Anno | 2009 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 117 minuti |
Regia di | Giorgio Diritti |
Attori | Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi, Eleonora Mazzoni Orfeo Orlando, Diego Pagotto, Bernardo Bolognesi, Stefano Croci, Zoello Gilli, Timo Jacobs, Laura Pizzirani, Maria Grazia Naldi, Francesco Modugno, Greta Zucchi Montanari, Raffaele Zabban, Vito. |
Uscita | venerdì 22 gennaio 2010 |
Tag | Da vedere 2009 |
Distribuzione | Mikado Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,88 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 15 luglio 2010
Alle pendici di Monte Sole, sui colli appenninici vicini a Bologna, la comunità agraria locale vede i propri territori occupati dalle truppe naziste e molti giovani decidono di organizzarsi in una brigata partigiana. Il film ha ottenuto 7 candidature e vinto 3 Nastri d'Argento, 16 candidature e vinto 3 David di Donatello, Il film è stato premiato a Roma Film Festival, In Italia al Box Office L'uomo che verrà ha incassato 1,4 milioni di euro .
L'uomo che verrà è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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Alle pendici di Monte Sole, sui colli appenninici vicini a Bologna, la comunità agraria locale vede i propri territori occupati dalle truppe naziste e molti giovani decidono di organizzarsi in una brigata partigiana. Per una delle più giovani abitanti del luogo, la piccola Martina, tutte quelle continue fughe dai bombardamenti e quegli scontri a fuoco sulle vallate hanno poca importanza. Da quando ha visto morire il fratello neonato fra le sue braccia, Martina ha smesso di parlare e vive unicamente nell'attesa che arrivi un nuovo fratellino. Il concepimento avviene in una mattina di dicembre del 1943, esattamente nove mesi prima che le SS diano inizio al rastrellamento di tutti gli abitanti della zona.
L'eccidio di Marzabotto è uno di quegli episodi che premono sulla grandezza della Storia per stringerla dentro alla dimensione del dolore del singolo. Per raccontare quella strage degli ultimi giorni del nazifascismo nella quale vennero uccisi circa 770 paesani radunati nelle case, nei cimiteri e sui sagrati delle chiese, Giorgio Diritti si affida a un proposito simile a quello del suo precedente Il vento fa il suo giro : partire dalla lingua del dialetto per raccontare una comunità e dal linguaggio del cinema per costruire un messaggio sull'identità culturale. Rispetto al lungometraggio d'esordio, L'uomo che verrà si confronta direttamente con la memoria storica e tende a ricostruire la storia del massacro in modo strategico ma senza risultare affettato, puntando sul lato emozionale ma mai ricattatorio della messa in scena. Non più il punto di vista di uno straniero che tenta di confondersi e integrarsi con quello di una comunità ostile, ma quello di un piccolo membro di una collettività, Martina, che si congiunge e si scambia con quello di tutte le vittime della strage. Per rendere questa idea, Diritti riscopre la fluidità delle immagini e, lontano dal facile realismo delle immagini sgranate girate con macchina a mano, costruisce scene a volte statiche e a volte in movimento, inquadrature fisse e piani sequenza, ma sempre modulati in funzione dei movimenti e delle emozioni della comunità rurale. La funzione patemica si concede un solo, brevissimo ralenti durante la scena dell'esecuzione, e delega il suo lavoro a delle semi-soggettive a lunga e media distanza dall'evento. La "visione con" di queste inquadrature diviene "con-divisione" di punti di vista e di emozioni sulla tragedia: dietro a quelle nuche che affiorano dai margini delle inquadrature fino ad occludere la visibilità degli scontri, c'è il progetto di una personificazione dello sguardo nella strage, l'idea che dietro ad ognuna di quelle morti ingiustificabili ci sia sempre un corpo e un punto di vista. Sguardi nella tragedia che si fanno sguardi sulla tragedia, per il modo in cui questo visibile parziale richiede il nostro coinvolgimento ottico ed emotivo. La distanza che fin dall'inizio pone l'antico dialetto bolognese si annulla così grazie alle scelte di messe in scena di Diritti, che elabora un modo di vedere la guerra dove non c'è bisogno di suddivisioni manichee o di una crudeltà pittoresca per comprendere da che parte stare. Per capire che i "partigiani" di oggi sono quelli che sanno collocare il proprio sguardo sul passato in prospettiva di un futuro pacifico di condivisione che ci riguarda tutti.
L'UOMO CHE VERRÀ disponibile in DVD o BluRay |
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Questo film, particolarmente bello, parla della Storia, quella che pochi di noi conoscono davvero, mentre i più ne hanno a malapena un vago ricordo o ne hanno solo sentito parlare. La Storia di un'Italia in cui affondiamo le radici senza neanche saperlo. La Storia che non si può cambiare. La Storia che si può e si deve raccontare, ma su cui piangere sarà inutile, perché la Storia quella è e quella [...] Vai alla recensione »
“Volevo far fare agli spettatori un viaggio nel 1944”. Questo ha detto Giorgio Diritti alla presentazione del suo “L’uomo che verrà”. E questo ha fatto. Possiamo dividere il film in due parti: la prima narra la guerra dalla parte di alcuni contadini bolognesi, la seconda mette gli stessi personaggi al centro della strage di Marzabotto. Fattor comune è, per l’appunto, la ricostruzione storica ricchissima [...] Vai alla recensione »
L'uomo che verrà è un'opera di grande valore.La padronanza della tecnica e del linguaggio cinemetografico,anche con capacità innovative, pongono Diritti nel novero dei migliori registi italiani. Con la forza che può scaturire solo da un discorso autentico ripropone alla nostra memoria ed alla nostra coscienza uno dei più tragici fatti della seconda guerra mondiale sul suolo italiano: l'eccidio di Monte [...] Vai alla recensione »
Il film è fatto molto bene, ben strutturato, con attori "autentici" ma con facce ed espressioni "tipicamente contadine", che danno all'opera un tratto di "veridicità" talmente forte da sfiorare, a tratti, il documentario storico. La protagonista è una bambina con un carattere deciso e ribelle che, a causa di uno shock, ha perso l'uso della voce, saranno perciò i suoi occhi e le sue gambe magre [...] Vai alla recensione »
Si è parlato di neo-neo realismo. Forse è vero che sia nel cinema italiano sia nella letteratura sta emergendo un gruppo di autori che individuano il senso della loro missione nella riflessione sulla realtà. In tempi dominati dal bisogno di un eterno carnevale, di bellezza fittizia o di forti emozioni, attraverso effetti speciali e situazioni estreme, è una boccata d’aria pura la scelta dell’autenticità. [...] Vai alla recensione »
L'uomo che verrà, Gran Premio della giuria all'ultimo festival di Roma, vince il David di Donatello come miglior film. Giorgio Diritti ci regala ancora una volta un piccolo capolavoro dove poesia e Storia si fondono senza retorica. La vita quotidiana di una piccola comunità contadina raccontata attraverso gli occhi di una bambina che conosce l'orrore della guerra, che rinuncia a parlare quasi in segno [...] Vai alla recensione »
Sulla scia del miglior Olmi, del migliore dei film dei fratelli Taviani ed è un film che meriterebbe la corsa agli Oscar. l film ci racconta la guerra, l’orrore di un esercito occupante (in questo caso nazista), ma anche la fame contadina, la paura dei bimbi e degli adulti per una violenza incomprensibile e incontrollata; ci racconta di facce pulite e giovani che prive di coscienza [...] Vai alla recensione »
Dopo "il vento fa il suo giro", ero curioso di vedere se Diritti era in grado di riconfermarsi. La conferma l'ho avuta, eccome. E' un film che coglie nel segno, crudo, acre, violento, come sono i nazisti e le belve inferocite sanno essere. Emozionante come pochi, con una fotografia e una musica stupende, ti fa vedere la guerra con gli occhi di una bimba, divenuta muta dopo la morte [...] Vai alla recensione »
Ho visto il film come si riceve una sorpresa. Mi sono emozionata dal principio alla fine, e non solo per gli avvenimenti evocati: la narrazione del "mondo dei "vinti",- attraverso la ricostruzione accurata e filologica degli ambienti, dei gesti, delle cose, e financo delle parole, pronunciate con gli accenti del dialetto ( e grazie alla magnifica sottotitolazione)- mi ha [...] Vai alla recensione »
Il titolo del film riassume in sè l'immagine-simbolo che,indirettamente,viene posta al centro della storia:il nascituro che una delle donne porta nel grembo e che viene atteso con eccitazione anche(se non addirittura più)dalla piccola Martina:innocente protagonista di una realtà così cruda e feroce da esserle estranea fino alla fine.
Il massacro nazista di Marzabotto visto attraverso la macchina da presa di Diritti, è una storia curatissima e piena di bei particolari che la rendono ancor più intensa. Girato in un digitale funzionale allo stile descrittivo del regista, il film presenta scene al cardiopalma che regalano forti sensazioni e grandi emozioni anche allo spettatore più esigente.
La ricostruzione degli Appennini bolognesi e della loro umanità terrigna che si esprime in emiliano stretto e sottotitolato, è ammirevole. A conferma della buona impressione fatta da il vento fa il suo giro, film d’esordio del cinquantenne regista bolognese con un passato in Ipotesi Cinema. Il senso di realismo è molto importante per Giorgio Diritti.
Probabilmente l'uomo che verrà ė uno dei migliori film italiani degli ultimi anni. Probabilmente è così straziante perchè la strage che narra è accaduta veramente a marzabotto nel 1944.A ogni modo non si può che riconoscere al regista Giorgio Diritti un talento drammaturgico non comune.La sceneggiatura, a dir poco perfetta, è abile nel descriverci [...] Vai alla recensione »
Bravo Giorgio Diritti, dopo "e il vento fa il suo giro" un altro splendido film. Personaggi, luoghi, situazioni talmente credibili, talmente curati che scompare del tutto l'idea della finzione cinematografica. Le storie raccontate da Diritti sono estremamente verosimili.
Pellicola che definire bellica sarebbe riduttivo grazie al tocco narrativo che permette di osservare le vicende di una delle pagine più sanguinose dell’ultimo conflitto, vista tramite lo sguardo della piccola Martina; l'esordiente Greta Zuccheri Montanari che all'epoca delle riprese aveva appena 10 anni. Il regista Bolognese Giorgio Diritti, recentemente [...] Vai alla recensione »
Una delle vicende più tragiche del nostro Paese, l’eccidio di Monte Sole - più famoso come “Strage di Marzabotto” -, raccontata da Martina e dalla sua famiglia di contadini; raccontata, non a voce, ma attraverso gli occhi di questa bambina, rimasta muta a seguito di una disgrazia. Nove mesi (periodo di tempo scelto volutamente…), a partire dal dicembre ’43, [...] Vai alla recensione »
L'UOMO CHE VERRà (IT, 2009) diretto da GIORGIO DIRITTI. Interpretato da GRETA ZUCCHERI MONTANARI, MAYA SANSA, ALBA ROHRWACHER, CLAUDIO CASADIO, ORFEO ORLANDO, STEFANO BICOCCHI (VITO) Dicembre 1943, Monte Sole, nei pressi di Bologna. Martina (G. Zuccheri Montanari) è una bambina di otto anni che ha smesso di parlare da quando il fratellino le è morto fra le braccia, [...] Vai alla recensione »
Martina ha 10 anni, vive con la sua famiglia in un casolare sugli appennini emiliani. Martina non parla più da quando le è morto un fratellino appena nato tra le braccia, è vispa, osservatrice, aspetta la nascita del novo fratellino come volesse riparare all’evento occorsole. E’ lei che ci guida lungo i fatti che si svolgono.
Le tragiche vicende della strage di Marzabotto vissute attraverso la storia di una piccola comunità di contadini delle valli bolognesi e centrate sulla figura di una bambina (divenuta) muta che attende la nascita del suo nuovo fratellino con una attesa carica di amore e di speranza per il futuro. La narrazione di Diritti vorrebbe assecondare uno stile di asciutto realismo sociologico [...] Vai alla recensione »
Il vento fa il suo giro mi è piaciuto decisamente di più. Forse perchè era il primo e non c'erano aspettative, forse per la semplicità e la genuina maestria di descrivere storie e personaggi antichi, anche se attuali. Forse per l'argomento, non così triste, non così doloroso. Tecnicamente il film non fa una piega, forse in alcuni tratti un pò [...] Vai alla recensione »
Diritti va al cuore del problema quando all’inizio del film il capo del gruppo di partigiani locale, "il Lupo", fa ai nuovi arrivati il "discorsetto di benvenuto”, ricordando loro che, trattandosi di guerra, dovevano considerarsi a tutti gli effetti militari. E come tali non farsi condizionare da nessuna personale convinzione ideologica ma limitarsi ad abbedire agli ordini, come appunto si addice ai [...] Vai alla recensione »
Al termine di questa rappresentazione si rimane in silenzio,con l'imbarazzo di doverlo commentare. Pur meritandolo, questo film fu rifiutato alla mostra di Venezia. Non sono chiare le motivazioni. A differenza di altre ricostruzioni di avvenimenti tragici,da un puntodi vista cinematografico,la significatività va al di la del cinema.
Vado controcorrente, ma per me questo film è noioso. Un film, ricordiamocelo, deve essere un'opera di intrattenimento e quindi gradevole e piacevole per lo spettatore. L'uomo che verrà, nelle sue due lunghe ore, spesso va a rilento e i pur interessanti volti autoctoni, non sanno imprimere il giusto interesse alla storia. Un film a mio avviso arido, con pochissima musica, asciutto, [...] Vai alla recensione »
Non m'era mai capitato di vedere una seconda volta in sala un film a poche settimane dalla prima visione, ma per quest'opera ho voluto fare eccezione. Mi rendo conto d'aver sbagliato il giudizio sintetico nella recensione precedente: "L'uomo che verrà" non è semplicemente un 'ottimo' film ... no, è una definizione che davvero non gli basta. E' chiara in me la sensazione che quest'opera valga da sola [...] Vai alla recensione »
non so trovare altre parole x parlare di questa storia vera...brividi di orrore...ricordare, oggi più che mai perchè certe cose NON devono MAI più succedere...il vento fa il suo giro, l uomo che verrà...due film meravigliosi...Grazie Diritti. Strepitosa la bambina, bravi tutti gli attori, ma lei è un qualcosa in più....
L'opera seconda di Giorgio Diritti non usurpa le recensioni entusiastiche che buona parte della stampa le ha riservato. Lo stile sobrio, di chiara influenza Olmiana, con cui Diritti filma la vita contadina nei dintorni di Marzabotto ai tempi della guerra, è il preludio necessario alla tragedia che si sviluppa nella seconda parte della pellicola.
La cosa più geniale di questo film è il filo di speranza legato alla vita tenuto dalla bambina (di una bravura commovente), in contrapposizione alla bestialità e alla morte.
Dopo l'ottima prova de "Il vento fa il suo giro", Diritti conferma in pieno le qualità che lo avvicinano al maestro Ermanno Olmi. La ricostruzione dell'eccidio di Marzabotto tocca il cuore di ogni animo dotato di un minimo di sensibilità, senza mai cadere nella retorica della spettacolarizzazione o di un vuoto sentimentalismo. Diritti bypassa questi ostacoli con grande maestria e firma un'opera capace [...] Vai alla recensione »
i suoi film vanno “diritti” al cuore, al punto da scatenare un amore viscerale ed incontrollabile; forse quello stesso amore che pervade buona parte della pellicola, che fa da elegiaco contraltare all’odio con cui i partigiani si comportavano talvolta con i tedeschi e a quello con cui i tedeschi si comportavano quasi sempre con tutti, che ammanta la natura di un’aria fatata e misteriosa (quasi come [...] Vai alla recensione »
Un film che lascia senza fiato, che porta alla memoria chi ormai la memoria l'ha persa o fa finta di non voler ricordare.Quando il film è finito nella sala nessuno aveva il coraggio di parlare, occhi rossi facevano da padrona.Questo film riporta le persone alla realtà e smuove coscenze ormai assopite.
Ho trovato il film commovente e sobrio, gli attori bravissimi, espressivi e l'ambientazione perfetta. il regista Diritti non sbaglia un colpo, è un genio.
mi ha lasciato fisso sulla poltroncina, come per il resto, tutto il cinema. delle volte si spera siano storie completamente di fantasia, pero' purtoppo i film come questo servono a non farci dimenticare. storia a parte, molto ben fatto per quanto riguarda i colori, le atmosfere, e la lingua originale che ti cala letteralmente dentro al film. la storia appassiona, le immagini coinvolgono, peccato [...] Vai alla recensione »
I titoli di coda scorrono fino alla fine e tu non ti alzi, stai lì seduto fino a quando le luci della sala si accendono e cominciano ad entrare gli spettatori della proiezione successiva. Quando succede questo vuol dire che il film ti ha catturato completamente. Giorgio Diritti al suo secondo film si rivela autore cinematografico di livello internazionale.
Un magnifico film,una pellicola stupenda che fa sorridere,piangere e meditare lo spettatore,trattando di questa strage realmente accaduta sulle colline bolognesi con grande maestria ed intelligenza....il cinema italiano è vivo!Consiglio a tutti di andarlo a vedere.
Un magnifico film,una pellicola stupenda che fa sorridere,piangere e meditare lo spettatore,trattando di questa strage realmente accaduta sulle colline bolognesi con grande maestria ed intelligenza....il cinema italiano è vivo!Consiglio a tutti di andarlo a vedere.
Fluido, controverso, in linea generale un ottimo film
Un film che ha già una ragion d'essere nella sua ricostruzione dell'Italia negli ultimi anni della Seconda Guerra mondiale. Non si parla solo delle stragi compiute dai nazisti dopo l'armistizio del 1943, ma anche dell'Italia contadina che ormai abbiamo quasi dimenticato, e anche della lotta di liberazione compiuta dai partigiani.
Esile e intenso, "L'uomo che verrà" è un film storico accurato e filologicamente corretto. Esce ovviamente dagli schemi cinematografici convenzionali, ma non sfiora mai il registro documentaristico. Da vedere.
Magnifico, toccante e soprattutto ho apprezzato molto l'idea del regista di far parlare i protagonisti usando il loro dialetto e dare allo spettatore per una maggiore comprensione la possibilità di leggere i sottotitoli. Giorni di storia italiana tremendi, da non dimenticare. Sia gli attori professionisti che gli altri hanno contribuito a questa splendida realizzazione.
Un ottimo film, che ha la caacità di catapultare nella vicenda parlando solamente di piccole cose. Riempie di amarezza il finale, ma il film rimane bellissimo
"L'uomo che verrà"... il titolo suona come uno refolo di vento, è il refolo della poesia che mi ha accarezzata in ogni attimo della tragedia e che mi ha permesso di restare aperta, durante tutto il film. Una delle cose più difficili che l'arte può fare, quando porta alla luce La Ferita, è inscriverla nella poesia, nel mito. Le trappole in cui si può cadere sono moltissime: sensazionalismo, vojerismo, [...] Vai alla recensione »
Ciao a tutti, sarei molto interessata a vedere il film, lo aspettavo............abito a Modena e purtroppo non viene proiettato nelle sale della mia città, come mai? Buona giornata.
La violenza che invade la realtà non riesce ad annullare i sentimenti umani, gli affetti, i desideri, le speranze, l'anelito alla vita, in chi sopravvive, in chi ricorda. E questo vale tanto sui belli Appennini, quanto dentro i lager. La rappresentazione di questo insuccesso della violenza è perfetta come un cristallo. Ma la violenza è anch'essa un prodotto dell'uomo storico.
Con il film "l'uomo che verrà" Dritti è riuscito dapprima a farci affezionare ai personaggi e successivamente a farceli morire sotto gli occhi con una crudeltà disumana. La collaborazione con Ermanno Olmi è evidente tanto che ,soprattutto per la prima metà di film, sembra di vedere una rivisitazione in chiave moderna dell' albero degli zoccoli. Vai alla recensione »
Con il film "l'uomo che verrà" Dritti è riuscito dapprima a farci affezionare ai personaggi e successivamente a farceli morire sotto gli occhi con una crudeltà disumana. La collaborazione con Ermanno Olmi è evidente tanto che ,soprattutto per la prima metà di film, sembra di vedere una rivisitazione in chiave moderna dell' albero degli zoccoli. Vai alla recensione »
Questo film va fatto vedere a scuola, per far capire ai tanti ragazzi e alle tante ragazze che pensano che nella vita sia tutto dovuto, che i nostri nonni hanno sacrificato le loro vite per far nascere generazioni di uomini e donne forti e con dei valori, sperando nell'uomo e nella donna che verranno. Voto: 9
se devo commentare i fatti reali accaduti,penso che gli uomini da qualsiasi parte venissero hanno dovuto sottostare a scelte obbligate ciononostante,le condanne e le assoluzioni non sono direttamente proporzionali al nostro giudizio,se invece commento il film devo suddividerlo tra un'ottima ricostruzione del modo di vivere rurale di quel tempo,neanche tanto remoto, con tutti gli annessi,ch [...] Vai alla recensione »
L'impatto della gente comune , non solo con il dramma dela guerra, ma con l'odio umano portato ai massimi livelli, crea affanno, ansia, rincorsa in molte delle scene del film. Anche la mancanza di coscenza che ha aratterizzato molte delle azioni nazista durante la seconda guerra mondiale viene trasmessa emotivamente e razionalmente con maestria nelle inquadrature.
Ancora un capolavoro di Giorgio Diritti. Tutto perfetto, riscostruzione storica, cast, costumi, dialoghi, ritmo, intreccio... un capolavoro!
Indiscutibile la cura per il dettaglio, la ricostruzione storica e la sensibilità dimostrata dal registra. Cionostante il film risulta fiacco, appesantito nei tempi (ottimo se guardato a velocità 2x) e noioso. Concilia il sonno se guardato il pomeriggio o la sera.
Soltanto un anno fa, la militanza di Spike Lee si è addentrata nelle pagine dolorose della storia italiana per raccontare la fucilazione di massa di 560 civili di Sant'Anna di Stazzema ad opera dei reparti nazisti. Il progetto (Miracolo a Sant'Anna) nutriva tuttavia come visibile interesse principale non tanto quello di raccontare la strage italiana, quanto quella dei soldati neri di fanteria mandati al macello sulle Alpi Apuane.
L'ultimo grado di giudizio è il pubblico. I festival hanno parlato (bene Roma, dove è stato premiato; a vanvera Venezia, perché meritava il concorso). La critica e gli addetti ai lavori, anche. L'uomo che verrà è un magnifico film e Giorgio Diritti, a 50 anni da poco compiuti, può fregiarsi della patente di grande regista. C'è arrivato tardi, e grazie a un primo film – Il vento fa il suo giro – il [...] Vai alla recensione »
Nel settembre 1944, durante la Seconda guerra mondiale e la prima offensiva degli Alleati contro la linea Gotica, le formazioni partigiane dell'Appennino i tosco-emiliano intensificarono le azioni per impedire ai tedeschi di arretrarsi nella zona. Si scatenò un violento contrattacco nazista. Reparti della l6a divisione delle SS Adolf Hitler respinsero i partigiani del gruppo Stella Rossa operanti sui [...] Vai alla recensione »
Succede ancora. Ogni tanto un regista allergico alle convenzioni soffia via la polvere da pagine che credevamo di sapere a memoria. Quanti film abbiamo visto sugli orrori nazisti? Quante stragi, quanti rastrellamenti, quanti tedeschi urlanti in armi? L'uomo che verrà di Giorgio Diritti è il contrario di tutto questo. Non la ricostruzione di una pagina di Storia, con tutte le maiuscole e il kitsch del [...] Vai alla recensione »
Si dice "Marzabotto" ma i paesi dell' Appennino bolognese coinvolti furono anche molti altri. Si dice "29 settembre ' 44" ma la rappresaglia durò fino ai primi di ottobre. Si dice "Walter Reder" ma l' ufficiale delle SS - dopo la fine della guerra catturato, estradato, processato da un tribunale militare italiano, condannato all' ergastolo, rinchiuso a Gaeta e infine liberato a metà anni 80 - non fu [...] Vai alla recensione »
Premiato al Festival di Roma, L'uomo che verrà porta sul grande schermo in formato famiglia, quella della piccola protagonista Martina (Greta Zuccheri Montanari, bravissima), la strage di Marzabotto - Monte Sole, dove il 29 settembre 1944 le SS scatenarono una rappresaglia senza precedenti, trucidando 770 civili, per lo più bambini, donne e anziani.
Nella campagna emiliana, nel settembre 1944, i nazisti massacrarono 770 persone, soprattutto donne, vecchi, bambini. Il film che rievoca l'infamia, «La strage di Marzabotto» di Giorgio Diritti, è assai ben fatto e terribile. Condotto molto efficacemente (almeno nell'originale) nel dialetto della zona di Monte Sole e sottotitolato in italiano, vede i fatti attraverso lo sguardo di una bambina di otto [...] Vai alla recensione »
"Il vento fa il suo giro" raccontava di un pastore francese, prima ben accolto e poi respinto da un paesino piemontese sui monti occitani. L'occhio asciutto del regista Giorgio Diritti e l'ostinazione di un cinema milanese (Que Viva Mexico!), ne hanno fatto uno straordinario caso di successo del merito e del passaparola. Diritti è stato assistente di Olmi (si vede dallo stile) e responsabile di cast [...] Vai alla recensione »
Volti lontani sempre presenti. Nel riprendere con coscienza antropologica ed epica l'attualità morale dell'eccidio di Marzabotto, l'autore del sorprendente Il vento fa il suo giro considera la falcidia complessiva del Monte Sole, a sud di Bologna (1944), 770 persone al lavoro sui campi per sopravvivere alla guerra, raccolte e uccise a gruppi, o uno per uno.
Martina ha gli occhi grandi, spalancati sul mondo e le gambette magre con le calze sotto alla gonna corta che lasciano la pelle nuda nella neve fredda dell'appennino. Martina ha otto anni (è la piccola Greta Zuccheri Montanari) da quando le è morto in braccio il fratellino ha smesso di parlare. Per questo aspetta con ansia il nuovo bambino che arriverà, la mamma (Maya Sansa) è incinta.
Martina ha 8 anni, figlia unica di una famiglia di contadini tenaci e poveri che vive sulle pendici emiliane del Monte Sole. E' l'inverno del '43, dalla valle giungono attutiti i sussulti della guerra, mentre la mamma di Martina tra lavoro e fatica di sopravvivere rimane incinta. Il parto è vicino quando i nazisti arrivano in zona alla ricerca di partigiani e di vendetta.
Dramma duro e puro dall'autore di quel piccolo capolavoro che era Il vento fa il suo giro, non è facilmente accessibile, secondo gli standard hollywoodiani: tutto parlato in dialetto e dunque sottotitolato, interpretato da attori sconosciuti (tranne Sansa e Rohrwacher, che comunque fanno solo parte del cast corale), girato per gran parte con una camera a mano che può far venire il mal di testa.
Dopo la strage toscana di Miracolo a Sant'Anna di Spike Lee, ecco la strage emiliana (Marzabotto) nell'Uomo che verrà di Giorgio Diritti. Anche qui l'evento bellico serve a un'evocazione più ampia: se Spike Lee presentava l'US Army americano, segregazionista, più razzista della Wehrmacht, Diritti presenta la comunità contadina come superiore alla società cittadina.