max con la loro incredibile mole pelosa, lo osservano con enormi occhi marroni, giocano con lui, a volte lo spaventano con zanne e artigli. Sono al tempo stesso il mondo interiore e le pressioni esterne di Max, e il bambino trova in loro le proprie insicurezze e il coraggio di affrontarle, l’impulso a guardare anche fuori di sé, senza smettere di sognare.
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Questo di Jonze è un film per l’essere umano, colto in qualsiasi momento o età della vita, messo davanti a uno schermo faccia a facciona con le proprie creature selvagge.
Il circa dodicenne Max, bambino vivace con retrogusto malinconico, come sa essere il suo film, scappa di casa, attraversa un oceano con una barchetta a vela, e approda nel Paese delle Creature Selvagge. I grossi mostri proteggono Max con la loro incredibile mole pelosa, lo osservano con enormi occhi marroni, giocano con lui, a volte lo spaventano con zanne e artigli. Sono al tempo stesso il mondo interiore e le pressioni esterne di Max, e il bambino trova in loro le proprie insicurezze e il coraggio di affrontarle, l’impulso a guardare anche fuori di sé, senza smettere di sognare.
Jonze trasmette tutto questo realizzando un’opera intensa e coinvolgente, evitandole d'essere banale o dolciastra. È un film di crescita e maturazione, di arricchimento dell’età infantile, che, d'altra parte, sa anche far ricordare e rivalutare istinti e bisogni tralasciati per conformismo ed eccesso di razionalità, segnando una mancanza nella vita adulta. Spike Jonze e il cosceneggiatore Dave Eggers recuperano fin nei dettagli la particolarissima iconografia del libro per bambini di Maurice Sendak (Where the Wild Things Are, poco meno di mezza pagina di testo e le illustrazioni che creano un mondo), ne rispettano lo spirito riuscendo ad ampliarlo fino a renderlo una storia di certo più articolata, ma semplice e significativa, calda come una capanna e misteriosa come la foresta che la ospita. È un viaggio interiore profondamente fisico e reale, dove il gioco, anche violento, porta allo scontro e alla conoscenza degli altri, dove ad ogni mostro viene regalata una personalità e una funzione definita, rendendoli innocenti ma non innocui.
È un film che vale soprattutto nella sua totalità, che leviga gli accenti caratteristici delle fiabe per andare più sotto pelle, per creare immagini e sensazioni. In una luce quasi sempre crepuscolare, una luce calda che si amalgama ai colori della terra, dei tronchi d’albero e del deserto, si stagliano all’orizzonte le assurde siluette delle Creature, ingombranti maschere che trovano la loro espressività nella computer grafica che anima perfettamente i loro volti. A soli 39 anni, dopo essersi confrontato con script celebri quanto contorti, Spike Jonze ha trovato in una sceneggiatura più semplice e lineare l’occasione per mostrare il suo lavoro migliore.
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teo '93
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lunedì 1 novembre 2010
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il viaggio selvatico e toccante di spike jonze
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“In ognuno di noi c’è una creatura selvaggia”. In ogni inquadratura di questo sublime film c’è un’emozione, un’immagine, una sfumatura di volti o gesti dall’intensità folgorante. Il grande Spike Jonze (dopo un lungo e accurato lavoro di trasposizione del celebre classico per bambini “Where the wild things are” di Maurice Sendack) firma la regia di una pellicola anomala, piacevolmente ambigua ed esteticamente ammaliante, che ha il sapore agrodolce della terra in cui è ambientata. Un terra che diventa, in un accavallarsi intimistico di creature mostruose e viaggi allucinatori, pura e selvaggia poesia. Un mondo sempre in bilico tra pericolo, amicizia e inquietudine.
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“In ognuno di noi c’è una creatura selvaggia”. In ogni inquadratura di questo sublime film c’è un’emozione, un’immagine, una sfumatura di volti o gesti dall’intensità folgorante. Il grande Spike Jonze (dopo un lungo e accurato lavoro di trasposizione del celebre classico per bambini “Where the wild things are” di Maurice Sendack) firma la regia di una pellicola anomala, piacevolmente ambigua ed esteticamente ammaliante, che ha il sapore agrodolce della terra in cui è ambientata. Un terra che diventa, in un accavallarsi intimistico di creature mostruose e viaggi allucinatori, pura e selvaggia poesia. Un mondo sempre in bilico tra pericolo, amicizia e inquietudine. Il mondo dell’adolescente Max (il bravissimo esordiente Max Records), che vive la sua giovinezza in una solitudine che lo porta a crearsi intorno un universo fragilissimo, da cui genera un’aggressività di cui egli stesso non sa spiegare le ragioni. Una sera sua madre invita a cena quello che sembra essere più di un semplice amico. Dopo averla aggredita inspiegabilmente, Max fugge di casa disperato. Attraversa le strade, i vicoli, i quartieri della città, trova una barca, si avventura in mare aperto. Dopo giorni di traversata, scorge all’orizzonte un’isola. Qui troverà delle creature gigantesche e socievoli, ma anche pericolose e dai comportamenti ambigui, delle quali verrà incoronato re. Dalla sua avventura a tratti spassosa e a tratti difficile e pericolosa, Max imparerà ciò che il mondo da cui proviene (e del quale si definisce un potente sovrano) non gli ha mai insegnato.
La grande abilità di Spike Jonze sta nello scandire la sua narrazione creando un confine sottilissimo tra reale e onirico, tra ragione e istinto, tra temporalità e spazialità. Un confine che dà origine a una palpitante tensione che pervade ogni inquadratura, ogni gesto, ogni sguardo. “Nel paese delle creature selvagge” è una prospettiva incalzante ed agreste, poetica e mai ruffiana o prevedibile sul selvaggio che vive intrinseco in ognuno di noi, il solo modo che abbiamo talvolta di capire da che parte sono i veri affetti. Con la sua nuova schiera di amici, Max trova finalmente qualcuno con cui condividere la propria solitudine per cercare di forgiare da essa i sentimenti che vivono in lui in attesa di essere portati alla luce. E quando avrà finalmente capito che ciò che lo spingeva ad essere violento era proprio il timore di perdere tutto ciò che di più caro ha al mondo, Max comprenderà che è ora di tornare a casa. Per questo commuovono terribilmente l’addio finale alle creature selvagge e quello sguardo intenso e sincero che lancia alla madre nell’inquadratura finale. Un prodigio. Senza mezzi termini. Non perdetevelo.
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noia1
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giovedì 15 maggio 2014
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fascinoso
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Un bambino di nome Max ha una colluttazione con la sua famiglia, fugge e sale su una barca, approderà su un’isola abitata da mostri giganteschi.
Non è una favola qualunque anzi, forse è anche troppo difficile da capire anche per alcuni adulti, un film forse un po’ duro a tratti ma che alla fine non fa altro che spiegare la realtà così com’è dando un incipit per poterla affrontare meglio più che soffrirne o lamentarsene. Forse un ritratto più spiazzante di quanto non voglia far sembrare mitigato com’è dai vari mostri ingenui e dal piccolo e raggiante protagonista, tutti vogliono solo divertirsi ma pian piano i vari caratteri salteranno alla luce e convivere insieme si dimostrerà più difficile di quanto non possa sembrare.
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Un bambino di nome Max ha una colluttazione con la sua famiglia, fugge e sale su una barca, approderà su un’isola abitata da mostri giganteschi.
Non è una favola qualunque anzi, forse è anche troppo difficile da capire anche per alcuni adulti, un film forse un po’ duro a tratti ma che alla fine non fa altro che spiegare la realtà così com’è dando un incipit per poterla affrontare meglio più che soffrirne o lamentarsene. Forse un ritratto più spiazzante di quanto non voglia far sembrare mitigato com’è dai vari mostri ingenui e dal piccolo e raggiante protagonista, tutti vogliono solo divertirsi ma pian piano i vari caratteri salteranno alla luce e convivere insieme si dimostrerà più difficile di quanto non possa sembrare. All’inizio agli occhi di Max alcuni si dimostreranno cattivi, poi i ruoli si invertiranno ma alla fine lui stesso capirà che l’unico problema sta proprio nell’ingenuità di tutti che devono imparare a compatirsi e a volersi bene malgrado tutto, quello che doveva essere per lui un rifugio si rivela una scuola di vita e quando se ne andrà nessuno rimarrà indifferente e ciascuno dei suoi amici mostri avrà imparato qualcosa.
Il tutto reso a pieno nel suo fascino da ambientazioni suggestive e particolari che rendono a pieno le atmosfere toccanti e lievemente struggenti con un paesaggio che ricorda tanto quello autunnale.
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andrea b
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venerdì 24 dicembre 2010
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una favola che manca di concretezza
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Un bambino di nome Max dopo una delusione da parte della sorella e un litigio con la madre riesce a scappare di casa.Con una barchetta riesce ad approdare sulle sponde di un isola abitata da creature mostruose solo in apparenza.Questo film ci mostra la sofferenza di un bambino che non viene capito dalla madre e da una sorella adolescente che pensa a ben altro che giocare con il fratellino.Gli spunti sarebbero buoni ma la trama non ha uno svolgimento ben definito in quanto durante tutta la storia non succede niente di interessante.Le caratteristiche caratteriali dei personaggi, inoltre, sono solo accennate e il piccolo protagonista recita lasciandosi trasportare troppo dalla parte di bambino sognatore.
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Un bambino di nome Max dopo una delusione da parte della sorella e un litigio con la madre riesce a scappare di casa.Con una barchetta riesce ad approdare sulle sponde di un isola abitata da creature mostruose solo in apparenza.Questo film ci mostra la sofferenza di un bambino che non viene capito dalla madre e da una sorella adolescente che pensa a ben altro che giocare con il fratellino.Gli spunti sarebbero buoni ma la trama non ha uno svolgimento ben definito in quanto durante tutta la storia non succede niente di interessante.Le caratteristiche caratteriali dei personaggi, inoltre, sono solo accennate e il piccolo protagonista recita lasciandosi trasportare troppo dalla parte di bambino sognatore.I paesaggi non sono male e la colonna sonora è buona.Una pellicola che vorrebbe mostrare come la comunità dell' isola delle bestie sia uguale alla nostra offrendoci argomenti su cui riflettere.
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frency77
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lunedì 2 novembre 2009
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ottimo film... solo per adulti!
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Il film presentato come il classico film per bambini si rivela invece un film adatto a studenti in psicologia evolutiva e pedagogia. Lo definirei un film drammatico e violento, assolutamente inadeguato ad un pubblico infantile caratterizzato da forti espressioni di violenza messe in atto da un bambino disadattato e dalla sua proiezione fantastica Carol. L'autore è riuscito a concretizzare in maniera divina la psiche e il modo di ragionare di un banbino disadattato... che non si rende conto quanto possano fare del male le azioni che si compiono considerando gli esseri viventi come bambole di pezza. probabilmente nel film si voleva ritrarre una realtà più volte raccontata dagli eventi di cronaca, dove ragazzini danno fuoco a barboni "per gioco", dove vengono compiute violenze di gruppo senza considerare che le vittime provano dolore.
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Il film presentato come il classico film per bambini si rivela invece un film adatto a studenti in psicologia evolutiva e pedagogia. Lo definirei un film drammatico e violento, assolutamente inadeguato ad un pubblico infantile caratterizzato da forti espressioni di violenza messe in atto da un bambino disadattato e dalla sua proiezione fantastica Carol. L'autore è riuscito a concretizzare in maniera divina la psiche e il modo di ragionare di un banbino disadattato... che non si rende conto quanto possano fare del male le azioni che si compiono considerando gli esseri viventi come bambole di pezza. probabilmente nel film si voleva ritrarre una realtà più volte raccontata dagli eventi di cronaca, dove ragazzini danno fuoco a barboni "per gioco", dove vengono compiute violenze di gruppo senza considerare che le vittime provano dolore... nel film è molto forte la scena di una battaglia a zolle di terra dove vengono ampiamente superati i limiti del gioco lasciando spazio a una vera e propria espressione di violenza... un personaggio si ferisce e il protagonista ordina agli altri di continuare a colpire... è un film sulla rabbia di un bambino senza padre, in cui predomina il sentimento di gelosia nei confronti della mdre e della sorella che rappresentano il nucleo famigliare, il gruppo da difendere nei confronti delle ingerenze esterne rappresentate dagli amici della sorella e da un possibile compagno della madre. Max, il protagonista reagisce devastando oggetti e mordendo la madre, una madre che quando fa disastri non lo rimprovera, atteggiamento dolce ma diseducativo.una madre che in presenza di un possibile compagno in casa fa fatica esclude il bambino e gli dice "mi fai vergognare di te" di fronte alle manifestazioni rabbiose del bambino. In nessuna scena viene manifestata l'intenzione da parte della madre di educare, spiegare e far comprendere a Max che l'ingresso di nuove persone non sminuiscono il rapporto madre-figlio... si limita ad assecondare o a sgridare (solo per proteggere il rapporto con il nuovo compagno)il bambino. Questo film appare un monito per genitori poco presenti e un'analisi del pensiero infantile. Personalmente ho trovato che sia un film di difficile comprensione per un pubblico infantile, e senza tale comprensione si riduce ad una trama semplice ricca di espressione di violenza. Personalmente sconsiglierei il film ad un un pubblico al di sotto degli 11 anni ed un affiancamento con adulti disposti a spiegare e commentare ilk film con ragazzi tra 11 e 13 anni.
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[+] che spaventoso film hai visto??
(di fiorediloto)
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