London River |
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Un film di Rachid Bouchareb.
Con Brenda Blethyn, Sotigui Kouyaté, Roschdy Zem, Sami Bouajila, Bernard Blancan.
continua»
Drammatico,
durata 87 min.
- Gran Bretagna, Francia, Algeria 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 27 agosto 2010.
MYMONETRO
London River
valutazione media:
3,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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intimamente implosodi angelo umanaFeedback: 110715 | altri commenti e recensioni di angelo umana |
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giovedì 23 settembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Davide, interessante dal punto di vista espressivo il tuo pezzo su London River. “Piàcciati di restare in questo loco “ e leggermi. Dopo averlo letto con attenzione (perché sarai d’accordo che attenzione ci vuole per cogliere il tuo linguaggio!) mi è venuto da dire “Mamma mia!”, quanto è ricco questo vocabolario, fors’anche retorico, e la retorica è cmq. un’arte, ricco, “chilometri di lettere” diceva una canzone (Masini?), ma chili di aggettivi, scherzo. Numerosi aggettivi e avverbi ma ricercati, azzeccati, adatti, indovinati, davvero “mamma mia!”, non ne sarei capace, è già un successo comprendere il più possibile ciò che intendi.
“Intimamente imploso, perennemente plumbeo cielo londinese, involucro di scroscianti lacrimosità, impalpabile coperchio sovrastrutturale altresì detto skyline, famelico dramma totalizzante che monopolizza vorace, spasmodica disperatamente speranzosa ricerca, l’ostentato altezzoso sprezzante rifiuto per una cultura assolutizza il sentire della sig.ra Sommers, commozioni che ne prostrano la rugosa corpulenta fragilità, rimestante insonnia arroventata delle avviluppanti nottate post 7 luglio, onniscienza autoriale …”. Sono solo degli esempi, mi sono stampato il tuo pezzo, it’s astonishing, ricco sì e dotto ma, non riesco a tacertelo, “chilometri di lettere”, chili di aggettivi. Complimenti davvero comunque, anche perché mi sembra una recensione da professionisti, di qualcuno che s’intende fortemente di cinema, ricco di riferimenti: mi ha fatto pensare a quei foglietti che troviamo nei cinema d’essai, con commenti di esperti, il cui linguaggio è da inseguire, a volte solo accarezzare perché non lo possediamo tutto e non lo dominiamo … a volte non lo capiamo. Problema mio.
Penso che scrivendo coltiviamo un pochino il nostro narcisismo (quante volte ci andiamo a rileggere il nostro scritto!), però ci interessa pure raggiungere – anche con parole non povere – il maggior numero di persone possibili, essere facilmente accessibili o captabili o intercettabili, non solo accarezzabili. Non so se l’arte o ogni forma di espressività deve rimanere accessibile solo a pochi eletti (?), mi fanno quasi rabbia quei paintings che non comprendo. Problema mio. Mi piacerebbe però che l’espressione, proprio perché esprime, dica il più possibile a tutti.
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