antonio montefalcone
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giovedì 6 ottobre 2011
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c'e' la forza del cinema su quella luna!
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Il film è un viaggio metafisico in un raffinato gioco di specchi. Il protagonista Sam, un’astronauta isolato su una base lunare, è un clone, una copia di un modello originale. Nel suo tempo la Luna non è più un luogo di conquista, ma di sfruttamento energetico. Non è più un fine storico, ma un mezzo di sopravvivenza e segno d’involuzione dell’umanità. Similmente anche l’uomo non sfrutterà più se stesso, ma dei cloni; perché la Terra si è impoverita di energia, ma soprattutto di etica e morale. Sfrutta suoli e corpi, ma relega nell’oblio anime e ideali di elevazione civile. L’ambientazione nel lato oscuro della Luna lo simboleggia, ma al tempo stesso è anche il terreno verso la verità.
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Il film è un viaggio metafisico in un raffinato gioco di specchi. Il protagonista Sam, un’astronauta isolato su una base lunare, è un clone, una copia di un modello originale. Nel suo tempo la Luna non è più un luogo di conquista, ma di sfruttamento energetico. Non è più un fine storico, ma un mezzo di sopravvivenza e segno d’involuzione dell’umanità. Similmente anche l’uomo non sfrutterà più se stesso, ma dei cloni; perché la Terra si è impoverita di energia, ma soprattutto di etica e morale. Sfrutta suoli e corpi, ma relega nell’oblio anime e ideali di elevazione civile. L’ambientazione nel lato oscuro della Luna lo simboleggia, ma al tempo stesso è anche il terreno verso la verità. Il continuo andare avanti, sempre oltre l’orizzonte, della vettura guidata da Sam, rimanda a questo desiderio di consapevolezza. Diventa il motore della ricerca. Ricerca, però, sempre originata, sviluppata, ispirata, da un altro fondamentale nucleo narrativo: le immagini. Che siano false o vere, poco importa, interessa il loro ruolo di aiuto per Sam: sarà l’allucinazione a provocare l’incidente che comporta l’entrata del nuovo clone. Sono i video-messaggi dalla Terra che lo inducono a scoprire il predecessore. I filmati registrati a svelare la stanza segreta con i cloni. E’ la video-telefonata alla figlia ad aprirgli gli occhi. Tutto è movimento e immagine: le essenze del cinema. Il cinema, infatti, è macchina di illusioni e di riproducibilità infinita di immagini. La ripetizione dei cloni in questo film ne è la perfetta metafora. Su questa allegoria, su quest’altro gioco di specchi, scaturisce la riflessione tematica dell’opera: tutto è illusorio, lo sono i sentimenti e i ricordi di Sam, lo sono la sua identità e unicità. C’è solo la riproduzione sempre identica a se stessa e sempre vuota, di qualcosa o qualcuno non raggiungibile, invisibile, ma percepibile nella sua mancanza. Sam non è solo ingannato, ma è un inganno: si crede qualcuno che in realtà non è. A tal proposito efficaci sono le simbologie che lo evocano: dal vuoto oscuro del cosmo al silenzioso e cadaverico paesaggio lunare, dal buio del mistero alla luce diffusa degli interni, dal pianto soffocato di Rockwell all’asettica base lunare. Stilisticamente tutto contribuisce ad una introspezione romantica, persino il ritmo, il tocco pudico e dolce della regia, la cinepresa angolata, schiacciata dai soffitti, limitata nei movimenti. L’esordiente Duncan Jones sa trasmettere con sobria naturalezza e sensibilità, quest’innocenza offesa, questa tragedia colma di lirismo straziato e toccante. Nel finale la regia, come Sam, si allontana dall’orizzontalità della visione e approda alla sua verticalità. Sam s’inoltra prima verso il basso, nella camera segreta; poi si innalza verso il cielo, e approda a una più matura presa di coscienza. E qui ritorna anche il satellite terrestre: da ciò che inizialmente era, un oggetto, diventa ora soggetto, in una nuova significazione. La Luna è come i cloni: vuota, marginale e incompleta. Ma grazie alla matura presa di coscienza di Sam, alla fine si renderanno dignitosi e vincenti verso il genere umano. Perché per mezzo loro l’umanità terrestre capirà quanto sia fortunata a poter continuare ad essere (se solo lo volesse!) ciò che né la Luna, né i Sam (se non nei loro desideri) saranno mai: unici, completi, durevoli. E’ questo alla fine il senso del viaggio. E’ questo che guarda la Terra se si osserva dal suo satellite.
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[+] notevole
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[+] recensire non vuol dire raccontare!
(di the factory)
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rongiu
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lunedì 23 agosto 2010
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eih! eih!
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Luogo: Luna – lato oscuro
Struttura d’accoglienza: Base di Sarang
Equipaggio all’interno della base: 1 solo membro, Sam Bell
Tipologia contratto lavoro: a termine
Durata: anni 3
Tempo restante scadenza contratto: due settimane
Intelligenze artificiali presenti: 1
Nome e serie: Gerty, serie 3000 L
Gerty è in grado di applicare le tre leggi di Asimov ? - DATO NON DISPONIBILE
Finalità struttura: Produzione ed invio HE-3 alla Terra; He-3 isotopo utilizzato per produzione bioenergia, carente sulla Terra e presente in gran quantità sulla Luna nelle rocce regolitiche a seguito azione vento solare.
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Luogo: Luna – lato oscuro
Struttura d’accoglienza: Base di Sarang
Equipaggio all’interno della base: 1 solo membro, Sam Bell
Tipologia contratto lavoro: a termine
Durata: anni 3
Tempo restante scadenza contratto: due settimane
Intelligenze artificiali presenti: 1
Nome e serie: Gerty, serie 3000 L
Gerty è in grado di applicare le tre leggi di Asimov ? - DATO NON DISPONIBILE
Finalità struttura: Produzione ed invio HE-3 alla Terra; He-3 isotopo utilizzato per produzione bioenergia, carente sulla Terra e presente in gran quantità sulla Luna nelle rocce regolitiche a seguito azione vento solare.
Modalità estrazione: Utilizzo di 4 Macchine “Mietitori”: Matthew, Mark, Luke, John.
Industria estrattiva: LLunar Industries Ltd.
Un giorno un giardiniere scopre che una gran quantità di alberi affidati alle sue cure, non sono dritti. “Come ho fatto a dimenticare l’insegnamento di mio padre?”, si chiede. “Devi seguire giorno dopo giorno la crescita degli alberelli, quando ti accorgi che un tronco stenta ad essere dritto è il momento di raddrizzarlo con legni di sostegno adatti. Ma devi farlo subito o sarà troppo tardi.” L’insegnamento è sicuramente lungimirante.
Ed un film può essere lungimirante? Si, può esserlo nella misura in cui lo è il suo regista. Il regista di Moon (Duncan Jones) è, a mio parere, lungimirante. Spero proprio, se ho ben capito o quanto meno mi sono avvicinato al suo pensiero, che la sua veggenza non resti inascoltata.
Moon non è un film per frettolosi, va visto, rivisto. Ascoltato, riascoltato. Va assaporato e gustato con calma, come si fa con un buon vino. Fatto questo, ti accorgi che dopo un primo momento di smarrimento la vita di Sam (Sam Rockwell) ti va di seguirla, perché non puoi non vivere il suo dramma, non puoi restare indifferente alla sua storia che diventa improvvisamente bimodale. E poi… e poi c’è Kevin Spacey, la voce di Gerty. Gerty questa intelligenza artificiale che fin dalle prime battute da un saggio su come intende occupare lo spazio assegnatogli. E poi… e poi ci sono le musiche di Clint Mansell, niente male, accidenti!
Mi auguro, una nuova programmazione per questo film, lo merita. Qualcuno ha eccepito la mancanza di effetti speciali strabilianti per mancanza di soldi. Ma su…, chi è in grado di fare gol non ha certo bisogno di scarpe di marca per calciare. Ad ogni modo, Duncan Jones, la sua rete l’ha realizzata perché a mio parere Moon è un film esteticamente gradevole ed eticamente responsabile.
P.S. - Legge zero della robotica. Un robot non può recar danno all’umanità e non può permettere che, a causa di un suo mancato intervento, l’umanità riceva danno.
Gerty, sarà decisivo per la missione?
Good Ciak!
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[+] ciao giuseppe
(di weach )
[ - ] ciao giuseppe
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weach
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lunedì 3 gennaio 2011
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una solitudine esistenziale
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Definito da certa critica anche "film con prospettiva transumanista e biotech" , i più lo vedonono come film che "attinge dai temi classici della fantascienza" per decollare verso un viaggio infinito al di la dello spazio e del tempo .
In questo mondo futuro c'è spazio per l'uomo o stiamo precipitando inesorabilmente verso un mondo dominato dalle macchine?
Hall di "2001 odissea nello spazio di Stanley Kubrick" ha avuto il defintivo sopravvento come sostiene lo scienziato transumanista e futurologo Ray Kurzweil nel suo libro famoso "the singularity"?
Non è data risposta esplicita Ma Dancan Jones , il regitsta,sembra dare spazio a tale ipotesi.
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Definito da certa critica anche "film con prospettiva transumanista e biotech" , i più lo vedonono come film che "attinge dai temi classici della fantascienza" per decollare verso un viaggio infinito al di la dello spazio e del tempo .
In questo mondo futuro c'è spazio per l'uomo o stiamo precipitando inesorabilmente verso un mondo dominato dalle macchine?
Hall di "2001 odissea nello spazio di Stanley Kubrick" ha avuto il defintivo sopravvento come sostiene lo scienziato transumanista e futurologo Ray Kurzweil nel suo libro famoso "the singularity"?
Non è data risposta esplicita Ma Dancan Jones , il regitsta,sembra dare spazio a tale ipotesi.
Lontano dai rumori, dai super eroi, dagli effetti speciali ,dalle azioni travolgenti Moon offre un unico effetto speciale ' il silenzio profondo che avvolge l'essere nella solitudine e nel vuoto dello spazio profondo.
Questa non è pedissequa parafrasi della storia del film anche perché il regista non imbastisce una storia dinamica ma ,con intelligenza ,ci porta dentro il difficile confronto dell'uomo con lo spazio extraplenetrario e con se stesso.
L'esordio del regista Duncan Jones è sorprendente per aver saputo concepire un lavoro in profondità : il silenzio dello spazio mette in dubbio noi stessi e la nostra consapevolezza .
I richiami frequenti ,più o meno espliciti ,al capolavoro" 2001 odissea nello spazio "di Stanley kubrick ,ci ricollegano agli stati d'animo di un film visonario, al limite della comprensibiltà razionale.
Il silenzio , di cui è pervaso Moon ci riporta, senza le musiche di Straus armoniche e trionfali, ai temi classici della fantascienza , dove l'uomo è allo specchio con se stesso è si interroga restando in risonanza con il vuoto assoluto del spazio profondo.
Dove recuperarci?
Volutamente celato, un Duncan Jones ,veramente promettente,lascia aperte delle domande che renderanno questo film solitario anche un splendido thriller di fantascienza .
Nell' approccio con se stesso in questa base lunare tutto sembra normale....................... ma ..non è così.....andiamo insieme a vedere a verificare ! Rimarrete sorpresi!!!!!
weach illuminati
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(di fedora1986)
[ - ] spendida recensione
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(di antonio montefalcone)
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gerty
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domenica 3 gennaio 2010
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un piccolo capolavoro di profonda umanità
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La LUNA, è la fonte della nuova energia che ha salvato la terra a corto di risorse. Ma questo che sin dai primi minuti del film sembrerebbe il nucleo centrale fortemente moderno e attuale, in realtà è solo lo sfondo che accompagna la trattazione di un qualcosa che va oltre i miti dell'era moderna: computer, problemi energetici e quant'altro. Ci troviamo dinanzi ad un film che si guadagna l'attenzione dello spettatatore minuto dopo minuto. Moon è un film purtroppo ignorato dalla maggior parte del pubblico più attenta a sceneggiature spettacolari ed interpretate da cast stellari. Già è proprio questo il punto di forza del film, la semplicità: nè effetti speciali, nè azione e nè dialoghi retorici e pomposi.
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La LUNA, è la fonte della nuova energia che ha salvato la terra a corto di risorse. Ma questo che sin dai primi minuti del film sembrerebbe il nucleo centrale fortemente moderno e attuale, in realtà è solo lo sfondo che accompagna la trattazione di un qualcosa che va oltre i miti dell'era moderna: computer, problemi energetici e quant'altro. Ci troviamo dinanzi ad un film che si guadagna l'attenzione dello spettatatore minuto dopo minuto. Moon è un film purtroppo ignorato dalla maggior parte del pubblico più attenta a sceneggiature spettacolari ed interpretate da cast stellari. Già è proprio questo il punto di forza del film, la semplicità: nè effetti speciali, nè azione e nè dialoghi retorici e pomposi. Che l'esordiente regista Duncan Jones abbia fatto "di necessità virtù"(dato il ridotto budget a disposione)?. Io credo di no, e a dispetto della tecnologia e degli ambienti "freddi" che dominano la scena, Moon è un film umano. Lo stesso Gerty, il robot della stazione lunare che si occupa della manutenzione, più che una macchina al servizio degli scopi di lucro dell'azienda energetica, sembrerebbe in realtà un essere umano dotato di sentimenti e sensibilità proprie, sempre pronto ad aiutare il suo amico Sam Bell. Già Sam, il tecnico a contratto triennale della Lunar Industries, ma di Sam non ce nè uno solo: è proprio questo il vero nodo centrale di Moon; un dramma umano permeato di incertezza e disperazione a cui Sam Bell è sottoposto, vittima dei suoi vani ricordi mai vissuti. Scene che giungono a toccare il cuore dello spettatore fino a commuoverlo, provando pena per una vita che mai nessuno di noi desidererebbe per sè.
Infine merita grande attenzione la colonna sonora ad opera di Clint Mansell, senza la quale il film non sarebbe certamente lo stesso. Ogni soundtrack accompagna egregiamente la scena esprimendo al meglio le dinamiche umane e regalando sensazioni straordinarie; un'esempio lampante di ciò è la soundtrack "Memories"
che fa da sottofondo alla scena più emozionante del film tra gerty e Sam (il protagonista scopre di essere in realtà solo una copia con innesti di memoria provenienti dal Sam originale). Ci sarebbero tanti altri aspetti di questo film che andrebbero analizzati svelati, ma mi limito ad esprimere la mia amara consapevolezza che film come questo sono sin troppo rari in un mercato cinematografico dominato dal film "facile" con trame horror e di supereroi sempre più in voga. Quindi un sentito ringraziamento a Duncan Jones è doveroso per averci donato un piccolo capolavoro per pochi estimatori.
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[+] eccellente, qualiativa, sensibile
(di weach)
[ - ] eccellente, qualiativa, sensibile
[+] non fate "spoiler" nelle vostre "recensioni".
(di belbon)
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weach
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mercoledì 15 settembre 2010
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la solitudine deforma nello spazio la percezione
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Questa non è pedissequa parafrasi della storia del film anche perché il regista non imbastisce una storia dinamica ma ,con intelligenza ,ci porta dentro il difficile confronto dell'uomo nello spazio con se stesso.
L'esordio del regista Duncan Jones è sorprendente per aver saputo esprimere un lavoro in profondità : il silenzio dello spazio mette in dubbio noi stessi e la nostra consapevolezza .
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Questa non è pedissequa parafrasi della storia del film anche perché il regista non imbastisce una storia dinamica ma ,con intelligenza ,ci porta dentro il difficile confronto dell'uomo nello spazio con se stesso.
L'esordio del regista Duncan Jones è sorprendente per aver saputo esprimere un lavoro in profondità : il silenzio dello spazio mette in dubbio noi stessi e la nostra consapevolezza .
Dove recuperarci?
Volutamente celato, Un Duncan Jones ,veramente promettente,lascia aperte delle domande che renderanno questo film solitario anche un splendido thriller di fantascienza .
Nell' approccio con se stesso in questa base lunare tutto sembra normale....................... ma ..non è così.....andiamo insieme a vedere a verificare ! voto 8,5
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[+] eccellente
(di antonio montefalcone)
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bras0la
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martedì 4 settembre 2012
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moon - vera fantascienza
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Prendete un'idea. Prendete uno scenario: la Luna. Aggiungete due protagonisti, un uomo/astronauta ( Sam Bell ) ed un assistente robot ( GERTY ). Condite il tutto con un'ottima trama ed avrete Moon di Duncan Jones, dimostrazione di come si possa fare grande cinema anche con un modesto budget. Sam Rockwell, di fatto unico vero attore della pellicola, è magistrale in tutto il percorso del film che lo vede affrontare progressivamente varie situazioni ed emozioni. GERTY, doppiato in originale da Spacey, è una presenza altrettanto carismatica e centrale nel film, ricordando in principio HAL di Odissea nello spazio salvo poi allontanandosi molto dal modello nella parte finale.
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Prendete un'idea. Prendete uno scenario: la Luna. Aggiungete due protagonisti, un uomo/astronauta ( Sam Bell ) ed un assistente robot ( GERTY ). Condite il tutto con un'ottima trama ed avrete Moon di Duncan Jones, dimostrazione di come si possa fare grande cinema anche con un modesto budget. Sam Rockwell, di fatto unico vero attore della pellicola, è magistrale in tutto il percorso del film che lo vede affrontare progressivamente varie situazioni ed emozioni. GERTY, doppiato in originale da Spacey, è una presenza altrettanto carismatica e centrale nel film, ricordando in principio HAL di Odissea nello spazio salvo poi allontanandosi molto dal modello nella parte finale. Perfino la colonna sonora è magnificamente bella. Questa è Fantascienza con la F maiuscola e lo dice uno che negli ultimi anni ha letto una valanga di fantascienza e visto decine di film di genere. Raramente ci si imbatte in un gioiellino del genere. Consigliatissimo.
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tommynini
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giovedì 7 gennaio 2010
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clonazione
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straordinario film di un esordiente con riminescenze ammicanti per i fans di kubrik.ambientazione claustrofobica ,modelli perfetti adattati alla nostra epoca e che alcuni registi di effettacci da computer dovrebbero tenere in gran conto.sceneggiatura magistrale,filosofica sul dubbio della mente sull'ignoto e sulla proiezione di noi stessi.attore principale straordinario ,purtroppo il film e' stato castrato dalla distribuzione relegandolo a piccoli cinema..adatto a chi ricerca nella fantascienza d'autore il mistero e la soluzione agli eterni dubbi dell'uomo e sull,uomo.
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slowfilm.splinder.com
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lunedì 7 dicembre 2009
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il nuovo fascino di un futuro classico.
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“I am the one and only” canta tutte le mattine la sveglia di Sam Bell, che da tre anni lavora da solo in una stazione lunare. Non voglio dire che Nik Kershaw sia la causa principale della depressione che soffoca Sam (l’ottimo Sam Rockwell), ma probabilmente Shiny happy people o Don’t worry be happy avrebbero aiutato a cominciare meglio la giornata. Sam Bell è comprensibilmente stanco, e conta i giorni che lo separano dal ritorno a casa, dalla moglie bionda e la figlia piccola, e sembra averne comprensibilmente abbastanza del suo computer / braccio meccanico / quasi tuttofare / manovratore occulto Gerty, che non è piccolo né tantomeno biodo (fra parentesi, la scelta un po’ troppo facile di dare un volto a Gerty attraverso delle emoticon, è forse l’unica idea non del tutto adeguata).
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“I am the one and only” canta tutte le mattine la sveglia di Sam Bell, che da tre anni lavora da solo in una stazione lunare. Non voglio dire che Nik Kershaw sia la causa principale della depressione che soffoca Sam (l’ottimo Sam Rockwell), ma probabilmente Shiny happy people o Don’t worry be happy avrebbero aiutato a cominciare meglio la giornata. Sam Bell è comprensibilmente stanco, e conta i giorni che lo separano dal ritorno a casa, dalla moglie bionda e la figlia piccola, e sembra averne comprensibilmente abbastanza del suo computer / braccio meccanico / quasi tuttofare / manovratore occulto Gerty, che non è piccolo né tantomeno biodo (fra parentesi, la scelta un po’ troppo facile di dare un volto a Gerty attraverso delle emoticon, è forse l’unica idea non del tutto adeguata).
Moon è un film di sci-fi classica, che recupera addirittura il design e le interfacce tecnologiche così come erano state immaginate quaranta e più anni fa, ma soprattutto recupera l’idea di un genere che sfrutta il salto in avanti nel tempo e nelle conoscenze scientifiche non per esibire le stesse, ma per confrontarsi con angosce e suggestioni umane e antiche. Duncan Jones, regista e soggettista, non ha paura d’attingere a tutti i classici del settore, con una dedizione talmente esplicita da costituire al tempo stesso il punto forte del film, che può contare su un fascino immediato, legato ad opere che sono nella memoria di tutti, e il suo limite, nel dimostrarsi prima di tutto come un abile patchwork.
Si viene immersi, quindi, in atmosfere, silenzi, luci, geometrie alla 2001, si assiste ad apparizioni degne di Solaris, ci si scontra con i dubbi identitari di Blade Runner (e dei film di Oshii), e addirittura con le solitudini paranoiche di Dark Star, altra grande opera prima citazionista e low budget. Alcune cose nella costruzione del protagonista e nel suo fatalismo spesso irridente, il suo essere sospeso fra irrealtà e concretezza, mi hanno ricordato anche i capolavori su carta di Enki Bilal. Jones introduce un elemento disturbante che appartiene ad una di queste opere, e lo inquina risolvendolo con le soluzioni che appartengono ad un’altra. In questo modo forse non crea qualcosa di nuovo, ma sicuramente individua un percorso affascinante, e riesce a tracciarlo senza che il suo film risulti né presuntuoso né inadeguato.
Pare che Moon potrebbe avere, anche se non a breve, uno o due capitoli ulteriori. È, per la verità, una delle rare volte in cui verrebbe subito voglia di continuare a seguire una storia e un personaggio che hanno da subito spessore e credibilità, e ancora molto da raccontare. slowfilm.splinder.com
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cronix1981
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lunedì 16 maggio 2011
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la nuova frontiera dell'alienazione
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Siamo lontani anni luce dalla concezione di alienazione sul lavoro causata dalla catena di montaggio. Nel futuro prossimo venturo ci si potrà imbattere in qualcosa di ancora più disumanizzante.
Sul lato oscuro della Luna c'è un uomo solo al comando. Nella stazione Sarang dove viene estratto il prezioso Elio-3, gas base per produrre energia, Sam Bell sta per terminare il suo turno di 3 anni di lavoro e inizia a fare il conto alla rovescia per ritornare finalmente sulla Terra. Unico compagno in questo esilio forzato è il computer GERTY, un’intelligenza artificiale che controlla la stazione Saring
È un film di fantascienza molto intimistico.
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Siamo lontani anni luce dalla concezione di alienazione sul lavoro causata dalla catena di montaggio. Nel futuro prossimo venturo ci si potrà imbattere in qualcosa di ancora più disumanizzante.
Sul lato oscuro della Luna c'è un uomo solo al comando. Nella stazione Sarang dove viene estratto il prezioso Elio-3, gas base per produrre energia, Sam Bell sta per terminare il suo turno di 3 anni di lavoro e inizia a fare il conto alla rovescia per ritornare finalmente sulla Terra. Unico compagno in questo esilio forzato è il computer GERTY, un’intelligenza artificiale che controlla la stazione Saring
È un film di fantascienza molto intimistico. Ha uno stile asciutto e semplice, con una narrazione lineare. Non introduce nuove tematiche, anzi, sembra utilizzare spunti da altri film: Saring potrebbe essere paragonato ad HAL-9000 di “2001 Odissea nello spazio”; il tema della clonazione sembra rimandare agli androidi di “Blade runner”; le allucinazioni di Sam sembrano un rimando ad alcune scene di “Solaris”.
Nonostante una prima analisi possa far sembrare la pellicola priva di spunti ed originalità, in realtà Duncan Jones riesce a dare al film un’organicità e una consistenza notevole. La trama semplice è in realtà motivo di molte riflessioni e spunti di approfondimento. Il rapporto uomo-macchina è in qualche modo rovesciato rispetto a quello che si era visto in “2001 Odissea nello spazio”. Allo stesso modo la consapevolezza di Sam nel momento in cui si rende conto di essere un clone è ben diversa da quella del androide Roy Betty in “Blade runner”. In poche parole Jones partendo da una base di idee già viste, espande il film verso nuovi sistemi, ampliando l’orizzonte dello spettatore, e aggiungendo al film quel pathos tipicamente fantascienza anni ‘70. In tutto questo è aiutato dall’ottima prestazione di Sam Rockwell, che riesce a dare un tono di magistrale dignità al suo personaggio, e dall’ambientazione e la scenografia, perfetta se si pensa che il budget della pellicola è di soli 5 milioni di dollari.
Una perla per gli appassionati di fantascienza e di cinema in generale.
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federico rivelli
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lunedì 30 maggio 2011
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la rinascita della fantascienza ontologica
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Duncan Jones alla sua prima prova ha già creato qualcosa di straordinario. È stato capace di generare un film ben fatto con pochi mezzi a disposizione e di rendere tutto ciò un punto di forza della pellicola.
Poiché, infatti, quest’opera non vuole distrarre l’attenzione dello spettatore attraverso l’utilizzo di sontuosi effetti speciali o di scene adrenaliniche al limite della sopportazione, bensì cerca di focalizzare tutto l’interesse sull’unico essere umano presente.
Sam Bell è prima di tutto un uomo. Un uomo che possiede sogni, ricordi, desideri e progetti futuri, i quali potranno finalmente essere realizzati tornando sulla Terra, dopo aver passato un lungo periodo di lavoro sulla lontana Luna.
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Duncan Jones alla sua prima prova ha già creato qualcosa di straordinario. È stato capace di generare un film ben fatto con pochi mezzi a disposizione e di rendere tutto ciò un punto di forza della pellicola.
Poiché, infatti, quest’opera non vuole distrarre l’attenzione dello spettatore attraverso l’utilizzo di sontuosi effetti speciali o di scene adrenaliniche al limite della sopportazione, bensì cerca di focalizzare tutto l’interesse sull’unico essere umano presente.
Sam Bell è prima di tutto un uomo. Un uomo che possiede sogni, ricordi, desideri e progetti futuri, i quali potranno finalmente essere realizzati tornando sulla Terra, dopo aver passato un lungo periodo di lavoro sulla lontana Luna.
Così, attraverso la drammatica esperienza di quest’uomo, è possibile intraprendere una riflessione di carattere ontologico, sull’essere e le relazioni che lo legano al mondo.
Si rimarrà, allora, profondamente incantati di fronte al malinconico e rassegnato sguardo di chi ha compreso il proprio destino, davanti al surreale confronto con se stessi, dall’energia e il calore della vita che s’imbattono continuamente contro la freddezza degli ambienti, la vastità dello spazio, il silenzio e la solitudine.
Il regista riesce a creare tutto questo in maniera magistrale, utilizzando richiami continui alla grande fantascienza del passato, ma modificandone in modo estremamente originale gli schemi ed i significati. Lo spettatore non può far altro che rimanere sconcertato e smarrito di fronte alla sensazione del già visto che si dissolve ad ogni istante, prendendo vie nuove ed inaspettate, che sfociano in rivelazioni sensazionali (fra tutte la grande trovata del robot “Gerty”).
E così, seppur muovendosi sulle orme di “2001, Odissea nello Spazio”, “Blade Runner” ed altri illustri modelli, quest’opera si distingue in altro, originando la possibile rinascita di una fantascienza che abbia, nuovamente, come protagonista, la figura umana.
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