variabiley
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lunedì 6 dicembre 2010
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ricerca, eterna ricerca
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La debolezza interiore di Brad, ragazzo confuso alla ricerca di sè stesso e certezze alle quali appigliare la propria esistenza, condita dal contesto non equilibrato guidato dalla madre ossessiva, portano il giovane a compiere l'omicidio della stessa. Il detective Havenhurst si trova, quindi, sulla scena del delitto ad analizzare freddamente la situazione, con l'unico obiettivo di salvare i due ostaggi di Brad, barricatosi in casa alla ricerca di ascolto con richieste e affermazioni apparentemente assurde.
Al detective viene chiesto qualcosa che va oltre il suo ruolo e che quindi non gli compete, al contrario dello spettatore che si trova a interrogarsi sulla personalità di Brad e quali siano le ragioni che l'abbiano spinto al gesto.
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La debolezza interiore di Brad, ragazzo confuso alla ricerca di sè stesso e certezze alle quali appigliare la propria esistenza, condita dal contesto non equilibrato guidato dalla madre ossessiva, portano il giovane a compiere l'omicidio della stessa. Il detective Havenhurst si trova, quindi, sulla scena del delitto ad analizzare freddamente la situazione, con l'unico obiettivo di salvare i due ostaggi di Brad, barricatosi in casa alla ricerca di ascolto con richieste e affermazioni apparentemente assurde.
Al detective viene chiesto qualcosa che va oltre il suo ruolo e che quindi non gli compete, al contrario dello spettatore che si trova a interrogarsi sulla personalità di Brad e quali siano le ragioni che l'abbiano spinto al gesto. Come sempre, il clamore dato da un accadimento tragico, provoca agitazione collettiva e, di conseguenza, la perdita del punto focale. Le autorità che si trovano coinvolte indirettamente nell'accaduto potrebbero rappresentare l'aspetto razionale contrapposto alla follia insita tra le mura domestiche che ospitano Brad, con la soglia della porta a rappresentare il limite fra le due parti. Ma la razioalità esterna è una razionalità insensibile, fredda, malata, che non lascia possibilità di comprensione dell'altro, non esiste ricerca di una spiegazione dovuta.
Quella che, a una prima occhiata superficiale, potrebbe sembrare un'eccessiva influenza di Lynch su Herzog con messaggi difficilmente comprensibili e astrazione, si rivela il completo opposto a una lettura (anche seconda, terza o quarta) più profonda, dove la comprensione del percorso del protagonista viene accompagna passo passo da una serie di flash-back che non lasciano grandissime possibilità di fraintendimento. La comprensione a posteriori, quando il film è ormai (purtroppo) finito e in testa cominciano a muoversi i pezzi del puzzle verso la giusta posizione, non lascia la possibilità di smettere di pensare a quello che si è visto, neanche a titoli di coda terminati.
La storia si adatta perfettamente allo stile di Herzog che da la possibilità di vivere la condizione di Brad attraverso le inquadrature studiate, i tempi rallentati ma mai morti, i paesaggi (non avrebbe potuto farne a meno neanche in quest'occasione), l'uso degli attori, la fotografia, il perfetto parallelismo con Eschilo... Tutto si incontra in un grande film che ha un'unica pecca: non può essere capito da tutti. Potrebbe essere considerato un punto a sfavore come a favore, ma è un peccato che la maggior parte delle persone non possa goderne a pieno (non per incapacità, sia chiaro, ma per mancanza di esperienze di vita). Dovrebbe essere perfezione -1 = 4 stelline...dovrebbe...
Quando ci si racconta lasciandosi coinvolgere, il risultato non può essere deludente.
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gagnasco
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mercoledì 22 settembre 2010
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my werner what have ye done?
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Un detective della omicidi navigato e il suo compare da telefilm arrivano sulla scena di un crimine in cui un'anziana signora che prendeva il tè è stata uccisa con una spada. L'omicida è il figlio, Brad, che, non fermato dal detective Havenhurst che lo ignora fuori dalla scena del crimine, si barrica in casa con due ostaggi. Comincia allora un assedio in cui l'ispettore ascolta i ricordi che hanno di Brad la fidanzata e il regista teatrale che lo dirigeva in una rappresentazione dell' Elettra di Sofocle.
Le stranezze di Brad iniziano durante un viaggio in Perù. Nella stagione delle piogge degli eroi di Herzoghiana memoria vogliono affrontare il fiume in piena, vogliono sfidare una forza della natura.
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Un detective della omicidi navigato e il suo compare da telefilm arrivano sulla scena di un crimine in cui un'anziana signora che prendeva il tè è stata uccisa con una spada. L'omicida è il figlio, Brad, che, non fermato dal detective Havenhurst che lo ignora fuori dalla scena del crimine, si barrica in casa con due ostaggi. Comincia allora un assedio in cui l'ispettore ascolta i ricordi che hanno di Brad la fidanzata e il regista teatrale che lo dirigeva in una rappresentazione dell' Elettra di Sofocle.
Le stranezze di Brad iniziano durante un viaggio in Perù. Nella stagione delle piogge degli eroi di Herzoghiana memoria vogliono affrontare il fiume in piena, vogliono sfidare una forza della natura. Claus Kinsky l'avrebbe fatto? Brad si ferma, non accetta il motivo di spingersi oltre nella sua crescita interiore, abbandona lo zen da due soldi e si ferma a vedere dio nell'immanenza e non nell'impresa che un tempo faceva trascendere i suoi protagonisti. Dio è nella lattina di farina di avena, con la faccia di dio stesso stampata sopra, Dio è in una canzone, Dio è sua madre, Dio è il momento in cui il tempo si ferma, Dio è lui stesso. Perderà gli Dei nel corso dell'assedio progressivamente, mentre la fidanzata e il regista speculano su di lui tirando fuori solo ricordi. Quello che rimane a Brad è la maestosità di uno struzzo che galoppa sforzandosi di dispiegare le ali che non gli servono più a volare e la sua eredità: una palla da basket incastonata nella roccia che aspetta un re artù per essere estratta, o forse anche la palla è una prigioniera di questa terra come lo struzzo e come Brad ma al contempo, vista da un'angolazione giusta e in un tempo fermo, è l'occhio di Dio.
Che hai fatto Werner? Hai scritto una storia contro i tuoi eroi?
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laulilla
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sabato 9 ottobre 2010
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un fatto di cronaca narrato come un'antica tragedi
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il film, che si ispira a una vicenda reale, racconta la storia del giovane Brad, attore dilettante, che dopo aver trafitto la madre con una spada orientale, uccidendola, si barrica nella sua casa di San Diego con due ostaggi, tenendo fino al momento della sua inevitabile resa, in stato di allerta la polizia speciale, armata fino ai denti. La locandina del film precisa, però, che ” il mistero non è chi, ma perché”, indicando in quale direzione intenda muoversi il regista. Non è infatti sua intenzione creare suspence per chiarire un giallo, che è risolto fin dalle prime battute, ma indagare nella mente di Brad, sconvolta dalla follia, per fare emergere il tortuoso percorso attraverso il quale il giovane è arrivato al matricidio.
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il film, che si ispira a una vicenda reale, racconta la storia del giovane Brad, attore dilettante, che dopo aver trafitto la madre con una spada orientale, uccidendola, si barrica nella sua casa di San Diego con due ostaggi, tenendo fino al momento della sua inevitabile resa, in stato di allerta la polizia speciale, armata fino ai denti. La locandina del film precisa, però, che ” il mistero non è chi, ma perché”, indicando in quale direzione intenda muoversi il regista. Non è infatti sua intenzione creare suspence per chiarire un giallo, che è risolto fin dalle prime battute, ma indagare nella mente di Brad, sconvolta dalla follia, per fare emergere il tortuoso percorso attraverso il quale il giovane è arrivato al matricidio. La donna di Brad e il regista teatrale che ne aveva diretto l’ultima recita, fanno emergere, col loro racconto al detective che si occupa del caso, alcuni squarci di verità che consentono di capire, almeno parzialmente, che cosa sia successo a Brad, nonché il ruolo probabilmente decisivo che la recita dell’Elettra di Sofocle assume per lui. Sembra quasi infatti che la figura di Oreste (che la sorella Elettra aveva spinto a uccidere la madre Clitennestra, colpevole di aver tradito e assassinato il marito Agamennone, tornato dalla guerra di Troia), abbia costituito per Brad un elemento di identificazione così potente da indurlo non solo a procurarsi di persona una spada vera e affilatissima, ma anche a ricercare nel locale ospedale le tracce del proprio padre, morto da molti anni, quasi che sospettasse un ruolo attivo della madre in quella morte. Dopo la catastrofe tragica, secondo l’antica poetica aristotelica, si dovrebbe produrre la “catarsi”, cioè la purificazione dello spettatore, indotto a meditare su ciò che ha visto anche dalle riflessioni del “coro”. Non per nulla proprio il coro diventa lo scenario degli interventi fuori luogo del giovane attore, non in grado di distinguere fra recitante e recitato, il che porterà il regista a escluderlo dalla rappresentazione. Un percorso di follia, che nel testo di Sofocle, profondamente assimilato, trova quasi il catalizzatore della volontà delittuosa. Come un’antica tragedia è perciò narrata la storia di Brad, che, essendo anche una vicenda della cronaca locale, è girato nei luoghi dei fatti raccontati, senza che il regista vi abbia aggiunto molto. Geniale, a mio avviso, l’aver affidato a un cantastorie spagnolo la funzione del “coro” che, riportando serenità e pace nel cuore dello spettatore, crea un’atmosfera di piacevole distacco dalle cupe vicende raccontate.
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fedeleto
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lunedì 12 dicembre 2011
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my herzog ,my herzog,what ye done?
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Prodotto da David Lynch,il film e' diretto da Werner Herzog (fitzcarraldo,Grizzly man)che dopo il successod el cattivo tenente ,si cimenta in una storia oscura e viscerale.Un ragazzo di nome Brad,recita in un testo di tragedia greca ,ci si immedesima talmente da uccidere la madre come accade nel testo teatrale.Ma in realta' quale e' la causa? perche' un viaggio nel sud america lo ha cambiato?Herzog stavolta non arriva in cima nonostante il film funzioni su alcune scene (gli attori che fissano lo schermo e fissano lo spettatore),ma il finale estremamente scontato e troppi flashback rischiano di annoiare lo spettatore .Nonostante il tema della pazzia fosse presente in piu' film del regista tedesco (segni di vita,aguirre,woyzek) in questo contesto non viene analizzato come ci si aspetterebbe e cio' stupisce lo spettatore amante di Herzog che si aspettava qualcosa di piu'.
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molenga
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lunedì 25 febbraio 2013
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linch e herzog fanno un film comico
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un giovane uomo con due fenicotteri e con una personalità schizoide, figlio di una donna seriamente danneggiata dall'abuso di lsd(mia deduzione), esce completamente di testa dopo essersi recato a non fare canoa in Perù: il tizio ha una ragazza, evidentemente volta al martirio, e uno zio bifolco che alleva struzzi e che , furbo come una lince, gli consegna una spada. la ragazza e il regista di teatro( già, il nostro malato di mente ha anche la geniale idea di recitare) della produzione in cui era inserito il protagonista narrano ai poliziotti e, ahimé, a noi spettatori, le ultime ganzate del soggetto schizoide in crisi depressiva fino al"fattaccio" intorno a cui si sviluppa il film.
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un giovane uomo con due fenicotteri e con una personalità schizoide, figlio di una donna seriamente danneggiata dall'abuso di lsd(mia deduzione), esce completamente di testa dopo essersi recato a non fare canoa in Perù: il tizio ha una ragazza, evidentemente volta al martirio, e uno zio bifolco che alleva struzzi e che , furbo come una lince, gli consegna una spada. la ragazza e il regista di teatro( già, il nostro malato di mente ha anche la geniale idea di recitare) della produzione in cui era inserito il protagonista narrano ai poliziotti e, ahimé, a noi spettatori, le ultime ganzate del soggetto schizoide in crisi depressiva fino al"fattaccio" intorno a cui si sviluppa il film.
herzog prodotto da lynch. c'è bisogno di aggiungere altro? questa pellicola è riuscita, va riconosciuto, a farmi ridere. se fosse un film comico su un matto sarebbe riuscito
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paride86
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venerdì 22 ottobre 2010
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poco convincente e poco coinvolgente
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Dal connubio di due grandi artisti del cinema esce fuori un film scialbo e superficiale. Eppure le carte in regola per un buon risultato c'erano tutte: tragedia greca, gusto per il grottesco, bravi attori...eppure la storia viene sviluppata senza una vera analisi psicologica del protagonista, puntando tutto sulle cifre dell'assurdo e dell'incomprensibile.
Forse molti pensano che basti questo a fare un film "a la Lynch": personaggi impenetrabili, a volte ridicoli e certamente grotteschi; dialoghi e immagini assurde; gusto per il tetro e per i colori accesi. Ma sta davvero tutta qui l'arte cinematografica del regista di "The Elephant Man"? Dove sono le raffinate proiezioni psicologiche di "Mulholland Drive"? E il talento visivo, la suspense, l'attenzione per il sonoro di "Strade Perdute" e "Cuore Selvaggio"?
No, non ci siamo proprio: infatti questo è un film di Werner Herzog che gioca ad imitare David Lynch, ma senza averne lo stesso talento visionario e disturbante; la stessa capacità di raccontare i personaggi scavando nel loro inconscio.
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Dal connubio di due grandi artisti del cinema esce fuori un film scialbo e superficiale. Eppure le carte in regola per un buon risultato c'erano tutte: tragedia greca, gusto per il grottesco, bravi attori...eppure la storia viene sviluppata senza una vera analisi psicologica del protagonista, puntando tutto sulle cifre dell'assurdo e dell'incomprensibile.
Forse molti pensano che basti questo a fare un film "a la Lynch": personaggi impenetrabili, a volte ridicoli e certamente grotteschi; dialoghi e immagini assurde; gusto per il tetro e per i colori accesi. Ma sta davvero tutta qui l'arte cinematografica del regista di "The Elephant Man"? Dove sono le raffinate proiezioni psicologiche di "Mulholland Drive"? E il talento visivo, la suspense, l'attenzione per il sonoro di "Strade Perdute" e "Cuore Selvaggio"?
No, non ci siamo proprio: infatti questo è un film di Werner Herzog che gioca ad imitare David Lynch, ma senza averne lo stesso talento visionario e disturbante; la stessa capacità di raccontare i personaggi scavando nel loro inconscio.
Qui non c'è psicologia: il protagonista è raccontato come un puro folle che inanella uno svarione dopo l'altro, senza un logico (o illogico) principio di causa-effetto. Per non parlare degli altri personaggi: puro contorno, ad eccezione della madre, interpretata da un'ottima Grace Zabriskie che, purtroppo, ha avuto nel film meno spazio di quanto meritasse.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, inoltre, i fan di Lynch sanno benissimo con quanta cura e meticolosità il Maestro componga le scene e sviluppi il sonoro: qui, invece, troviamo una fotografia piuttosto insulsa, con un contrasto così elevato che più di una volta, sullo schermo, gli alberi o gli stessi personaggi appaiono quasi neri. Anche l'audio lascia a desiderare: il rumore delle rapide del fiume, tanto per fare un esempio, suona elettronico e risulta identico a quello di un aereo che si sente passare qualche scena più tardi.
Insomma, Herzog ha fatto sicuramente di meglio: il remake de "Il Cattivo Tenente", presentato a Venezia nello stesso anno di "My Son, My Son, What Have Ye Done", ne è la prova lampante. Spero, inoltre, che gli passi la voglia di imitare David Lynch: ogni regista ha il suo stile e il suo immaginario, perché cercare di fare ciò che fanno gli altri?
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(di gagnasco)
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dandy
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lunedì 28 marzo 2011
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non memorabile ma non del tutto da buttare via.
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Ispirato ad un fatto realmente accaduto nel '79 a tale Mark Yavorsky.Herzog illustra un viaggio nella provincia americana profonda,che sembra fare il verso a "L'enigma di Kaspar Kauser",di cui Brad sembra una sorta di fratello.Gli echi lontani della cultura classica si perdono tra villette e fenicotteri rosa,e nel mondo odierno la diversità non salva nemmeno più da se stessi.Un'idea vincente,che bilancia alcune bizzarrie gratuite che portano il marchio del produttore David Lynch.Indubbiamente,tra due geni di questo calibro poteva nascere qualcosa di molto più suggestivo,ma il film è un ritratto inquietante degli USA ben più riuscito del precedente "Il cattivo tenente-Ultima chiamata New Orleans".
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Ispirato ad un fatto realmente accaduto nel '79 a tale Mark Yavorsky.Herzog illustra un viaggio nella provincia americana profonda,che sembra fare il verso a "L'enigma di Kaspar Kauser",di cui Brad sembra una sorta di fratello.Gli echi lontani della cultura classica si perdono tra villette e fenicotteri rosa,e nel mondo odierno la diversità non salva nemmeno più da se stessi.Un'idea vincente,che bilancia alcune bizzarrie gratuite che portano il marchio del produttore David Lynch.Indubbiamente,tra due geni di questo calibro poteva nascere qualcosa di molto più suggestivo,ma il film è un ritratto inquietante degli USA ben più riuscito del precedente "Il cattivo tenente-Ultima chiamata New Orleans".Ed è stato sottovalutato e incompreso immeritatatmente.Impressionante Shannon,almeno nella versione originale.
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slowfilm.splinder.com
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domenica 24 ottobre 2010
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cinema che non si nasconde
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Se Herzog vuole dei momenti di sospensione nel suo film, semplicemente dice agli attori di stare fermi; se il protagonista ha bisogno di una macchina del tempo, se ha voglia di rallentare e bloccarne il corso, compie dei passi lenti scendendo i gradini di una scala mobile che va in direzione opposta, rimanendo quindi immobile. My Son, My Son, What Have Ye Done rappresenta ed esprime tutto nel modo più diretto e semplice, è un film sincero e sulla sincerità. La storia è un canovaccio che centinaia di registi avrebbero potuto trasformare in un onesto thriller poliziesco, mentre Herzog, con l’imponderabile aiuto del produttore David Lynch, ne fa un’opera del tutto personale, una delle sue migliori, che del genere non ha nulla, dove non c’è niente da scoprire e le immagini non sono mai realmente dipendenti dal delitto compiuto dal protagonista.
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Se Herzog vuole dei momenti di sospensione nel suo film, semplicemente dice agli attori di stare fermi; se il protagonista ha bisogno di una macchina del tempo, se ha voglia di rallentare e bloccarne il corso, compie dei passi lenti scendendo i gradini di una scala mobile che va in direzione opposta, rimanendo quindi immobile. My Son, My Son, What Have Ye Done rappresenta ed esprime tutto nel modo più diretto e semplice, è un film sincero e sulla sincerità. La storia è un canovaccio che centinaia di registi avrebbero potuto trasformare in un onesto thriller poliziesco, mentre Herzog, con l’imponderabile aiuto del produttore David Lynch, ne fa un’opera del tutto personale, una delle sue migliori, che del genere non ha nulla, dove non c’è niente da scoprire e le immagini non sono mai realmente dipendenti dal delitto compiuto dal protagonista.
C’è solo un viaggio nella vita di Brad (Micheal Shannon), negli eventi esterni che hanno creato la sua interiorità, nel suo rapporto con la madre ossessiva (Grace Zabriskie, stessi occhi), con la spiritualità, col dolore che intuisce di dover patire per il padre morto quando aveva due anni. La locandina del film è in qualche modo sbagliata, concentrata sullo sguardo fisso e minaccioso di Brad; il protagonista non ha nulla di ambiguo e nulla di certo, fonde stati d’animo e modi di parlare in un processo del tutto personale, declinato al presente (non c’è nessun confronto col passato e con un Brad presumibilmente “sano”), che lo mette al centro della scena, ed è la scena stessa la vera protagonista del film. Non c’è niente da scoprire, bisogna solo trovare il tempo per raccontare; la dimensione teatrale, che si impone fin dal principio e trova un’origine nella rappresentazione di una tragedia di Eschilo, invade e forma il film con scenografie reali e astratte, dipinte di rosa, circoscritte dalle auto della polizia o dall’acqua di un fiume. La scena è la trappola di Herzog, la gabbia che racchiude i suoi personaggi, che ricostruiscono a turno frammenti dell’esperienza di Brad, attraverso una recitazione perfetta e innaturale.
My Son è un’opera sinfonica, musicata in primo luogo dal violoncello di Ernst Reijseger, la sua orchestra e la voce di Mola Sylla, ritrovando i suoni de L’Ignoto Spazio Profondo e Il Diamante Bianco. A questi si aggiungono Caetano Veloso, l’icona messicana Chalela Vargas e un inno del reverendo George Washington Philips. Attraverso l'accompagnamento sonoro costante, pronto a passare in primo piano nei numerosi momenti in cui il film mostra se stesso, Herzog affronta il dolore, la spiritualità, la follia ponendoli sullo stesso livello del contesto e creando una messa in scena tanto carica e diretta quanto desaturata nell'azione, realmente onirica (e anagrammaticamente ironica) eppure sottilmente banale e impotente, quindi realistica. slowfilm.splinder.com
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dario
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sabato 23 ottobre 2010
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volutamente intricato
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Ritmo sonnolento, involuto, compiaciuto al servizio di una storia paranoica che non convince. Tutto merito del solito Herzog alle prese con la propria psiche che, chissà., vorrebbe malata. Tesi di fondo assai complessa e soltanto accennata, quindi confezionata con ricami gotici alquanto grossolani. Psicanalisi da quattro soldi, forse ispirata da uno svogliato Lynch, notoriamente pericolo quando pensa troppo e si guarda allo specchio. E' un film per chi si vuole male e anela al peggio.
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reservoir dogs
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martedì 2 novembre 2010
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un connubio trascendentale
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Un film che non credevamo sarebbe mai stato creato: David Lynch qui produttore e Werner Herzog, registi opposti per stile, il primo impressiona sulla pellicola l'nterpretazione dei sogni, il secondo descrive invece il rapporto tra l'uomo e la natura riescono a creare un connubio meraviglioso e trascendentale.
Un poliziotto si reca in un luogo del delitto, il colpevole ,Brad, si nasconde tra la folla e stà bevendo un caffè"abbagliante"davanti alla casa dove è stata uccisa una donna, la madre, con una katana.
Vicino al luogo, l'uomo si è barricato con i suoi falchi travestiti (i fenicotteri).
Sono proprio i fenicotteri gli animali che rappresentano di più l'uomo: sono sibillini e dietro l'aspetto sornione si nasconde una certa aggressività.
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Un film che non credevamo sarebbe mai stato creato: David Lynch qui produttore e Werner Herzog, registi opposti per stile, il primo impressiona sulla pellicola l'nterpretazione dei sogni, il secondo descrive invece il rapporto tra l'uomo e la natura riescono a creare un connubio meraviglioso e trascendentale.
Un poliziotto si reca in un luogo del delitto, il colpevole ,Brad, si nasconde tra la folla e stà bevendo un caffè"abbagliante"davanti alla casa dove è stata uccisa una donna, la madre, con una katana.
Vicino al luogo, l'uomo si è barricato con i suoi falchi travestiti (i fenicotteri).
Sono proprio i fenicotteri gli animali che rappresentano di più l'uomo: sono sibillini e dietro l'aspetto sornione si nasconde una certa aggressività.
Insieme alla ragazza dell'uomo e il regista di un opera teatrale a cui Brad aveva inizialmente fatto parte cercheranno di comprendere le motivazioni di quel suo gesto.
La motivazione dell'assassinio arriva dal passato....il binomio madre possessiva e figlio sognatore e instabile crea il fatto.
Attraverso il teatro Brad riesce ad trovare la soluzione al suo dilemma, lo stato apparentemente lucido ma confusionale parte proprio dall'intrepretazione teatrale che gli fa perdere la concezione della realtà (Lynch).
Ma il teatro sarà solo l'enzima che catalizzerà l'idea che successivamente esploderà dopo il suo viaggio in Perù (Herzog).
Interessante il rapporto tra Brad e lo zio e i loro rispettivo "animale rappresentativo": fenocottero e struzzo.
Il film inizia con un panorama semi-desertico e finisce con un sogno irrealizzato ma che forse si realizzerà per qualcun'altro.
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[+] bella recensione.....
(di francesco2)
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